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Precarietà, un problema per la ricerca europea

I problemi e le reazioni dei ricercatori assumono carattere sempre piu' europeo. E il comun denominatore delle contestazioni sembra essere la precarietà dilagante nel mondo della ricerca. In Italia, il <a href="http://www.e-laser.org/htm/news.asp?idNews=354";>DDL Moratti</a> sulla ricerca e' stato costretto a tornare al punto di partenza (le audizioni parlamentari) per le proteste, sfociate in <a href="http://precari.splinder.com/post/4199425";>manifestazioni di piazza</a> con migliaia di ricercatori e studenti, che ne hanno sconsigliato il voto in aula a inizio marzo. E le audizioni, che ieri hanno coinvolto la rete dei ricercatori precari e oggi riguarderanno i sindacati, <a href="http://www.amisnet.org/it/2851";>non hanno segnato grandi novita'</a>: rimane la precarizzazione del lavoro di ricerca, e dunque rimane l'opposizione netta di chi lavora nell'universita' al progetto del governo Berlusconi. La nuova versione della legge andra' in aula a fine aprile, si e' appreso ieri.

Simile la situazione in Francia, in cui si sta progettando la riforma del CNRS (il CNR transalpino). Il malcontento dei ricercatori, che anche a Parigi sono <a href="http://www.biomedcentral.com/news/20050310/02";>scesi nelle strade</a> contro la <a href="http://www.biomedcentral.com/news/20050405/01";>sostituzione di 600 posti permanenti</a> con contratti precari, ha fatto rimandare il voto anche in Francia, e la riforma sara' presentata dal Parlamento solo il 19 maggio. E, a sottolineare il parallelismo transalpino, anche i ricercatori francesi proprio ieri sono stati ammessi a Palazzo per essere <a href="http://www.liberation.fr/page.php?Article=287609&AG";>ascoltati dal Consiglio dei Ministri</a>.

Anche al di la' della Manica, la situazione non e' rosea e il mondo della ricerca e' in subbuglio, piu' o meno per le stesse ragioni. Come in Italia, anche in Inghilterra i sindacati dei ricercatori denunciano che <a href="http://www.aut.org.uk/index.cfm?articleid=904";>la meta' del personale universitario ha un contratto precario</a>, e il sistema della ricerca soffre per lo scarso investimento pubblico nel settore. <a href="http://www.e-laser.org/htm/news.asp?idNews=364";>Come in Italia</a>, sotto accusa e' un sistema di finanziamento delle universita' che rischia di <a href="http://www.biomedcentral.com/news/20050407/01";>concentrare in pochi centri</a> la maggior parte dei fondi pubblici.

Dopo i social forum europei, d'altronde, anche in campo scientifico la protesta avviene su scala continentale. Mentre la Commissione UE prepara il prossimo programma quadro (il settimo), che fissa le priorita' della ricerca europea, circola una petizione che rivendica un'<a href="http://www.essfnetwork.org/fp7doc.html";>altra scienza possibile</a>, piu' sensibile ai bisogni della societa' che a quelli dell'impresa e del potere militare.

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