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Oggetto:        Re: [RK] arrivano i precari universitari
Data:   Tue, 23 Mar 2004 10:23:05 +0100
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Chi sono i precari universitari?

Perché molti di loro dicono NO al DDL Moratti?



SIETE TUTTI INVITATI





Perché il futuro dell'Università italiana riguarda tutti


appartenendo alla nobile categoria dei precari universitari, anzi facendone parte in 
due sistemi universitari differenti
(italiano e francese) qualche considerazione la faccio volentieri.

Personalmente quando ho tempo preferisco dare una mano alla curva o ai centri sociali, 
questione di economia delle forze anche se non mi dispiacerebbe dare una mano a fare 
dei danni ovviamente :)
specie su larga scala :)) anche su questo piano. Qualche impressione:

La logica del reddito di cittadinanza va esportata anche nel campo della ricerca. Mi metto le 
mani nei capelli quando alcun* collegh* (già l'idea di chiamarli tali..) parlano di " 
possibile contributo alla competitività del paese da parte della ricerca". Naturalmente me 
le metto per quelli che son convinti
di dire qualcosa di sensato visto che c'è chi sta lavorando per conto terzi (ovvero il 
barone di riferimento che li manda avanti) o per conto proprio (cercando futuri 
referenti ministeriali per quando
la Moratti se ne andrà) e questi direbbero qualsiasi cosa anche su Totti adatto a fare 
il
ministro junior della ricerca . Il problema sta, per quelli che ci credono, che 
ricerca pubblica e competività sono
in contraddizione irresolubile: quest'ultima da un quarto di secolo si basa 
sull'inaridimento delle risorse
pubbliche come elemento stabile del proprio capitale fisso, altrimenti non avrebbe 
sufficiente ricchezza sulla quale riprodursi. E questo avviene in Italia come nel sud 
della Cina e la tendenza a creare università di eccellenza, si pensi al dibattito 
recente in Germania, è paradigmatica dell'impossibilità strutturale a riprodurre 
l'università di massa: si verticalizza il sistema, se ne valorizzano le punte alte 
(dove ci si riesce) di più la competività non offre (e che il futuro sfidante
di Berlusconi abbia riprodotto questa logica a livello Ue dovrebbe far riflettere).
Si tratta quindi di trarre le conseguenze sia sul piano sociale che su quello delle 
rivendicazioni: rivendicare  la piena improduttività dell'università PROPRIO per 
rivendicarne l'utilità sociale e quindi
mettere sù una piattaforma che chiede un assegno di ricerca automatico, in quanto 
socialmente utile,
immediatamente dopo un certo grado di specializzazione (anche troppo moderato..sarà la 
giornata
senza sole..). Detto francamente che questo tipo di università riguardi tutti mi 
sembra una balla colossale da evitare di raccontare, diciamo che l'universita' di 
massa non riguarda tutti: qui dietro c'è una logica di sganciamento dell'istituzione 
dal mercato
che può essere perpetuata solo se alla lunga si sostiene e si opera per la 
liquidazione del mercato.
Non è una soluzione sistemica: è la produzione di una crisi per produrne altre più vaste successivamente. 
Non è una soluzione che cerca consensi "al centro", perchè il centro -anche il "centro"
dei cd. movimenti- esiste solo per soluzioni moderate ovvero la forma neutrale con la 
quale si presenta
la sostanza di devastanti perdite di ricchezza e libertà che ne preparano ulteriori. 
Prima il centro perderà di centralità e prima i processi di emancipazione si faranno 
sentire.

saluti

mcs




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