Allora, Ferretti negli anni Ottanta scriveva tante belle cose. Anche
negli anni Novanta. Si va dagli urli di Emilia Paranoica,
all'anticipazione contenuta in Allah è grande e Gheddafi è il suo
profeta. Le suggestioni di depressione caspica. Cantava qualcosa che è
stato zeitgeist. Anni di riflusso eroinico e anerotico. Anni in cui il
bisogno di religione poteva essere riempito solo davanti alle false
quinte del Patto di varsavia, quello della stabilità e dei piani
quinquennali. Anni di medicinali dai nomi diventati simbolo della calma
artificiale e spaventosa, che avrei poi conosciuto in altre forme,
purtroppo: toradol, tavor, valium.
Anni da cui usciva anche Supercar, per noi più piccoli. Ora sono anni
cantati dagli <PROMO> Offlaga Disco Pax </PROMO>, che dai primi CCCP
discendono darwinianamente.
Poi abbiamo intercettato i CCCP e ci son piaciuti: avevo piu' o meno
14-15 anni, fine anni Ottanta. E ancora ci piacciono, quei pezzi.
Per questo Giovanni Lindo Ferretti - di cui già da tempo si diceva che
era completamente rincoglionito - merita almeno un pensiero cattivo.
Leggete di seguito, l'ha scritta al Foglio di Giuliano Ferrara, che l'ha
pubblicata il 12 giugno.
Al direttore -
L'ho detestata per anni e anni, spesso con malcelata rabbia, a volte con
incredula simpatia perché la sua immagine così eccessiva non poteva non
scalfire il mio cuore di vecchio ex punkettone. In realtà non sapevo
niente di lei se non che era nato in una delle nobili famiglie del Pci,
vera aristocrazia politica, ed era stato allevato per essere
dirigente/diligente così da contraccambiare cotanta fortuna. Aveva anche
cominciato bene, Torino, per quel po' di leggenda che so. So anche di
cani pastori tedeschi e cavalli maremmani, mi auguro non migliorati. Da
circa un anno sono, sempre più affezionato, suo lettore. Quando sono a
casa è un'impresa quotidiana spendere quell'euro, abito fuori mano e
servizi ritenuti essenziali non sono molto efficienti. A me comunque
basta, spesso avanza. Due sono le tensioni determinanti, a oggi, la mia
vita. Irrisolte, forse irrisolvibili ma da cui non posso prescindere.
Una tensione mistico-religiosa, una tensione politico-sociale. Mai,
nemmeno in momenti ben più tragici, mi sono sentito così distante,
insensibile o indispettito, dall'immagine che la rappresentanzapolitica
dà di sé al Paese. Però non dispero, anzi me la godo. Ben consapevole
che ne ammazza più la vanagloria che la spada, non posso non citarmi:
"Molte più cose,ben più strabilianti, dimorano quaggiù". Così tempi
affannati e confusi sono ottimo ausilio per comprendere la realtà di cui
sono parte. Niente è più quello che era, quello in cui sono nato,
cresciuto, auto ingannato. Continuo a citarmi: "Molto è cambiato, molto
è cambiamento, chi non lo sa, chi fa finta di niente, per interesse
comunque piccolo, o è cieco o sprovveduto o maggiormente in pericolo se
non pericoloso".
Vengo al motivo per cui le scrivo. Sono arrivati gli ultimi giorni del
dibattito sulla procreazione assistita che qualcuno vorrebbe
fecondazione artificiale. Per lo più becera propaganda ma non solo,
anzi, quante meraviglie di cui posso ringraziare il Foglio, che lei dirige.
Da mesi mi interrogo se e come dire qualcosa, per quello che sono, per
quello che valgo, per quello che mi si può chiedere. In cuor mio sono
sereno, da più di un anno canto: "Nascere non è caso
ideologico-medico-etico. E' antecedente all'idea di diritto,divina
conseguenza d'amore, sia almeno sano scopare. Umano atto, animale".
Canto anche:"Involucro di carne traboccante d'umori, profumo dell'Eterno
che sgorga dall'abisso".E' che ognuno interpreta come vuole e, a ben
vedere, ognuno singolarmente è anche simpatico, davvero. Troppo spesso,
troppo facilmente convincibile, ahimé.
Capitano cose ben strane, da piangerne/riderne, quanto a
fraintendimenti. A volte ci sarebbe da scorarsi e accedere alla
clausura. Negli ultimi giorni sfoglio i quotidiani solo per prenderenota
degli appelli e delle firme. Lo trovo interessante e doveroso. Per la
prima volta, da che sono adulto, sono assolutamente d'accordo con la Cei
e ne sono felice oltre ogni dire. In pace con me, con la mia storia, con
i miei avversari che comunque giudico, con i miei nemici. Sarà quello
che i cittadini di questo Paese decideranno e credo che perderemo.Loro
sono così eccitanti e moderni e ben pensanti e noi così dimessi, un po'
bacchettoni,un po' sfigati e tanto, tanto oscurantisti. Loro godono e
noi peniamo. Vuoi mettere l'oscuro profondo, umido e spaventosamente
irrazionale di una figa contro lo smagliante palcoscenico di un
laboratorio scientifico, l'abbaglio dei neon e la perfetta precisione di
un bisturi affilato in asettico brodo: vero desiderio! Mica quel residuo
arcaico d'un cazzo turgido, arraffone, impreciso e grossolano, si spera,
comunque grezzo.Vi penserò affollare i seggi elettorali Ho fatto un
patto con i miei animali, cani e cavalli al momento, ma spero di
aumentare. Se figliano è perché scopano, con chi gli piace tra ciò che
riescono a trovare. Non vorrei mai trattare un essere umano peggio di
come tratto la mia stalla. E' tutto: sono insensibile ai piagnistei,
alle private dolorose storie, ai desideri ovvi. Tra la superstizione
religiosa, quella politica e quella scientifica, è quest'ultima, adesso,
la più folle, la più pericolosa. L'unica cosa che mi intristisce è che
qualcuno immagini me triste per poter pensare sé felice. Mi prendo cura
della mia famiglia, della stalla. Lavoro, studio e prego ogni giorno.
Ringrazio Dio della vita per quello che è. Per una rosa, un gambo di
spine: l'aroma va difeso con forza e per bene.Domenica prossima e per
metà lunedì sto in alta montagna. Al sole, al vento, alla pioggia se
piove e se tormenta alla neve e non mi muovo. Ottima compagnia
d'animali. Per dirne una: Nubia, cavallina di montagna avanti negli
anni, matrona della stalla. Per farsi scopare, un mese fa, nel tempo del
calore, si è fatta molto male, ferita da morire. L'abbiamo curata. E'
già ariosa, figlierà? Sarebbe molto bello, mica lo si pretende. Scopare
ha scopato, si spera.
Lei, stronza e scorretta, alza la coda, l'arriccia, la tende, inarca il
collo al vento della sera. Ah desiderio! Inondami di primavera!
Dall'alto vi penserò affollare,laggiù nel plumbeo violaceo livido delle
piane, i seggi elettorali dei vostri esangui sterili,politicamente
corretti, desideri.
Io canto e ballo e rido e allegro mi dispero. Ebbro di vita, di vino, se
ne ho voglia (non me ne vergogno), di fumo, se me ne si fa prezioso
dono.Non so chi vincerà ma non temo. Questo è l'inizio di quello che
sarà: la maggior partedei conti è ancora a condono. Uhaaah! Mi auguro in
cuor mio ottimi nemici e lo sguardo benevolo, anche se corrucciato che
meriterebbe meglio e di più, di Dio.
Giovanni Lindo Ferretti
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