A mio parere e' evidente che qualsiasi indirizzo di posta [EMAIL PROTECTED]
e' un indirizzo aziendale, è un bene aziendale che viene utlizzato per lo scopo
aziendale.

nelle linee guida del Garante sulla Posta elettronica, si suggerisce
di utilizzare nomi delle caselle di posta relativi alla funzione aziendale
piuttosto che caselle corrispondenti al nominativo.

mi sembra evidente che in alcuni casi le caselle devono essere nominative,
immaginate di essere in una azienda commerciale, non credo sia ipotizzabile
che tutti i commerciali vedano tutte le offerte e tutte le risposte
dei rispettivi clienti.

Probabilmente in alcuni settori aziendali questo approccio è molto più pratico
e funzionale per aziende di medie dimensioni,
in quelle piccole e in quelle grandi la soluzione di utilizzare caselle postali
nominative è funzionale allo scopo aziendale.

Concorderei che gli utenti possono usare per scopi personali
durante la pausa pranzo indirizzi email del tipo [EMAIL PROTECTED],
mentre proporrei di impedire l'uso di caselle di posta elettronica per
uso personale
non facilmente identificabili dal posto di lavoro.
Oltre a proteggere la privacy del singolo , l'azienda per rispettare
la normativa
vigente deve garantire la riservatezza di tutti gli altri dipendenti e
la continuità dell'accessibilità
dei dati. Devono essere applicate le misure idonee e non solo quelle minime.
Se qualche dipendente infetta gli altri dipendenti, l'azienda è responsabile.

Paolo

On Dec 13, 2007 8:40 AM, Gelpi Andrea <[EMAIL PROTECTED]> wrote:
> Renato Romano wrote:
> > Voglio solo ricordare che comunque le mail in ingresso sono di proprietà del
> > titolare, che assegna un indirizzo email al dipendente.
> > Se leggete bene la sentenza troverete indicato che le email sono sempre
> > disponibili al datore di lavoro poiché la email è equiparabile ad uno
> > strumento di lavoro di proprietà del'azienda medesima.
> >
> > A parer mio le email possono essere lette dal proprietario, inoltre nella
> > lettera di incarico ci dovrebbe essere indicato puntualmente
>
> Ricordo di aver letto una sentenza, che purtroppo ora non riesco a ritrovare, 
> in
> cui il giudice aveva fatto all'incirca questo ragionamento, se ho capito bene.
>
> Poiché l'azienda non aveva regole scritte e la casella era del tipo
> [EMAIL PROTECTED] la casella era da considerare personale e il datore di
> lavoro non aveva il diritto di accedervi.
>
> Come ho detto in una mail precedente, se le aziende smettessero di usare i 
> nomi
> dei dipendenti nelle caselle di posta molte di queste discussioni non
> esisterebbero più.
>
> --
> ing. Andrea Gelpi
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> ma la abbiamo presa in prestito dai nostri bambini.
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