Buongiorno, Sono Benedetto vecchi, giornalista del manifesto. Seguo da tempo la vostra mailing list. Ho letto i resoconti da Parigi e devo dire che trovo alcuni giudizi stonati rispetto alle mie impressioni. Mi spiego meglio. Nel cosiddetto movimento dei movimenti, la scienza o meglio la produzione scientifica è quasi sempre un buco nero che viene, di volta in volta, accennato come un problema, cioè che su di esso è vi è una mancanza di analisi e proposte. Oppure, la scienza entra prepotentemente in cmpo quando si parla di Ogm, di proprietà intellettuale, etc.. Sugli Ogm prevale un rifiuto spesso aprioristico, antiscientifico, se così si può dire. Sulla proprietà intellettuale, la riconferma della (buona) logica sulla libera circolazione del sapere. Sul buco nero non c'è molto da dire, ma molto da scrivere, riflettere, articolare un ordine del discorso che tenga ben presente ciò che è cambiato in questi anni nel rapporto, cito una espressione parigina, tra scienza, politica e società. Sull'altro versante, mi sembra, invece, che tanto la riflessione che la pratica facciano parte dell'attività quotidiana di ricercatori, programmatori, operatori culturali, di attivisti e di mediattivisti. Proprio per queste ragioni ho valutato positivamente gli incontri a Parigi tra i ricercatori e quello sulla proprietà intellettuale. Secondo me è stato importante che ricercaori prendessero la parola per dire la loro. Se poi è emersa una lettura pansindacale (vero) o una lettura generica del rapporto tra scienza e società (vero) è un altro paio di manica. Per me rimane importante quella presa di parola. Un seminario e un forum sociale servono a socializzare proposte, inquetudini e analisi. Poi si tesse la rete o si allargano le maglie di una già esistente. Ragion per cui, quello a Ivry può essere considerato un nodo che si può aggiungere a quelli esistenti. Mi sembra che successivi post vadano in quella direzione. Sulla proprietà intellettuale, il discorso è diverso. Qui è la pratica a farla da padrone (mediattivismo, linuxari vari, hacking sociale, etc..), mentre è carente una lettura "forte" sul ruolo che ha la proprietà intellettuale nella produzione (capitalistica) della ricchezza. E a Saint Denis mi è sembrato che teoria e pratica abbiano cominciato a parlarsi, con tutti i limiti segnalati dai "vostri corrispondenti". Secondo me, sarebbe importante un investimento di tempo e energie per arricchire di contenuti e proposte la preparazione del controvertice del Wsis. Ma anche questo, mi sembra, cominci a farsi largo nella mailing. Un saluto Benedetto
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