On Thu, Mar 22, 2012 at 07:02:10PM +0100, pierpiggi wrote:
> Il 22/03/2012 16:56, Paolo Cavallini ha scritto:
> >Il 22/03/2012 16:53, stefano campus ha scritto:
> >>segnalo il link del cisis che mette a disposizione della PA gli strumenti
> >>GeoUML sviluppati dal politecnico di milano.
...
> >E' normale che il prodotto di un investimento della PA, tramite il lavoro
> >dell'Università (mi pare pubblica), abbia questa licenza?
...
> La risposta è stata all'incirca questa: è stato deciso di applicare
> tale licenza per un periodo limitato, il tempo necessario per
> distribuire il software il più possibile agli enti e farlo
> conoscere. L'idea è quella di evitare il prolificare di strumenti
> derivati, almeno in questa prima fase in cui non è ancora così
> facile per gli enti capire cosa acquisire/acquistare e come muoversi
> in questo settore. Mi è stato dato quasi per certo che l'idea è
> quella di applicare una licenza libera in futuro.

Secondo me obbligare all'uso di un singolo software non e' affatto
un'idea geniale. Piuttosto avrei visto bene investire nel _formato_
e lasciare che proliferassero diversi software in grado di leggerlo
e scriverlo, fornendo magari soltanto una "reference implementation".

Ho dato un'occhiata a quel "GeoUML" e l'ho trovato un tantino
deludente come respiro. Non sembra neanche provare ad essere uno
standard di riferimento. Non c'e' canali di comunicazione aperti
per accogliere feedback dai potenziali utilizzatori ed implementatori,
non c'e' alcun tentativo di rendere il formato utilizzabile al di fuori
del territorio nazionale (ma si usa un'acronimo anglofono...).

Un'esempio: il politecnico fornisce degli strumenti per convertire dal
GeoUML in uno schema PostgreSQL/PostGIS, ma la conversione avviene con
perdita di informazioni. Questo vuol dire che la conversione inversa non
e' possibile. Una cosa semplice da "risolvere" se si consentisse ad altri
di partecipare allo sviluppo (del formato, degli strumenti, etc.).

Di nuovo: evitare il proliferare di strumenti derivati e' secondo me nocivo.
Se vogliamo paragonare la tecnologia alla biologia e' un po' come impedire
le unioni tra animali di diversa razza (o persone di divera religione ...).

Evviva la bio-tecno-diversita', evviva la comunicazione tra le specie.

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