Due considerazioni, una locale, l'altra generale:

1) concordo con il nocciolo comune di Cini, Magris e pwd. 
Nelle fasi iniziali del dibattito sul referendum vedevo Tonini e Ruini ('ste
merde) dire: vedete, se vince il referendum la scienza non avra' piu' limiti,
le donne saranno fecondate da cigni e tori che neanche Zeus ai suoi tempi e
partoriranno mostri etc (non sto scherzando, mi sono mimetizzato a una riunione
del movimento per la vita e il tono era questo). Ma dall'altra parte c'era
Veronesi che diceva, sostanzialmente: dovete far vincere il referendum PERCHE'
NON SI POSSONO PORRE LIMITI ALLA SCIENZA; e gli faceva da spalla il mio ex
direttore Boncinelli che, come ho visto in un intervista a tarda
notte, era completamente incapace di contestualizzare il discorso scientifico
che faceva nella realta' sociale e politica, convincendo cosi' gli indecisi
(grazie anche alle domande bastardine di Belpietro) ad astenersi
compattamente.
Sentendo il bisogno di esprimere una posizione per il Si' differente da queste
qua a NordEst ci siamo un po' sbattuti per diffondere memi di "scienza
responsabile" che sono finiti un po' in giro, dal manifesto a repubblica online
(peraltro firmando tutto RNRP-comitato Nora Precisa) - dicendo che limiti alla
scienza vanno posti eccome, ma questo in particolare ci sembrava
controproducente.
Non abbiamo infatti altra strada di quella che Laser sta percorrendo gia' da
tempi non sospetti: riflettere su quali limiti vanno e quali non vanno posti
alla scienza, sulle forme di finanziamento, di diffusione, di divulgazione
ormai non e' piu' solo una questione di nostra coerenza attivista/ricercatore,
ma diventa un tema politico sempre piu' centrale. E fondamentalmente, se questo
discorso di scienza-non-Telethon-e-non-Venter non lo facciamo noi non si vede
chi lo possa fare. (Siamo messi bene).

2) Per magris io avrei una replica gia' pronta in tasca (e probabilmente e'
sbagliata, come insegna Quelo). La domanda fondamentale e': secondo Bacone,
agli albori di tecnica, il progredire della stessa avrebbe portato brevemente
l'umanita' a correre felice sui prati mentre le macchine facevano il lavoro.
Allora com'e' che la tecnica e' a livelli incomparabili e la maggior parte
della popolazione sta esattamente come prima e anche la minoranza che sta
meglio comunque lavora buona parte del suo tempo di veglia? Beh, perche' come
fa notare Marx, le macchine se le sono messe in tasca alcuni, lasciando agli
altri gli scarichi industriali. Un discorso che riconosca la scienza come
"mezzo di produzione", per quanto simbolico-atratto e al limite dell'artistico,
e che di conseguenza ne cerchi la collettivizzazione secondo me e' deve essere
posto come parte della cornice alle altre elaborazioni. Ma forse su questo
siamo tutti d'accordo. 

bye

Alberto

-- 
Dark and difficult times lie ahead, Harry,
soon we must all face a choice
between what is right
and what is easy

Albus Dumbledore

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