Facebook ovvero la Grande Illusione

1) Censurata la pagina FB de La Nuova Alabarda, aperta una nuova
2) Censurata la pagina FB della Associazione Marx21, aperta una nuova
3) FLASHBACK: Facebook appartiene alla CIA? (di E. Carmona) / “With friends 
like these...” (di T. Hodgkinson)  


=== 1 ===

Da: "Claudia Cernigoi" <nuovaalabarda @ gmail.com <http://gmail.com/>>
Oggetto: [interni JUGOCOORD] GRAVISSIMA CENSURA DEL "TEAM DI FACEBOOK".
Data: 23 marzo 2019 09:54:27 CET

COMUNICATO STAMPA
con preghiera di cortese pubblicazione e condivisione

Sono una giornalista pubblicista che dal 1990 dirige La Nuova Alabarda, testata 
giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale di Trieste (n. 798 d.d. 
16/10/1990). Nel 2013 ho aperto una pagina FB a nome della testata, com'è d'uso 
per gli organi di stampa. Nel corso di questi sei anni ho pubblicato una 
quantità immensa di articoli di attualità e di approfondimenti, soprattutto sul 
tema del fascismo e del neofascismo, della strategia della tensione e della 
storia del confine orientale (con particolare riferimento alle tematiche della 
Resistenza e della questione delle "foibe"); ma mi sono anche occupata di 
legalità, di antimafia, di ecologia, diritti civili, di rilanci di comunicati 
sulla situazione internazionale e via discorrendo. A corredo di tutto ciò 
un'amplissima galleria fotografica che documentava le manifestazioni pubbliche 
avvenute a Trieste ma non solo.
Ieri ho ricevuto un laconico quanto lapidario annuncio dal non meglio 
identificato "Team di Facebook" che mi comunicava che la pagina della Nuova 
Alabarda non era più pubblicata, e dopo circa una mezz'ora dalla contestazione 
della decisione da me inviata, per chiedere quantomeno i motivi che avevano 
portato a questa cancellazione, la pagina è scomparsa del tutto, con il 
contenuto di sei anni di lavoro giornalistico di indagine ed informazione, 
lavoro che ho perso irrimediabilmente (è vero che i testi e le foto sono ancora 
presenti nel mio computer, ma l'impaginazione di articoli nelle note FB e la 
scelta di foto per gli album sono cose che non si possono recuperare ma devono 
essere rifatte da capo; senza contare che non ho neppure più l'indice di quanto 
ho pubblicato nel tempo).
Non è la prima volta che FB  censura i miei articoli, in base a segnalazioni 
pretestuose quanto bugiarde effettuate da persone cui dà fastidio il mio 
lavoro, soprattutto di informazione sul neofascismo: sono stati cancellati, in 
quanto avrebbero "violato gli standard" di FB tutti i post nei quali denunciavo 
con foto gli imbrattamenti neonazisti di monumenti e lapidi (ad esempio il mio 
profilo è stato bloccato per un mese, l'anno scorso, perché avevo denunciato 
l'imbrattamento con svastiche della lapide che ricorda gli agenti della scorta 
di Moro, foto che avevo peraltro tratto da altre pagine di informazione 
online), sono state cancellate le foto di scritte corredate di simboli nazisti 
esoterici che avevo pubblicato a necessario corredo di un'analisi sulle 
medesime scritte comparse a Gorizia (analisi che ha riscosso l'approvazione 
anche di personale di polizia giudiziaria); la mia pagina personale è stata 
ripetutamente bloccata (lo è tuttora) in quanto vengo "monitorata" in modo 
francamente inquietante da qualcuno che cerca tutto ciò che posso avere scritto 
in FB, anche a livello di commenti in profili altrui, andando a segnalare anche 
scritti di due o tre anni fa, in cui compaiono o simboli nazisti o la parola 
"negri", vietata da FB (l'ultimo blocco mi è stato imposto perché in un 
commento di tre anni fa avevo scritto "sono neri, non negri").
Tale accanimento nei miei confronti è piuttosto pesante da subire, in quanto 
comporta il blocco della mia attività di informazione su uno dei canali social 
più frequentati.
Negli ultimi due mesi, in seguito alla pubblicazione di un libro sui processi 
per le foibe triestine ("Operazione Plutone", edito dalla Kappa Vu di Udine, 
nel quale ho analizzato una serie di procedimenti giudiziari, spiegando come 
l'eccidio avvenuto presso l'Abisso Plutone sul Carso triestino non fu commesso 
da partigiani o militari jugoslavi, ma da un gruppo di criminali comuni 
infiltrati), sono stata bersagliata da commenti e da messaggi contenenti anche 
minacce di morte: in base alla (falsa e calunniosa) accusa di essere una 
"negazionista delle foibe", molti commentatori hanno scritto che per questo 
motivo dovremmo io stessa, nonché la mia editrice Alessandra Kersevan, venire 
"infoibate", in una sorta di dantesco contrappasso, o, forse, rivendicazione a 
conferma di una delle cose che ho scritto (citando documenti del Ventennio) 
relativamente all'uso delle foibe da parte fascista come metodo di eliminazione 
degli avversari.
Dopo l'ennesimo post (Alex Cioni di CasaPound Schio) che mi "sputtanava" perché 
avevo spiegato come l'idea di "infoibare" i nemici e molti "infoibamenti" 
concreti fossero stati opera dei fascisti, tale Valentina Ferro Rottermaier, di 
Vicenza, ha commentato "perché non buttiamo dentro anche lei" (nelle foibe, si 
intende); ho pertanto scritto un post nel quale evidenziavo che il 
comportamento dei fascisti che mi accusano di mentire perché dico che le foibe 
sono un'invenzione fascista e poi minacciano di "infoibarmi" è una conferma a 
quanto sostengo io, la Ferro Rottermaier ha commentato sulla mia pagina con 
toni pesanti che lei non mi aveva minacciata ma aveva solo fatto del "sarcasmo" 
e che l'avrei capito se avessi "più di un neurone". Dopo averla cancellata e 
bloccata, ho visto che aveva pubblicato un commento sulla pagina Cioni, in cui 
diceva che stava facendo un sacco di screenshot delle mie pagine, ed il giorno 
dopo mi è comparso il messaggio di cancellazione da parte di FB.
Non è il mio l'unico caso di censura FB: altre pagine che trattano di 
antifascismo sono state chiuse, senza motivazioni plausibili. E' ovvio che se 
devo denunciare un comportamento neofascista (scritte, saluti romani) devo 
anche corredare di foto, a mo' di prova, quanto sostengo: ma se la foto di 
denuncia viene cancellata perché "viola gli standard", senza considerare il 
testo che sta a fianco, alla fine la censura colpisce gli antifascisti e non i 
fascisti.
Mi scuso per la lunghezza del comunicato, ho cercato di essere il più sintetica 
possibile, se avessi pubblicato anche tutti i messaggi di insulti e minacce 
(una quarantina circa di cui quattro con minacce gravi) avrei riempito diverse 
pagine.
Vi ringrazio per la pazienza e se vorrete condividere questa denuncia, anche 
per cercare di far cambiare modalità operativa ai gestori (che non è possibile 
contattare, tra l'altro) di FB Italia.

Cordialmente

Claudia Cernigoi
Trieste

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Mi è stato suggerito (per chiedere che venga ripristinata la pagina de La Nuova 
Alabarda) di inviare a questi indirizzi mail

disab...@facebook.com
disab...@fb.com
appe...@facebook.com
i...@facebook.com
le...@facebook.com

il seguente testo (in inglese) :

<< Dear Facebook support team,
I’m contacting you because few days ago you deleted “La nuova Alabarda”, an 
Italian journalistic page focused on antifascist themes. During the years La 
nuova Alabarda made a precious work inquiring fascist and nazi activities in 
our country and debunking old and new fascist narrations. Precisely because of 
this work the page and its autor, Claudia Cernigoi, found themselves under the 
attentions of fascist peoples and groups who made a constant reporting to the 
facebook team.
I would like to know why Facebook decided to delete this page and all his 
precious content and if is it possible to restore it. >>

Ringrazio chi vorrà contribuire..... un caro saluto a tutte e tutti!
Claudia Cernigoi, 26.3.2019

---

https://www.facebook.com/La-Nuova-Alabarda-ELCDD-3176679785690746/

La Nuova Alabarda ELCDD, 28 marzo alle ore 17:25

EDITORIALE DI RIAPERTURA.
Dopo la cancellazione della pagina precedente siamo di nuovo in campo.
Vediamo finché dura.
Nel frattempo cerchiamo di ripubblicare un po' di materiale...
Colgo l'occasione per ringraziare tutt* coloro che hanno scritto esprimendomi 
solidarietà e si sono attivat* presso FB per chiedere venisse ripristinata la 
pagina.
Non ho molte speranze che FB ritorni sulla sua decisione, perciò mi riservo 
altro tipo di iniziative, che condividerà via via.
Buona lettura!
Claudia Cernigoi


=== 2 ===

https://www.marx21books.com/facebook-ha-cancellato-la-pagina-dellassociazione-marx-xxi-legata-al-sito-www-marx21-it/

Facebook ha cancellato la pagina dell’Associazione Marx XXI legata al sito 
www.marx21.it

Posted on 21 Marzo 2019 
<https://www.marx21books.com/facebook-ha-cancellato-la-pagina-dellassociazione-marx-xxi-legata-al-sito-www-marx21-it/>
 by Redazione <https://www.marx21books.com/author/a-sagliano/>
Dopo la liquidazione (pilotata) della pagina "Con l'Ucraina antifascista", 
continuano gli attacchi contro l'attività del sito marx21.it 
<http://www.marx21.it/>, che è tra le principali voci che hanno denunciato il 
golpe di marca USA-NATO-UE in Ucraina e la repressione contro comunisti e 
antifascisti del regime di Poroshenko e dei governi reazionari al potere nei 
repubbliche dell’ex URSS e dei paesi che furono democrazie popolari fino al 
1989.

È stato inviato un ricorso a Facebook, anche per poter conoscere le ragioni di 
questa censura, ma non c’è stata risposta alcuna, ed intanto i gestori della 
pagina non riescono più ad accedervi.

Tutti i comunisti, gli antifascisti, gli autentici democratici sono invitati a 
denunciare l’opera censoria di Facebook nei confronti del sito marx21.it 
<http://www.marx21.it/> e impedire che questa voce venga soffocata.

---

https://www.facebook.com/marx21it/

Marx21.it, 27 marzo alle ore 21:46
Marx21.it ha riaperto la sua pagina Facebook. Cliccate "mi piace" e fatela 
conoscere ai vostri contatti. Vigilate perché anche la nuova pagina non venga 
oscurata come la precedente. E intanto sostenete concretamente il sito con una 
donazione. E' la miglior risposta a chi vuole soffocare la sua voce. 
https://goo.gl/qLJi1K


=== 3 ===

Facebook appartiene alla CIA?

di Ernesto Carmona

Ernesto Carmona è un giornalista e consigliere della Federazione Latino 
Americana dei Giornalisti (FELAP), fa parte del consiglio del Collegio 
Nazionale dei Giornalisti del Cile ed è associato al Circolo dei Giornalisti di 
Santiago.
Fonte: Argenpress

articolo messo in diffusione dal giornalista belga Michel Collon a
http://www.michelcollon.info/index.php?option=com_content&view=article&id=2091:facebook-appartient-il-a-la-cia-&catid=6:articles&Itemid=11
 
<http://www.michelcollon.info/index.php?option=com_content&view=article&id=2091:facebook-appartient-il-a-la-cia-&catid=6:articles&Itemid=11>

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Lunedì, 15 giugno 2009 14:09

I grandi mezzi di informazione hanno celebrato Mark Zuckerberg come il bambino 
prodigio che, all’età di 23 anni, si è trasformato in un multimiliardario 
grazie al successo conseguito da Facebook, ma non hanno prestato la loro 
attenzione all’“investimento di capitale di rischio” di oltre 40 milioni di 
dollari effettuato dalla CIA per sviluppare la rete sociale.
Quando il delirio speculativo di Wall Street ha fatto credere agli improvvidi 
che il valore di Facebook ammontava a 15 milioni di dollari, nel 2008 
Zuckerberg è diventato il miliardario “che si è fatto tutto da solo”, il più 
giovane della storia della “graduatoria” della rivista Forbes, con 1500
milioni di dollari.
A quel momento, il capitale di rischio investito dalla CIA sembrava avere 
ottenuto degli ottimi rendimenti, ma nel 2009 il “valore” di Facebook è andato 
ad aggiustarsi al suo valore reale e  Zuckerberg è scomparso dalla graduatoria 
Forbes.
La bolla Facebook si è gonfiata  quando William Gates, il titolare di 
Microsoft, vi acquisiva nell’ottobre 2007 una partecipazione dell’1.6%, per un 
ammontare di 240 milioni di dollari.
Questa operazione induceva a fare il ragionamento per cui, se l’1% di Facebook 
corrispondeva a 150 milioni di dollari, allora il valore del 100% doveva 
ammontare a 15 miliardi di dollari, ma il sotterfugio finiva per apparire nella 
sua piena luce.
La questione di fondo è che Facebook esiste grazie ad un investimento di 
capitali di rischio della CIA. Nel 2009, i grandi mezzi di comunicazione non si 
sono risparmiati nel produrre “propaganda informativa” per rendere omaggio a 
Zuckerberg come paradigma del giovane imprenditore di successo, ma la 
diffusione reiterata di questa “informazione” non è stata in grado di indurre 
la rivista Forbes a mantenerlo nella sua graduatoria, versione 2009. (1) Il 
bambino prodigio spariva dalla lista, malgrado l’intensa campagna 
propagandistica della CNN e della grande stampa mondiale, che riflettevano gli 
interessi di Wall Street. La lista Forbes corrisponde ad un Premio Oscar dei 
grandi affari e fa gonfiare o sgonfiare il valore delle azioni.
La CIA ha investito in Facebook molto prima che questa rete divenisse una delle 
reti sociali più popolari di Internet, questo secondo una inchiesta del 
giornalista britannico Tom Hodgkinson pubblicata nel 2008 nel giornale inglese 
The Guardian (3) e ripresa e commentata da qualche mezzo di comunicazione 
indipendente di lingua inglese, ma senza alcuna ripercussione nella grande 
stampa.
La propaganda corporativa ha trasformato il portale sociale Facebook in 
sinonimo di successo, di popolarità, e nel contempo di buoni affari. Facebook 
si presenta come un inoffensivo sito web di relazioni sociali, che facilità i 
rapporti interpersonali. La sua popolarità ha fatto prevedere che i suoi 
approssimativamente 70 milioni di utilizzatori potrebbero aumentare in un paio 
di anni a 200 milioni nel mondo intero, dato che nelle migliori settimane 
Facebook è arrivato a ricevere fino a due milioni di nuovi utilizzatori. Nel 
frattempo, Facebook non convince proprio tutti!

Critiche e detrattori

“Colui che non compare su Facebook non conta nulla o si colloca fuori del 
sistema”, affermano taluni. Al contrario, altri dichiarano che si tratta di uno 
strumento atto a costruirsi una nuova immagine senza contenuti, per darsi 
dell’importanza nel mega-supermercato che è diventato Internet, sostituto dei 
posti pubblici di anziana memoria. I più pragmatici sostengono che Facebook 
consiste solo in uno strumento per ritrovarsi fra vecchi compagni di infanzia o 
di gioventù, che si sono persi di vista fra i movimenti della vita.
I suoi difensori di sinistra ribadiscono invece che Facebook serve a promuovere 
le lotte contro la globalizzazione e a coordinare campagne contro attività come 
le riunioni del G8.
Il giornalista spagnolo Pascual Serrano ha descritto come Facebook sia stato 
utilizzato dal governo della Colombia per coordinare la giornata mondiale 
contro le FARC, che nel 2008 ha marcato lo scatenarsi dell’offensiva 
propagandista contro la guerriglia, che continua tutt’oggi.
Ed è molto evidente come Facebook sia stato utilizzato dalla CIA.
Per Walter Goobar, di MiradasAlSur.com <http://miradasalsur.com/>, “si è 
trattato in realtà di un esperimento di manipolazione globale: [...] Facebook è 
uno strumento sofisticato finanziato dall’Ufficio Centrale d’Informazione, la 
CIA, che non solamente lo utilizza per il reclutamento di agenti e per la 
compilazione di informazioni in lungo e in largo attraverso tutto il pianeta, 
ma anche per allestire operazioni sotto copertura.”
A grandi linee, Facebook è uno strumento di comunicazione che consente di 
contattare e di archiviare indirizzi ed altri dati relativi a famigliari ed 
amici. Per istituzioni come il ministero di Sicurezza per la Patria, degli 
Stati Uniti, e, in generale, per l’insieme degli apparati di sicurezza dello 
Stato, consacratisi con pari entusiasmo al “nemico” interno come a quello 
esterno, dopo l’era Bush, Facebook è una miniera di informazioni sulle amicizie 
dei suoi utilizzatori.
Milioni di utenti offrono informazioni sulla loro identità, fotografie, e liste 
di oggetti di consumo da loro preferiti.
Un messaggio proveniente da un amico invita all’iscrizione e a partecipare a 
Facebook.
I dati personali, spesso catturati da ogni sorta di truffatori e clonatori di 
carte bancarie, vanno inoltre ad approdare nei dischi rigidi dei computers dei 
sistemi di sicurezza degli USA.
Il sistema Beacon di Facebook realizza degli elenchi di utenti e associati, 
includendovi anche coloro che non si sono mai iscritti o quelli che hanno 
disattivato la loro registrazione. Facebook si dimostra essere più pratico e 
rapido degli InfraGard (2), che corrispondono a 23.000 micro-comunità o 
“cellule” di piccoli commercianti-informatori organizzati dall’FBI al fine di 
conoscere i profili psico-politici della loro clientela.
Dopo il dicembre 2006, la CIA ha utilizzato Facebook per reclutare nuovi agenti.
Altre organizzazioni governative devono sottoporre il reclutamento e gli 
ingaggi a regole federali, ma la CIA ha acquisito una maggior libertà di azione 
che non ha avuto mai nemmeno sotto l’amministrazione Bush, perfino per 
torturare senza salvare nemmeno le apparenze.
La CIA ha dichiarato: “ Non è necessario ottenere un qualsivoglia permesso per 
poterci inserire in questa rete sociale.”

Capitale di rischio della CIA

Il giornalista britannico Tom Hodgkinson ha lanciato un ben motivato segnale di 
allarme rispetto alla proprietà della CIA su Facebook in un articolo ben 
documentato, “With friends like these…”, pubblicato nel giornale londinese The 
Guardian, il 14 gennaio 2008 (3).
Il giornalista ha sottolineato come dopo l’11 settembre 2001 l’entusiasmo per 
l’alta tecnologia si è assolutamente intensificato. Entusiasmo che aveva già 
catturato gli apparati di sicurezza degli Stati Uniti, dopo che costoro avevano 
creato due anni innanzi il fondo di capitali “In-Q-Tel”, per far fronte ad 
opportunità di investimenti a rischio nelle alte tecnologie.
Secondo il giornalista Hodgkinson, i collegamenti di Facebook con la CIA 
passano attraverso Jim Breyer, uno dei tre associati chiave che nell’aprile 
2005 ha investito in questa rete sociale 12,7 milioni di dollari, associato 
anche al fondo di capitali Accel Partners, membro dei consigli direttivi di 
giganti del calibro di Wal-Mart e Marvel Entertainment e per di più 
ex-presidente di National Venture Capital Association (NVCA), caratterizzata 
nell’investire su giovani talenti.
Hodgkinson ha scritto: “La più recente tornata di finanziamenti di Facebook è 
stata condotta da una compagnia finanziaria denominata Greylock Venture 
Capital, che vi ha impegnato 27,5 milioni di dollari. Uno dei più importanti 
associati di Greylock si chiama Howard Cox, che è un altro ex-presidente di 
NVCA, che inoltre fa parte del consiglio direttivo di  In-Q-Tel”.
“E In-Q-Tel, in cosa si configura?” si domanda Hodgkinson. “Bene, che lo 
crediate o no,
(comunque lo potete verificare sul suo sito web) si tratta di un fondo di 
capitali a rischio della CIA. Creato nel 1999, la sua missione è quella di 
“individuare e di associarsi a società che sono intenzionate a sviluppare nuove 
tecnologie, per sostenere l’apporto di nuove soluzioni necessarie all’Ufficio 
Centrale d’Informazione CIA”.  
La pagina web di In-Q-Tel (4) raccomandata da Hodgkinson è del tutto esplicita: 
“Nel 1998, il Direttore della Centrale di Intelligence (DCI) identificava la 
tecnologia come una prerogativa strategica superiore, direttamente connessa ai 
progressi della CIA nelle future tecnologie per migliorare le sue missioni di 
base, di compilazione e di analisi. I responsabili della Direzione di Scienza e 
Tecnologia hanno elaborato un piano radicale per creare una nuova struttura 
d’impresa con il compito di consentire un accresciuto accesso dell’Agenzia 
all’innovazione del settore privato.”
Anche aggiungendo ancora acqua non potremo avere più limpidità, conclude 
Hodgkinson.

Note
(1) Rapporto Forbes 2009, a : 
http://www.forbes.com/lists/2009/10/billionaires-2009-richest-people_The-Worlds-Billionaires_CountryOfCitizen_18.html
 
<http://www.forbes...com/lists/2009/10/billionaires-2009-richest-people_The-Worlds-Billionaires_CountryOfCitizen_18.html>
(2) http://www.infragard.net/ <http://www.infragard.net/>
(3) http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook 
<http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook>
(4) http://www.iqt.org/about-iqt/history.html 
<http://www.iqt.org/about-iqt/history.html>


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Di seguito, l’articolo del Guardian, che nel documento appena esaminato è stato 
evidenziato.

“With friends like these...”

a: http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook 
<http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook>

Facebook ha 59 milioni di utenti – e 2 milioni se ne aggiungono ogni settimana. 
Ma non vi troverete Tom Hodgkinson arruolato come volontario ad offrire i suoi 
dati personali informativi – non ora che si è reso consapevole delle politiche 
populiste che stanno nel retroscena di questo sito-rete sociale.
The Guardian, lunedì 14 gennaio 2008

di Tom Hodgkinson

L’entusiasmo della comunità spionistica di intelligence Statunitense per le 
innovazioni ad alta tecnologia dopo l’11 settembre 2001 è andato alle stelle, 
entusiasmo che aveva già catturato gli apparati di sicurezza degli Stati Uniti, 
visto che costoro avevano creato due anni prima, nel 1999, il fondo di capitali 
“In-Q-Tel”, per far fronte ad opportunità di investimenti a rischio nelle alte 
tecnologie.
Io detesto Facebook. Questo “affare” Americano di enorme successo viene 
descritto come “un servizio di pubblica utilità sociale che vi mette in 
comunicazione con le persone che stanno nel vostro intorno”. Ma aspettate un 
attimo!  Perché, per la grazia di Dio, dovrei io avere necessità di un computer 
per mettermi in comunicazione con le persone che mi stanno attorno? Perché 
l’insieme delle mie relazioni dovrebbe venire mediato tramite l’immaginazione 
di un branco di superfanatici degenerati in California? Cosa c’era di sbagliato 
nel pub?
Comunque Facebook mette in comunicazione effettivamente le persone? Piuttosto, 
non è che ci sconnetta, dato che al posto di fare qualcosa di godibile come 
passeggiare e mangiare e danzare e bere con i miei amici, meramente invio loro 
delle note sgrammaticate e mi diverto con fotografie nel ciberspazio, mentre 
sto incatenato alla mia scrivania? Un mio caro amico di recente mi ha 
confessato che ha passato un sabato notte da solo a casa su Facebook, bevendo 
al suo tavolo di computer. Quale malinconica immagine! Ben lontano da metterci 
in comunicazione, in realtà Facebook ci isola nelle nostre postazioni di lavoro.
Facebook fa ricorso ad una qualche forma di vanità e di alta opinione in noi 
stessi, fin troppo.
Se io costruisco un ritratto lusinghiero di me stesso con una serie di cose ed 
attività da me preferite, io costruisco una rappresentazione artificiale di chi 
io sono, in modo da ottenere sesso o consenso. (“Io amo Facebook,” mi diceva un 
altro amico, “attraverso Facebook ho potuto anche scopare.”)
Per di più, Facebook incoraggia una disturbante competitività intorno 
all’amicizia: sembra che con gli amici oggi, quella che conta sia la quantità e 
che la qualità non conti nulla. Più amici voi avete, meglio siete. Voi 
risultate “popolari”, nel senso molto amato nelle scuole superiori 
Statunitensi. Lo testimonia il titolo di copertina sulla nuova rivista di 
Facebook del gruppo editoriale Tennis: “Come raddoppiare l’elenco dei vostri 
amici.”
Comunque, sembra che io sia veramente molto solo nella mia ostilità. Nel 
momento in cui scrivo, Facebook dichiara 59 milioni di utenze attive, di cui 7 
milioni nella Gran Bretagna, il terzo più grande utilizzatore di Facebook dopo 
gli USA e il Canada.
Si tratta di 59 milioni di creduloni, di potenziali vittime, molti dei quali 
hanno volontariamente fornito informazioni relative al loro documento di 
identità e alle loro preferenze come consumatori al sistema affaristico 
Americano, senza rendersi conto di nulla su questo. Giusto ora, ogni settimana 
2 milioni di nuove persone si iscrivono. Al presente tasso di crescita, da ora 
fino al prossimo anno Facebook avrà più di 200 milioni di utenti attivi. Ed io 
potrei prevedere che, se mai, questo tasso di crescita vedrà una accelerazione 
nei prossimi mesi. Come il portavoce di Facebook Chris Hughes dichiara: “ Si è 
radicato tanto che non può altro che crescere , mentre sarà duro liberarsene.”
Tutto questo per me è sufficiente per farmi rigettare Facebook per sempre. Ma 
vi sono tante altre ragioni per averlo in odio. Veramente tante!
Facebook è un progetto ben costruito, e le persone che stanno dietro alla sua 
fondazione, un gruppo di capitalisti di ventura della Silicon Valley, hanno un 
patrimonio ideologico chiaramente elaborato, che sono fiduciosi di propagare in 
tutto il mondo. Facebook è una manifestazione di questa ideologia. Come per il 
precedente PayPal, si tratta di un esperimento sociologico, un’espressione di 
un particolare tipo di dottrina del libero arbitrio neoconservatrice. Su 
Facebook, voi potete essere liberi di essere chi desiderate essere, finché non 
verrete bombardati da annunci pubblicitari dei più importanti marchi del mondo. 
Come con PayPal, le line di demarcazione nazionali sono una cosa del passato.
Sebbene il progetto sia stato inizialmente concepito dalla star delle copertine 
dei media Mark
Zuckerberg, il volto reale che sta dietro alle quinte di Facebook è quello del 
filosofo futurista Peter Thiel , un quarantenne capitalista di ventura della 
Silicon Valley.
Vi sono solo tre membri nel consiglio direttivo di Facebook, e questi sono 
Thiel, Zuckerberg e un terzo investitore che porta il nome di Jim Breyer, per 
conto di una impresa di capitali a rischio, la Accel Partners.
Thiel ha investito 500.000 dollari in Facebook , quando gli studenti di Harvard 
Zuckerberg, Chris Hughes e Dustin Moskowitz lo hanno incontrato a San Francisco 
nel giugno 2004, subito dopo che questi avevano lanciato il sito. Da quel che 
si dice, attualmente Thiel possiede il 7% di Facebook, che, alla valutazione 
corrente di Facebook di 15 miliardi di dollari, dovrebbe corrispondere a più di 
1 miliardo di dollari. Esiste un ampio dibattito su chi esattamente siano stati 
i co-fondatori originali di Facebook, ma chiunque siano stati, Zuckerberg è 
l’unico rimasto nel consiglio direttivo, benché  Hughes e Moskowitz  lavorino 
ancora per la compagnia.
Thiel è ampiamente riconosciuto nella Silicon Valley e nello scenario 
Statunitense dei capitali di rischio come un genio libertario. Egli è il 
co-fondatore e direttore generale del sistema bancario virtuale PayPal, che ha 
venduto a Ebay per 1.5 miliardi di dollari, guadagnando per sé 55 milioni di 
dollari. Inoltre, ha amministrato un fondo assicurativo di 3 miliardi di lire 
sterline, il Clarium Capital Management e un fondo di capitali a rischio 
denominato Founders Fund.
Di recente, la rivista Bloomberg Markets lo ha definito come “uno dei manager 
di maggior successo del paese nel campo dei fondi assicurativi”. Thiel ha fatto 
i soldi scommettendo sul rialzo dei prezzi del petrolio e prevedendo in modo 
giusto l’indebolimento del dollaro. Lui e i suoi amiconi assurdamente ricchi 
della Silicon Valley sono stati recentemente etichettati come “La Mafia di  
PayPal” dal periodico Fortune, e un giornalista della rivista ha per di più 
fatto osservare che Thiel impiega un maggiordomo in uniforme e possiede una 
superautomobile McLaren da 500.000 dollari.  Per altro Thiel è anche un maestro 
di scacchi, decisivamente competitivo. In questo campo si è anche distinto per 
avere rovesciato con furia la scacchiera addosso agli altri giocatori, se 
perdente. E non si è mai scusato per questo atteggiamento iper-competitivo, 
affermando: “Mostratemi un buon perdente ed io mi dimostrerò perdente!”
Ma Thiel è ben più di un capitalista abile ed avido. È anche un filosofo 
futurista ed un attivista neocon.
Laureato in filosofia all’università di Stanford, nel 1998 egli scriveva in 
collaborazione un libro dal titolo “The Diversity Myth – il Mito della 
Diversità”, un minuzioso attacco contro il liberalismo e l’ideologia 
multiculturalista, che dominava Stanford. Egli affermava che la “multicultura” 
portava ad una perdita delle libertà individuali.
Da studente a Stanford, Thiel aveva fondato un giornale di tendenze di destra, 
ancora pubblicato, il
“The Stanford  Review”- motto: Fiat Lux (“Che venga la luce!”).
Thiel è membro del TheVanguard.Org <http://thevanguard.org/>, un gruppo di 
pressione neoconservatore con sito in Internet, che era stato costruito per 
attaccare MoveOn.org <http://moveon.org/>, un gruppo di pressione liberale che 
opera sul web. Thiel si definisce “libertario di passaggio”.
TheVanguard è diretto da un certo Rod D. Martin, un capitalista-filosofo grande 
ammiratore di Thiel. Sul sito Thiel dichiara: “Rod è una delle nostre menti 
guida della nazione nella creazione di nuove ed indispensabili idee per la 
politica pubblica. Ron è in possesso di una più che completa comprensione 
dell’America, più di quello che molti poteri esecutivi hanno dei loro affari.”
Questo piccolo assaggio dal loro sito web vi darà un’idea della loro visione 
del mondo: “TheVanguard.Org <http://thevanguard.org/> è una comunità online di 
Americani che credono nei valori della conservazione, del libero mercato e del 
governo limitato della cosa pubblica come i mezzi migliori per produrre 
aspettative ed opportunità per ognuno, specialmente per i più poveri fra noi.”
Il loro obiettivo è quello di promuovere politiche che “daranno nuova forma 
all’America e al mondo”.
TheVanguard descrive la sua politica come “Reaganite/Thatcherite”.
Un messaggio del presidente recita: “Oggi impartiremo a MoveOn [il sito web 
liberal], ad Hillary, e ai media radicali di sinistra alcune lezioni che mai 
hanno immaginato.”
Allora, le politiche di Thiel non presentano dubbi di sorta. Cosa possiamo dire 
sulla sua filosofia? Io ho prestato ascolto ad un podcast [un podcast è un file 
(generalmente audio o video), messo a disposizione su Internet per chiunque si 
abboni ad una trasmissione periodica e scaricabile automaticamente da un 
apposito programma, chiamato aggregatore] sugli indirizzi che Thiel ha dato 
sulla sua visione del futuro. In breve, questa è la sua filosofia: dal secolo 
diciassettesimo, alcuni pensatori illuminati hanno sottratto il mondo da una 
esistenza legata a valori vecchi, costretta dallo stato di natura, e a questo 
proposito cita la famosa caratterizzazione di Thomas Hobbes sull’esistenza come 
“cattiva, brutale e caduca”, in favore di un nuovo mondo effettivo, in cui noi 
abbiamo conquistato la natura.
Attualmente, viene riposto valore nelle cose immaginarie. Thiel sottolinea come 
PayPal poneva le sue motivazioni su questa concezione: non si ripone valore su 
oggetti di produzione reale, ma nelle relazioni fra esseri umani. Quindi, 
PayPal costituiva una modalità di movimentare denaro in tutto il mondo senza 
alcuna limitazione. La rivista “Bloomberg Markets” si esprimeva così al 
riguardo: “Per Thiel, PayPal è tutto centrato sulla libertà: dovrebbe 
consentire alla gente di scansare i controlli monetari e movimentare denaro in 
tutto il mondo.”
Chiaramente, Facebook è un altro esperimento del grande capitale: volete fare 
denaro con l’amicizia? Volete creare collettività libere da confini nazionali – 
e quindi vendere poi a queste la  Coca-Cola? Facebook è profondamente 
acreativo. Non fa nulla di tutto questo. Semplicemente fa da mediatore in 
relazioni che sarebbero avvenute comunque.

Il mentore filosofico di Thiel è un certo René Girard della Stanford 
University, che propone una teoria sul comportamento umano denominata 
“desiderio mimetico”.
Girard riconosce che la gente è essenzialmente un branco di pecore, che tendono 
a copiarsi l’un l’altra senza troppa riflessione. Quindi la teoria dovrebbe 
sembrare essere dimostratamente corretta nel caso dei mondi virtuali di Thiel: 
l’oggetto desiderato è irrilevante; tutto quello che è necessario sapere è che 
gli esseri umani tenderanno a muoversi come un gregge. Da qui, le bolle 
finanziarie! Da qui, l’enorme popolarità di Facebook!
Girard è una presenza regolare alle serate intellettuali di Thiel.
Quello che non sentirete mai nella filosofia di Thiel, fra parentesi, sono 
concetti…antiquati del mondo reale, come arte, bellezza, amore, piacere e 
verità.  
Internet è estremamente attraente per i neocons come Thiel, visto che promette 
un certo tipo di libertà nelle relazioni umane e negli affari, libertà dalle 
fastidiose leggi nazionali, dai confini nazionali e da cose di tal fatta. 
Internet apre su un mondo di libero commercio e di espansione liberistica.
Perciò, Thiel si mostra approvare i paradisi fiscali, e afferma con chiarezza 
che il 40% delle ricchezze mondiali risiedono in posti come Vanuatu [una 
Repubblica situata nell’Oceano Pacifico meridionale], le Isole Cayman, Monaco e 
le Barbados.
Penso che non siamo molto lontani dal dire che Thiel, come Rupert Murdoch, è 
contrario ad ogni tipo di tassazione. Inoltre ama la globalizzazione della 
cultura digitale, perché il digitale mette i signori supremi del sistema 
bancario al riparo da attacchi; e per questo ha dichiarato: “Non è possibile 
avere una rivoluzione operaia che prenda il controllo delle banche, se queste 
banche hanno la sede a Vanuatu.”
Se l’esistenza nel passato era cattiva, brutale e caduca, allora per il futuro 
Thiel desidera renderla molto più lunga, e per questo fine ha investito in 
un’impresa che sta esplorando tecnologie che procurino un allungamento della 
vita. Egli ha impegnato 3.5 milioni di sterline su Aubrey de Grey, un 
gerontologo con sede a Cambridge, che sta ricercando le chiavi dell’immortalità.
Inoltre, Thiel fa parte del consiglio direttivo di un istituto denominato 
“Singularity Institute
for Artificial Intelligence”. Estrapoliamo dal suo fantastico sito web: 
“L’istituto Singularity è la creazione tecnologica di un’intelligenza più acuta 
di quella umana. Esistono diverse tecnologie…che spingono in questa 
direzione…Intelligenza Artificiale…dirette interfacce 
cervello-computer…ingegneria genetica…differenti tecnologie che, se 
raggiungessero un livello percettivo di sofisticazione, dovrebbero consentire 
la creazione di un’intelligenza più acuta di quella dell’uomo.”
Dunque, per sua stessa ammissione, Thiel sta cercando di distruggere il mondo 
reale, che egli identifica con “natura”, per imporre al suo posto un mondo 
virtuale, ed è in questo contesto che noi dobbiamo considerare la nascita di 
Facebook.
Facebook consiste in un esperimento programmato a tavolino di manipolazione 
globale, e Thiel è un giovane e lucido pensatore nel pantheon dei 
neoconservatori, con una inclinazione per insolite fantasie techno-utopistiche. 
Ed io non desidero aiutare nessuno a diventare ancora più ricco!

Il terzo membro del consiglio direttivo di Facebook è Jim Breyer, un partner 
nell’impresa a capitale di rischio “Accel Partners”, che nell’aprile 2005 ha 
portato in Facebook 12.7 milioni di dollari. Breyer fa parte del consiglio di 
amministrazione di giganti Statunitensi del calibro di “Wal-Mart” e di “Marvel 
Entertainment”, ed inoltre è un ex presidente della “National Venture Capital 
Association (NVCA)”.
Ora, queste sono le persone che realmente muovono le cose negli Stati Uniti, 
dato che investono nei giovani talenti, sul tipo di Zuckerberg. La più recente 
tornata di finanziamenti di Facebook è stata condotta da una compagnia 
denominata “Greylock Venture Capital”, che ha posizionato una somma pari a 27.5 
milioni di dollari. Uno dei soci importanti di Greylock si chiama Howard Cox, 
un altro ex presidente della NVCA, che è anche nel consiglio direttivo di 
“In-Q-Tel”.
A cosa corrisponde “In-Q-Tel”? Bene, che lo crediate o no (ma lo potete 
verificare nel loro sito web), questa organizzazione gestisce il fondo a 
capitale di rischio della CIA. Prima dell’11 settembre, l’organizzazione 
spionistica Statunitense si era tanto eccitata per le possibilità offerte dalle 
nuove tecnologie e dalle innovazioni portate avanti nel settore privato, che 
nel 1999 istituiva un suo fondo a capitale di rischio, l’In-Q-Tel, che 
“identifica e si associa con quelle imprese che sviluppano tecnologie 
all’avanguardia per aiutare a trasmettere queste soluzioni alla Central 
Intelligence Agency e ai contigui Servizi Informativi (IC) per le loro future 
missioni”.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e la CIA adorano la tecnologia 
perché questa consente loro di spiare più facilmente. Nel 2003, il Ministro 
della Difesa USA Donald Rumsfeld dichiarava: “Noi abbiamo bisogno di trovare 
nuovi mezzi per scoraggiare i nuovi avversari; abbiamo necessità di spiccare un 
balzo nell’era dell’informazione, cosa che costituisce il fondamento cruciale 
dei nostri sforzi di trasformazione.”
Il primo presidente di “In-Q-Tel” è stato Gilman Louie, che aveva fatto parte 
del consiglio direttivo della NVCA con Breyer.
Un’altra figura chiave nella squadra di “In-Q-Tel” è Anita K. Jones, ex- 
direttrice delle ricerche e dei servizi di ingegneria per la difesa per il 
Ministero della Difesa degli USA e, sempre con Breyer, membro del consiglio di 
amministrazione di “BBN Technologies”. Quando lei ha lasciato il Ministero 
della Difesa USA, il Senatore Chuck Robb le ha riservato il seguente tributo: 
“La Jones ha procurato la tecnologia e le organizzazioni militari operative 
insieme ai progetti dettagliati per sostenere il dominio Statunitense sui campi 
di battaglia per il prossimo secolo.”

Ora, anche se voi non accogliete l’idea che Facebook sia una qualche sorta di 
allargamento del programma imperialista Americano incrociato con un massiccio 
strumento di raccolta delle informazioni, comunque non vi è modo di negare che 
come affare consista in una trovata puramente megageniale. Alcuni analisti 
della rete hanno suggerito che la sua valutazione di 15 miliardi di dollari sia 
eccessiva, ma io reputo al contrario che sia troppo modesta. Le sue quotazioni 
sono veramente da vertigine, ma il suo potenziale di crescita è effettivamente 
senza limiti.
La voce impersonale del Grande Fratello sui siti web incita: “Tutti desideriamo 
essere in grado di usare  Facebook”. Potete scommettere che questo avverrà!
È il potenziale enorme di Facebook che ha indotto Microsoft ad acquisirne 
l’1.6% per 240 milioni di dollari. Una recente voce di corridoio assicura che 
l’investitore Asiatico Lee Ka-Shing, si dice che sia il nono uomo più ricco del 
mondo, ha acquistato lo 0.4% di Facebook per 60milioni di dollari. 
I creatori del sito devono fare ben poco, se non giocherellare con il 
programma. Principalmente, devono molto semplicemente stare a guardare e 
aspettare che milioni di fanatici intossicati da  Facebook a titolo volontario 
inviino file con dettagliati i loro dati identificativi, le loro fotografie ed 
elenchi dei loro oggetti favoriti di consumo. Dopo avere assemblato questo 
enorme “database” di esseri umani, Facebook non ha altro da fare che vendere ad 
agenzie pubblicitarie le informazioni ricevute, o, come ha sottolineato 
Zuckerberg in un recente blog post, “di cercare di aiutare le persone a 
condividere informazioni con i loro amici su argomenti e cose che fanno sul 
web.” Ed infatti, è precisamente quello che sta avvenendo.
Il 6 novembre dello scorso anno, Facebook ha annunciato che 12 marchi mondiali 
hanno dato la scalata al consiglio direttivo. Fra loro, Coca-Cola, Blockbuster, 
Verizon, Sony Pictures e Condé Nast. Tutti addestrati nelle stupidaggini del 
marketing di ordine più elevato, i loro rappresentanti hanno reso commenti di 
fiamma di questa natura:
“Con Facebook Ads, il nostro marchio può diventare parte del modo in cui gli 
utenti comunicano ed interagiscono su Facebook,” ha affermato Carol Kruse, vice 
presidente della sezione marketing interagente mondialmente della Coca-Cola 
Company.
“Noi pensiamo questa come una maniera innovativa di coltivare relazioni fra 
milioni di utenti, mettendoli in grado di interagire con Blockbuster in un modo 
conveniente, adatto e divertente,” così ha dichiarato Jim Keyes, presidente e 
direttore generale della Blockbuster. “Questo va al di là della creazione di 
effetti pubblicitari. Questa è la ragione per cui Blockbuster partecipa alla 
comunità dei consumatori, in modo tale che, per concerto, i consumatori vengono 
motivati a condividere i vantaggi del nostro marchio con i loro amici.”
“Condividere”, questo il linguaggio di Facebook, per “reclamizzare”! 
Iscrivetevi a Facebook  e diverrete gratuitamente  pubblicisti 
rice-trasmittenti per Blockbuster o la Coca, decantanti le virtù di questi 
marchi ai vostri amici.
Stiamo assistendo alla modificazione mercantile delle relazioni umane, 
all’estrazione del valore capitalistico dall’amicizia.

Ora, rispetto a Facebook, i quotidiani, ad esempio, cominciano ad apparire 
sorpassati senza speranza come modello produttivistico. Un giornale vende spazi 
pubblicitari alle imprese commerciali perché sembra vendere materiale di valore 
ai suoi lettori. Ma questo sistema è molto meno sofisticato di Facebook per due 
ragioni. Una è quella che i giornali devono affrontare la fastidiosa spesa per 
pagare i giornalisti che devono fornire i contenuti. Facebook fornisce questo 
servizio gratuitamente. L’altra è che Facebook può raggiungere l’obiettivo 
pubblicitario con una precisione molto più grande di quella di un quotidiano.
È vero che Facebook recentemente naviga in acque agitate, dato il suo programma 
pubblicitario Beacon. Degli utenti avevano fatto presente come uno dei loro 
amici aveva fatto un acquisto online presso alcuni esercizi commerciali 
pubblicizzati; 46.000 utenti hanno considerato che quel livello di pubblicità 
risultava intrusivo ed hanno firmato una petizione dal titolo “Facebook! Basta 
invadere la mia privacy!”, tanto per dire.  Zuckerberg ha presentato le scuse 
presso il blog della compagnia, asserendo che ora il sistema era mutato da 
“opt-out” a “opt-in”.
[ N.d.tr <http://n.d.tr/>.: Con il termine “opt-out” (in cui opt è 
l'abbreviazione di option, opzione) ci si riferisce ad un concetto della 
comunicazione commerciale diretta (direct marketing), secondo cui il 
destinatario della comunicazione commerciale non desiderata ha la possibilità 
di opporsi ad ulteriori invii per il futuro. In mancanza di tale opposizione e 
in virtù di una sorta di silenzio-assenso può continuare a essere destinatario 
di questo tipo di comunicazioni; i metodi di opt-out sono quindi i metodi con 
cui un individuo può evitare di ricevere informazioni su prodotti o servizi non 
desiderati. Un esempio molto comune di opt-out è l’apposizione della scritta 
“Niente pubblicità” o similare sulla propria casella di posta in modo da 
evitare l’inserimento non desiderato di depliant pubblicitari.
Si definisce “opt-in”  il concetto inverso, ovvero la comunicazione commerciale 
può essere indirizzata soltanto a chi abbia preventivamente manifestato il 
consenso a riceverla. I metodi di opt-in sono i metodi con cui un individuo può 
esprimere il consenso al ricevimento di informazioni su prodotti o servizi non 
desiderati. Un esempio molto comune di opt-in è l'invio di una e-mail per 
confermare la propria volontà di ricevere un servizio che potrebbe essere stato 
attivato senza esplicito assenso.]
Ma ho il sospetto che la piccola ribellione a questo sistema tanto radicalmente 
modificato sarà quanto prima dimenticata: dopo tutto, nella Gran Bretagna della 
metà del diciannovesimo secolo vi è stata perfino una protesta nazionale da 
parte del movimento per le libertà civili quando era stata proposta l’idea di 
una forza di polizia!
Per di più, voi tutti, utenti di Facebook, avete letto effettivamente le norme 
che regolano la privacy? Questo vi sta a dimostrare che non avete molta 
privacy. Facebook pretende di essere un campione di libertà, ma in realtà non è 
forse un sistema virtuale totalitario, ideologicamente motivato, con una 
popolazione di utenti che va ben oltre a quella della Gran Bretagna?
Thiel e gli altri hanno creato un loro proprio paese, una nazione di 
consumatori.
Ora, come Thiel e gli altri nuovi proprietari di questo poetico cyberspazio, 
voi potrete trovare questo esperimento sociale anche tremendamente eccitante. 
Finalmente si è realizzata la condizione Illuminista tanto desiderata fin dai 
tempi dei Puritani del diciassettesimo secolo che hanno veleggiato verso il 
Nord America, un mondo dove ognuno è libero di esprimere se stesso come più gli 
aggrada. I confini nazionali sono una cosa del passato ed ognuno salterella 
insieme a ruota libera in uno spazio virtuale. La natura è stata conquistata 
tramite l’abilità inventiva illimitata dell’uomo. Sì. E come voi potete 
decidere di inviare al geniale investitore Thiel tutti i vostri denari, allora 
certamente dovreste impazientemente attendervi la costituzione pubblica di un 
sistema Facebook senza blocchi limitanti.
O potreste riflettere che veramente non potete desiderare di far parte di 
questo programma pesantemente finanziato per creare una arida repubblica 
virtuale globale, nella quale il vostro io e le relazioni con i vostri amici 
sono trasformati in merci da vendere ai marchi giganti mondiali.
Voi potreste decidere di non volere di far parte di questo tentativo di 
prendere il controllo sul mondo.
Per parte mia, io non sono interessato al sistema Facebook, rimango quanto 
possibile senza strumenti elettronici e spendo il mio tempo che risparmio non 
per andare su Facebook, ma per fare qualcosa di utile come leggere qualche 
libro. Perché dovrei desiderare di sprecare il mio tempo su Facebook, quando 
non ho ancora letto il poema “Endimione” di John Keats? E quando vi sono ancora 
sementi da piantare nel mio giardino di casa? Non ho alcun desiderio di 
allontanarmi dalla natura, desidero ricongiungermi con essa. Maledetta l’aria 
condizionata! E se io desidero mettermi in rapporto con le persone che mi 
stanno attorno, farò riferimento ad un metodo tecnologico molto antico. Si 
tratta di un metodo libero, facile da usare e che trasmette una ineguagliabile 
esperienza individuale nel distribuire le informazioni: questo metodo viene 
denominato “parlare faccia-a-faccia con gli altri”.  

La politica di Facebook sulla privacy.  (Tanto per divertimento, proviamo a 
sostituire le parole “Grande Fratello” tutte le volte che leggiamo la parola 
“Facebook”.)
1) Noi vi faremo pubblicità: “Quando usate Facebook, avete la possibilità di 
fornire il vostro profilo personale, costruire relazioni, inviare messaggi, 
svolgere ricerche e presentare quesiti, formare gruppi, presentare eventi, 
rivolgere istanze e trasmettere informazioni mediante svariati canali. Noi 
raccoglieremo queste informazioni in modo tale da fornirvi i servizi ed 
offrirvi attrattive personalizzate.”
2) Voi non potete cancellare o perdere nulla: “Quando volete aggiornare le 
informazioni, noi conserviamo di regola una copia registrata della versione 
originale per un ragionevole periodo di tempo in modo da rendere possibile la 
riacquisizione della primitiva versione di quelle informazioni.”
3) Ognuno può lanciare uno sguardo sulle vostre più personali confessioni: “... 
noi non possiamo garantire, e non lo facciamo, che il contenuto pubblicato sul 
sito da un utente non sarà visionato da persone non autorizzate. Noi non ci 
rendiamo responsabili per l’aggiramento di qualsiasi regolazione della privacy 
o delle misure di sicurezza presenti sul sito. Voi siete ben consapevoli che, 
anche dopo la rimozione, copie del contenuto dell’utente possono rimanere 
visibili in pagine conservate nelle memorie di archivio, o possono essere state 
copiate da altri utenti, che ne hanno conservato il contenuto.”
4) Il profilo di marketing che noi vi procuriamo sarà imbattibile: “Inoltre, 
Facebook ha la potenzialità di raccogliere informazioni su di voi da altre 
fonti, come giornali, blog, servizi che consentono di scambiare messaggi in 
tempo reale e da altri utenti del sistema Facebook mediante l’operatività del 
servizio (ad esempio, cartellini fotografici) in modo da fornire informazioni a 
vostro riguardo le più opportune e un curriculum più personalizzato.”
5) Decidere di ritirarsi non vuol dire “decidere di ritirarsi.”:  “Facebook si 
riserva il diritto di mettere a disposizione i dati che vi concernono, anche se 
decidete di ritirarvi del tutto spontaneamente mediante comunicazioni via 
e-mail.”
6) La CIA può visionare tutto il materiale, quando ritiene opportuno farlo: 
“Diventando utenti di Facebook, voi acconsentite a che i vostri dati personali 
possano essere trasferiti ed elaborati negli Stati Uniti…Noi possiamo ricevere 
la richiesta di mettere a disposizione le informazioni su un utente 
conformemente ai requisiti e alle norme di legge, come mandati di comparizione 
o citazioni del tribunale, o in conformità alle applicazioni di norme legali.  
Noi non rendiamo pubbliche le informazioni fintanto che non riceviamo valide 
garanzie che le richieste di informazioni per imposizioni legali o per 
controversie private non corrispondano a consone modalità legali standard. 
Inoltre, noi possiamo condividere il materiale informativo quando pensiamo sia 
necessario in ottemperanza della legge, per proteggere i nostri interessi e le 
nostre proprietà, per prevenire frodi o altre attività illegali perpetrate 
tramite il servizio di Facebook o con l’utilizzo del marchio Facebook, o per 
impedire imminenti lesioni corporali. Questo può intendersi come condivisione 
di informazioni con altre compagnie, studi legali, magistrati, agenti o agenzie 
governative.”

• guardian.co.uk <http://guardian.co.uk/> © Guardian News and Media Limited 2009


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