dal salvagente di giovedi 22 febbraio 2002
---------------------------------------------------------------------------- ---- La Riforma impallinata I tre articoli bocciati del pacchetto Marzano contengono innovazioni punitive nei confronti degli automobilisti incidentati.Dopo lo stop imposto oltre che dall'opposizione da una parte della stessa maggioranza, l'iter della legge sulla Rc-auto si è fatto improvvisamente più difficile. E meno male, trattandosi di un insieme di misure che in complesso favorisce le compagnie a danno dei consumatori. Lungo, tortuoso, accidentato, per fortuna. È il percorso della riforma della Rc-auto, varata dal governo e ora in parte bocciata dall'esame del Parlamento. Uno stop ordinato dalla stessa maggioranza, che ha fermato tre articoli del pacchetto, affossando una parte del provvedimento: quello che estendeva il Cid agli incidenti con danni alle persone entro i 5 punti di invalidità e che voleva la formazione di liste di autoriparatori autorizzati scelti dalle compagnie; quello che aboliva il rimborso agli utenti delle spese legali sostenute prima che fossero trascorsi 60 giorni dalla richiesta di risarcimento; quello che introduceva il reato di truffa ai danni delle assicurazioni. Punti dolenti che punivano gli assicurati per arricchire le compagnie. "È una vittoria dei consumatori e dell'opposizione, che si è fatta portavoce delle nostre ragioni", dice Fabrizio Premuti dell'Adiconsum. "I pericoli a cui si andava incontro? Tanti. Estendere l'indennizzo diretto ai sinistri che hanno comportato anche danni fisici significava dare un alibi alle imprese per ritardare il risarcimento, che oggi per legge deve essere corrisposto entro 30 giorni. Perché un'invalidità permanente si consolidi, infatti, occorre che trascorrano almeno sei mesi". Governo battuto Il comma che imponeva la formazione di liste delle carrozzerie? "Introduceva una turbativa della concorrenza", spiega Premuti, "toglieva al danneggiato il potere di scegliere un'officina di fiducia, lo privava di qualunque diritto se decideva di non aggiustare la vettura, assicurava la riparazione ma non il risarcimento del danno, che è un concetto più ampio. Infine, l'esclusione dell'assistenza legale: non si può pretendere che una persona che ha subito un danno grave non goda da subito dell'assistenza e dell'aiuto di un professionista". Ma come è possibile che la maggioranza, che può contare alla Camera su un numero di voti schiaccianti, sia stata battuta? È andata così. La fronda sociale di Alleanza nazionale capitanata da Teodoro Buontempo, attenta alle sorti dei consumatori, degli anziani, della parte debole della società, ha detto no a questi punti delicati della riforma. E ha così costretto il governo a rivedere le sue posizioni e a riformulare la proposta. "I tre articoli cassati andavano a esclusivo vantaggio delle compagnie e relegavano l'assicurato in una situazione di quasi sudditanza", spiega a "Il Salvagente" lo stesso Buontempo. "A essere maggiormente penalizzati sarebbero stati i cittadini comuni, quelli che hanno meno strumenti per difendersi. Già oggi il danneggiato si sottopone alle forche caudine delle assicurazioni: per ottenere un risarcimento deve seguire una via crucis fatta di vessazioni e ingiustizie. La riforma sembra scritta su suggerimento delle compagnie? Ne sono sicuro, perché non rispetta i principi di trasparenza, concorrenza, sicurezza. C'è qualcuno che è più realista del re e questo non va bene. Non si può essere liberisti quando sono in gioco gli interessi dei lavoratori, e statalisti quando sono invece in ballo quelli delle imprese. È necessario che il provvedimento sia integralmente rielaborato. È ora che le compagnie facciano pulizia al proprio interno e si confrontino con il mercato". Le minacce dell'Ania La reazione delle assicurazioni? Esplosiva. "La riforma è stata stravolta" ha tuonato Alfonso Desiata, presidente dell'Ania, l'associazione delle compagnie. "Non introduce misure efficaci per il contenimento dei costi dei sinistri e paradossalmente rischia di provocare ulteriori aumenti, con effetti anche sui prezzi delle polizze". Come dire: se non passa la riforma, i premi sono destinati a lievitare. "Le dichiarazioni di Desiata sanno di minaccia e sembrano voler interferire con le prerogative del Parlamento", replica Giuseppe D'Ippolito, presidente dell'Acu. In più, non hanno ragion d'essere: le periodiche rilevazioni de "Il Salvagente" sull'andamento dei premi dimostrano che le tariffe continuano ad aumentare, mentre grazie al protocollo d'intesa firmato il 25 ottobre 2000 le compagnie hanno risparmiato 1.100 miliardi in un anno. "Il governo ha elaborato la riforma ignorando l'accordo, che conteneva posizioni condivise da Ania, Isvap, associazioni dei consumatori", dice ancora D'Ippolito. "Un tradimento bello e buono. Non solo. Nel caso del danno biologico il governo sta superando se stesso: per dare omogeneità sul territorio la legge 57/2001 ha introdotto le cosiddette tabelle di invalidità, alle quali i giudici devono attenersi. Se però il danno non trova effettiva soddisfazione per le condizioni dell'assicurato (si pensi al pianista con una microlesione a un dito), lo stesso può essere valutato diversamente. Ecco: si vuole cancellare questa discrezionalità, andando contro la Costituzione". Per tutta risposta, il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti si sta alleando con altre associazioni di categoria del settore, come il sindacato degli agenti, dei lavoratori dell'Isvap, dei periti, i riparatori e medici legali, avvocati, consulenti assicurativi, giudici di pace, per mettere a punto una proposta di legge di iniziativa popolare con un obiettivo: riformare l'intera materia attribuendo il giusto spazio e i sacrosanti diritti agli assicurati. L'EX MINISTRO Enrico Letta: "Davvero troppi i passi indietro"Due anni fa decise di congelare i premi della Rc-auto, inimicandosi le imprese di assicurazione. Con il decreto legge n. 70 del 28 marzo 2000, varato dalla compagine governativa allora a guida di centro sinistra, dibattuto e criticato perché considerato "anticoncorrenziale", bloccò le tariffe fino al 31 marzo dell'anno dopo per ostacolare i forti aumenti registrati. Un impegno coraggioso preso a difesa dei consumatori e per contenere l'inflazione. Enrico Letta, ex ministro dell'Industria, segue oggi le vicende della riforma messa a punto dal suo successore Antonio Marzano e dall'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi e la critica: "Mi sembra una riforma squilibrata a favore delle compagnie, che vuole mettere una toppa a una situazione complicata, frutto dei cambiamenti e delle trasformazioni degli ultimi dieci anni". Quindi, lei pensa che la strada imboccata non sia quella giusta? Si vogliono attuare tanti piccoli interventi a vantaggio di una sola parte, per affrontare problemi che invece meriterebbero un'analisi complessiva e provvedimenti a tutto campo. È evidente la finalità dei tre articoli bocciati grazie all'opposizione dell'ala sociale della maggioranza: sono una toppa. Quali sono gli obiettivi ai quali bisognerebbe puntare? Innanzitutto stralciare la materia: solo facendo molte cose contemporaneamente si può arrivare a una diminuzione delle tariffe. Tre gli ambiti nei quali agire: concorrenza, certezza del diritto, sanzioni. La norma che stabiliva la formazione di liste di carrozzerie, per esempio, ignorava la concorrenza e la limitava. Allora, per creare un equilibrio, perché non abolire l'agente monomandatario e consentire per le polizze Rc-auto gli agenti di assicurazione plurimandatari? Ma questo non piace alle compagnie. Un governo liberista che non incentiva la libera concorrenza? Il governo ha messo da parte qualunque stimolo al mercato, mentre invece si registra un eccesso di operatori non competitivi. Bisognerebbe riprendere la linea della trasparenza e dell'informazione sui prezzi, introdotta lo scorso anno e oggi messa nel cassetto, una strada che fa male a molte compagnie. Oggi per spuntare un buon contratto assicurativo occorre essere consumatori molto avveduti e attenti. Ma non è facile… Poi c'è la certezza del diritto e le sanzioni: quali vie suggerisce? Per quanto riguarda la certezza del diritto giudico buona la proposta del governo sul danno biologico: le norme devono essere omogenee in tutta Italia e sono d'accordo con i paletti molto stretti che si vogliono mettere alla discrezionalità del giudice. I limiti ai risarcimenti devono essere certi e chiari dappertutto. Per quanto riguarda le sanzioni, non sono d'accordo con l'introduzione del reato di truffa ai danni delle assicurazioni: si rischia di ingolfare i tribunali, con risultati negativi. Poco più di un anno fa il dicastero guidato da lei firmò un protocollo d'intesa con l'Ania, l'Isvap e le associazioni dei consumatori. Adesso il governo fa passi indietro rispetto a quegli accordi. È così? L'impressione è questa. Le proposte del governo sono state elaborate senza il contributo dei consumatori. Ritengo invece che sia indispensabile un diretto coinvolgimento del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti.