poi rispondo al pistolino all'aria di PWD, ora vi beccate questa. tanto per darvi il ben tornato
PS. Sti cretini non mi fanno accedere al sito. Se avete tempo mettetelo in rete, se no ci penso io stasera.
zincfinger


CommonScience



Leggo Science rinfrescato dall'aria condizionata. Uno strano articolo:Commons-Based Strategies and the Problems of Patents.(vol 305). Scendo riga dopo riga, sembra una testo di Laser. Si esalta il ruolo della produzione cooperativa nella ricerca scientifica. Si parte dall'esempio di Linux e dalla licenza GPL per poi toccare le esperienze della pubblicistica come Plos o la piu' radicale ArXiv.org, delle ricerche come [EMAIL PROTECTED] o [EMAIL PROTECTED] che sfruttano la potenza di calcolo di normali PC da tavolo di generosi volontari, della costruzione di sapere collettivo come l'enciclopedia WIKIPEDIA, dell'accessibilita' di informazioni biologiche in pubblici data base (esempio The Ensembl Genome Browser). Avanzo interessato e intravedo una tabella. Riporta,per le piu' importanti universita' americane, l'impatto economico proveniente da brevetti universitari. Assolutamente trascurabile rispetto al denaro che viene ad esempio ottenuto da fondi pubblici. Se consideriamo il rapporto tra i proventi da licenze e royalities rispetto al totale dei fondi ottenuti si ha un misero 0.5% se calcolato per tutte le universita', fino ad un massimo dell' 1-2% per le universita' tecnologiche come Cal Tech. Insomma questo grande ruolo dei brevetti per la caccia dei fondi sembra piuttosto una barzelletta. Esperienza mi dice che questa barzelletta ha funzionato in tempi di boom borsistico per catturante venture capital di istituti finanziari. Il brevetto e' piu' un desiderio di potenza che una realta' di potere, almeno per la realta' universitaria. L'esperienza texana mi ha insegnato pero' a stare attento ai dollari. Le licenze possono essere poco profique se considerate rispetto al total income dell'universita', ma possono essere molto profique per un singolo gruppo di ricerca che aumenta il suo potere contrattuale e i suoi introiti indipendenti. Ad esempio il gruppo di chimici che ha sintetizzato il C60 a Houston becca una caterba di soldi, almeno cosi mi ha detto il mio boss. Verifichero'.
Rimane tuttavia che eleminate specifici settori, la corsa al brevetto e' una corsa bugiarda che crea piu' problemi che vantaggi. Nel seguito dell'articolo, vengono addirittura proposte nuovi strumenti per la ricerca universitaria in modo da garantire accessibilita' della conoscenza altrimenti bloccata dai brevetti. Interessante la "Reciprocal nonexclusive license to research. The licensee and any sublicensee would grant back a nonexclusive license to the university to use and sublicense all technology that the licensee develops based on university technology, again, for research and education only.". Non vi ricorda qualcosa tanto dibattuto nel progetto Sector? Infine viene esaltata la cosidetta partecipazione P2P, addirittura si delinea l'idea che persone non specialistiche possano, grazie alle nuove tecnologie partecipare direttamente alla costruzione della conoscenza scientifica, contribuendo eseguire lavori di diversa complessita'.
Sono impressionato dall'articolo, anche se potrei sollevari dubbi sui singoli punti. Poi scorro il mio bookmarks, e vado a consultare Nature (430). C'e' un editoriale: Share issues. Leggo. Gli NIH si sono messi in testa che il materiale con cui si svolgono delle ricerche e si ottengono dei risultati debbano essere messi a disposizioni di altri ricertori. Lo spirito alla base della richiesta: la scienza deve essere riproducibile. Negli ultimi anni sono scoppiati non pochi casi in cui risultati contrastanti sono emersi seguendo procedure di ricerca identiche. A volte si puo' sbagliare, e' lecito e umano. Ma a volte si puo' truccare. E' successo al MIT dove si giustificavano dicendo di essere in grado di preparare dei campioni che altri non erano capaci di produrre. E' sucesso con ricerche mediche, in cui cavie sballate alteravano risultati in modo anomalo. Il forcing del NIH non piace tanto ai ricercatori, che vedrebbero in questo modo svanire il vantaggio nella competizione della ricerca, per non parlare delle possibili applicazioni tecnologiche e quindi i potenziali profitti derivati da i brevetti depositati. Chiudo l'articolo e me ne vado a casa. In bicicletta penso: i brevetti e la segretezza della ricerca sta uccidendo una comunita' di ricerca. Bisogna liberarsene al piu' presto. Per dinci bacco Galileo.



-- www.e-laser.org [EMAIL PROTECTED]

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