UIKI - OnlusUfficio d'Informazione del Kurdistan in Italia Roma, 14 febbraio 2002
COMUNICATO STAMPA Da tre anni il 15 febbraio è una giornata buia per il popolo kurdo, una giornata di lutto. Il Presidente nazionale, che ha illimitatamente voluto ridare, con tanta fatica e sacrifici, un'immagine, un'identità al popolo kurdo, che si voleva seppellito nella storia, nel 1999 a Nairobi, è stato ingannato e consegnato come "un pacco regalo" alle forze di sicurezza turche. Il 15 febbraio è l'anniversario del giorno in cui si voleva porre fine alla lotta del PKK e del popolo kurdo colpendo la figura dell'indiscusso presidente. Il 15 febbraio è un giorno oscuro nel cuore del popolo kurdo, un giorno di lutto nazionale. Il popolo kurdo non dimenticherà mai questo complotto e continuerà a chiedere conto di quello che è accaduto ai responsabili di questa ingiustizia. Al tempo del 15 febbraio 1999, sotto l'unico slogan "il nostro sole non sarà oscurato, prendere il nostro presidente nazionale vuol dire, colpire il popolo kurdo", il popolo ha resistito sviluppando una vera un'unità nazionale, dando vita ad una rivolta popolare, che ha dimostrato la volontà di riconoscere l'appartenenza e l'unione reciproca con il Presidente del PKK, da Amed a Sulemaniye, da Urmiye a Kirmansah, in ogni parte del Kurdistan. In questi tre anni di lotta, che sono trascorsi nell'affanno, il presidente Apo ha scritto un memoriale difensivo per la Corte europea, secondo la nuova posizione strategica ha indicato la via per la soluzione della questione kurda e nello stesso momento, ha avviato un nuovo periodo di lotta, facendo luce sulla nuova identità ideologica. Il PKK, secondo questa e secondo una condotta strategica, ha annunciato un passo verso il suo cambiamento e la sua rifondazione, avviandosi così ulteriormente alla pace. Il Presidente Apo, per risolvere la questione kurda in maniera pacifica e democratica è venuto in Europa. Il continente europeo, noto come la culla della democrazia, lasciando da parte la possibilità di fornire al Presidente Apo una occasione, ha giocato un ruolo nella sua consegna nelle mani delle autorità turche. Poi, tardivamente l'Italia gli riconobbe l'asilo politico, come gli era di diritto. L'Europa ha fatto vedere che, rinnegando i suoi principi giuridici, ha giocato ambiguamente. La divisione geografica del Kurdistan è stata fatta direttamente in Europa, il suo status quoè stato determinato proprio qui, lasciando i kurdi senza status, cacciare dall'Europa il Presidente Apo e consegnarlo alla Turchia, non ha significato altro che la continuità di quello che è stato nel passato. La giustizia dell'Europa, che si dice molto sensibile alla libertà, è stata rinnegata. Il processo, che è ancora in corso alla Corte di Strasburgo, chiarirà precisamente i termini del complotto internazionale, con questo processo, nei confronti del popolo kurdo l'ingiustizia storica verrà riconosciuta, le forze del complotto verranno evidenziate e se ne presenterà il conto. È dovere di tutti dimostrare la propria responsabilità nei confronti delle sorti del Presidente Ocalan e del popolo kurdo. A Roma, dalle ore 10 alle ore 14, domani 15 febbraio, davanti alla sede delle Nazioni Unite, in Piazzetta San Marco, si terrà un sit-in di protesta. Kurdi ed italiani denunceranno ancora una volta la propria contrarietà alla cospirazione internazionale e chiederanno quella giustizia che nessuno a mai voluto riconoscere al popolo kurdo. Invitiamo tutti a partecipare insieme a noi alle manifestazioni di protesta che si terranno in Italia a Roma, Badolato e Venezia, nelle stesse ore.