On Fri, 31 Jul 2015 11:59:33 +0200
Sandro Santilli <s...@keybit.net> wrote:


>Una nota nel merito: stiamo parlando di software libero.
>Tra le liberta' a cui si fa riferimento c'e' quella di usare e
>distribuire il software che si e' acquisito.
>Non e' possibile _togliere_ qualcosa ad un software che si e'
>acquisito.

>Non che non capisca il problema di cui parli, lo capisco molto bene,
>ma e' importante mettere i puntini sulle "i". Nessuno ha tolto nulla
>a nessun altro. Il software funzionante esiste ancora, e' ancora
>distribuibile, modificabile e ri-distribuibile da chiunque.
> 

E' proprio questo il punto.
Il tuo, il vostro, il lavoro di molti, è diventato grande. Lo utiliziamo non il 
sabato e la domenica, ma dal lunedì al venerdì per lavorare e produrre.
E' vero chec c'è bisogno di più consapevolezza da parte dell'utilizzatore, a 
maggior ragione se inserito, come me, in un contesto produttivo ampio. 
Questa consapevolezza costa. Costa essere sempre aggiornati. Nella fattispecie, 
accorgersi dopo che l'aggiornamento comporta "tre passi avanti ed uno 
indietro", può costare di più che non saperlo prima (prevenzione). Il singolo o 
l'organizzazione deve avere quindi una politica di gestione del software, in 
senso lato: licenze, rilasci, aggiornamenti.
Forse siamo nel mezzo del guado: chi si affida a software proprietario magari 
riceve una volta l'anno il distributore che mostra le migliorie e quant'altro. 
Passando al software libero il paradigma non cambia.
Però l'informazione, e quindi l'essere sempre aggiornati su cosa c'è di nuovo e 
cosa viene tolto (passami ancora questo, perché difatti io ho aggiornato, 
operazione che per le persone comuni significa avere cose in più o migliori) è 
molto frammentaria. Occorre forse, e quindi, rivolgersi, mettersi nelle mani, 
di un professionista che segua il parco software della ditta?
Forse si, il bilancio economico sarà sempre positivo.
Non tutti lo fanno, per ignoranza o perché ancora non si è ben consci del 
fatto, pensando che "si può far da soli". 
Ma proprio per questo chi fa software libero deve tener conto di questo fatto: 
l'utilizzatore finale non può seguire passo passo lo sviluppo. Il suo lavoro è 
altro.
Purtroppo, spesso, si ha la sensazione di esser "polli", e, credimi, basta poco 
per sdubbiarsi.
E, temo, che questa "avventura" del software libero possa diventare una 
ubriacatura che poi passa e si torna ad altro che, sia chiaro, spenna in ugual 
misura, ma rientra in un filone per così dire "consolidato".
Ormai il giochino è in mano a tantissimi, è entrato nei cicli produttivi, e non 
si può permettere tante "ragazzate".
la mia opinione.
marcog
 
ps: ovviamente grazie per i consigli pratici, che metterò in atto

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Marco Guiducci <marco.guidu...@regione.toscana.it>
Firenze, via di Novoli 26
055 4383194


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