In attesa del notiziario di gennaio "Newroz 2002", che partirà in rete
lunedì mattina, diffondiamo due testi utili:

- l'ordine del giorno sulla questione kurda approvato dal Congresso
nazionale dell'Arci appena concluso, che interviene sui fatti più recenti
in Turchia (minaccia di scioglimento dell'Hadep, persecuzione degli
studenti firmatari della petizione per il pluralismo linguistico nelle
scuole...), propone il Nobel per la Pace per Leyla Zana e Akin Birdal e il
"Premio Sacharov per i diritti umani" ad Abdullah Ocalan, aderisce e
rilancia la campagna per una grande delegazione italiana in Kurdistan in
occasione del Newroz del 21 marzo prossimo. Il testo può essere utile come
base di lavoro per i gruppi e coordinamenti d 'iniziativa locale, i Forum
sociali etc.;

- l'intervento, applauditissimo, svolto dall'esule kurda Hevi Dilara dal
palco della grande manifestazione antirazzista del 19 gennaio, a nome dei
kurdi e di tutti i popoli dell'esodo.



Il Congresso nazionale dell'Arci



esprime la più ampia solidarietà nei confronti del partito Hadep, unica
espressione legale in Turchia delle aspirazioni di pace, convivenza e
dignità della popolazione kurda, sottoposto a una repressione durissima e
minacciato di scioglimento da parte della Procura generale dello stato
turco, proprio mentre si parla di elezioni anticipate che potrebbero
sancire il superamento da parte dell'Hadep della soglia di sbarramento e il
suo ingresso nel parlamento turco;



chiede con forza che le autorità turche accolgano le richieste di amnistia
generale, di fine della tortura e dell'isolamento carcerario, di revisione
della legislazione antiterrorismo e d'emergenza, di abolizione della pena
di morte e di democratizzazione dell'ordinamento costituzionale, venute
nelle ultime settimane dall'Organizzazione mondiale contro la tortura,
dalla Corte per i diritti umani, dal Consiglio d'Europa e dal Parlamento
europeo;



avanza la candidatura al prossimo Nobel per la Pace dell'ex presidente
turco dell'Associazione diritti umani e vicepresidente della Fédération
internationale des Droits de l'Homme, Akin Birdal, e della deputata kurda
incarcerata Leyla Zana, già cittadina onoraria di Roma, Palermo e Genova; e
propone ai parlamentari europei che per il premio Sacharov per i diritti
umani, attribuito in passato a Leyla Zana, si prenda in considerazione la
candidatura di Abdullah Ocalan, leader e perseguitato politico,
riconosciuto come rifugiato in Italia, e protagonista di una coerente
proposta di pace e dialogo dalla cella della morte di Imrali;





sostiene la strategia di resistenza civile per una democrazia pluralista,
imboccata unilateralmente da anni dal movimento kurdo in Turchia, e in
particolare la petizione per l'introduzione della lingua kurda nelle scuole
e nelle università turche, sottoscritta da decine di migliaia di insegnanti
e studenti che stanno pagando per questo un prezzo altissimo in termini di
trasferimenti, espulsioni, processi ed arresti - e propone che la storia,
la lingua e la cultura kurda entrino anche nelle università italiane;



difende, nel momento in cui viene messo pesantemente in discussione in
molti paesi europei e negli Usa, il diritto alla libera espressione ed
organizzazione di tutti i partiti ed organizzazioni kurde nella diaspora e
nell'esilio, e il diritto dei profughi kurdi in Europa alla protezione,
all'asilo e al ritorno in patria in condizioni di libertà e dignità;



sostiene in particolare gli esperimenti socioabitativi e d'iniziativa
culturale autogestiti dai profughi e dagli esuli kurdi a Roma, Milano,
Venezia, Badolato, e la proposta che gli enti locali offrano spazi e
sostegno a queste "Case del popolo kurdo";



denuncia il rischio che di un'estensione sempre incombente della guerra al
teatro irakeno paghino ancora una volta un prezzo durissimo la popolazione
kurda e quella irakena, già provate da un decennio di embargo,
bombardamenti e guerra endemica;



impegna le strutture dell'Arci a contribuire a costruire una grande
presenza di massa nelle regioni kurde il 21 marzo 2002 in occasione delle
celebrazioni del Newroz, il Capodanno kurdo, quando milioni di persone
rivendicheranno il diritto inalienabile alla pace, all'identità, alla
dignità e alla democrazia;





propone all'associazionismo e alle Ong, anche in vista del Newroz, di
costruire un tavolo di coordinamento stabile delle missioni di osservatori
e dei progetti e delle campagne di cooperazione e solidarietà con la
popolazione kurda, con particolare riferimento al sostegno alle famiglie
dei prigionieri politici, ai bambini di strada, alle vittime di tortura e
violenza sessuale, ed ai profughi sia in Europa, sia nelle metropoli turche
e nel campo di Mahmura, nel Kurdistan irakeno.
INTERVENTO DI HEVI DILARA IN PIAZZA NAVONA

Io qui, in questo paese, sono straniera tre volte.

Perché vengo da un altro mondo.

Perché vorrei ritornare nel mio mondo.

E perché nel mio mondo, nel paradiso che ho lasciato, non posso tornarci.
Perchè il mio mondo, il mio paese, il Kurdistan, non esiste.

Ma io qui, in questa piazza, sono vostra sorella, vostra compagna, vostra
concittadina.

Perché questa è la piazza della libertà.

In questa piazza non ci sono le frontiere che hanno smembrato da
ottant'anni il mio popolo.

Non ci sono le frontiere sulle quali, nei mari e sulle strade, tanti kurdi
hanno lasciato al vita mentre cercavano una vita nuova.

In questa piazza non ho bisogno di mostrare il mio certificato di rifugiata
politica, perchè nessuno chiederà a nessuno il passaporto o il permesso di
soggiorno.

Da questa piazza io non dovrei avere nulla da chiedere al governo italiano,
ai governi europei.

Non dovrei chiedere asilo, perché l'asilo per un perseguitato è un diritto.

Non dovrei chiedere pace, perché la pace sta scritta nella vostra Costituzione.

Non dovrei chiedere il mio diritto alla dignità, all'identità,
all'autodeterminazione, al ritorno, perché anche questo sta scritto fra i
diritti fondamentali di tutti gli esseri umani e di tutti i popoli.

Ma tutti questi diritti mi sono negati, ed ora si vuole cancellare anche il
diritto costituzionale di asilo.

Quel diritto che è stato riconosciuto anche al nostro Presidente dai
giudici italiani, ma troppo tardi, quando era già nella cella della morte.

Quel diritto che spetta non solo ai kurdi, ma a tutti coloro che fuggono da
guerre combattute con armi occidentali, da terre cosparse di mine
occidentali, dai bombardamenti di aerei che spesso portano le vostre
bandiere.

Allora è a voi che chiedo di riconoscere e affermare i miei diritti, i
diritti di un intero popolo negato.

E' a voi, ad un popolo che ha conosciuto la Resistenza, che guarda un
popolo che ha conosciuto la Resistenza armata ed ora ha scelto la strada,
forse più aspra e difficile, della Resistenza pacifica e civile.

E' a voi che guardano le migliaia di giovani e di studenti che hanno deciso
di affrontare la prigione e spesso la tortura, per affermare in faccia alla
polizia e al mondo: "Io sono kurdo, questa è la mia lingua e la mia
identità, che voglio far convivere in pari dignità con tutte le altre
lingue ed identità del mondo".

E' voi che aspettano i milioni di kurdi che già si preparano alla grande
mobilitazione del Newroz, il nostro Capodanno, primavera di pace e di
libertà.

E' a voi che chiedo: io sono una terrorista, come mi definisce il governo
che pretende di rappresentarmi?

E' terrorista il partito in nome del quale migliaia di uomini e donne
sedettero per settimane in sciopero della fame, in un gelido inverno di tre
anni fa, in una piazza di Roma che dovrebbe già chiamarsi piazza Kurdistan?

Affido a voi tutti e tutte il mio futuro, il nostro futuro comune di donne
e uomini liberi e uguali.



Hevi Dilara, rifugiata politica kurda in Italia













Rispondere a