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Il governo iracheno ha consegnato alle Nazioni Unite dodicimila pagine per dimostrare di non possedere armi di distruzione di massa. Gli USA ne sono entrati in possesso prima contro le decisioni intraprese dalle Nazioni Unite stesse. Gli USA durante l'operazione Desert Storm nel 1991 avevano usato uomini della struttura paramilitare della CIA (alla CIA appartengono il SAD come suo braccio armato suddiviso in cinque articolazioni per incarichi diversi, dal combattimento duro che ha agito in Afghanistan parallelamente alla forza statunitense con velivoli UAV dedicati allo spionaggio ma anche armati, all'istruzione di unità regolari e irregolari straniere (SOG), al computer (COG) incaricato di azioni informatiche e di pirateria, al PMS che gestisce società fantasma di copertura per azioni del SAD, usato per operazioni di in(de) informazione e azioni psicologiche) per recuperare documenti sensibili. La stessa negli anni ottanta fornì assistenza ai servizi segreti iracheni durante la guerra contro l'Iran, ricevendone in cambio l'uso del territorio per addestrare oppositori libici per attuare, senza successo e insieme ai servizi segreti francesi, un colpo di mano contro il colonnello Gheddafi nel 1984.
Ma ad armare l'Iraq, collezionando una storia di tangenti, ci ha pensato anche l'Italia.

Se si vuole fermare la nuova guerra in Iraq attraverso l'uso degli ispettori internazionali, anche
l'Italia dovrebbe nel suo Parlamento, ricordare quanto è successo dal 1980.

Il 22 settembre l'Iraq invade gran parte del territorio iraniano e inizia la guerra.
Il 15.5.80, l'on. Bersani, sottosegretario alla difesa, risponde alle interrogazioni palamentari circa la fornitura di materiale strategico, affermando che questa era giusticata al fine di mantenere la sicurezza nelle acque del Golfo.
Nel dicembre 80 Fincantieri firma con l'Irak un contratto di fornitura navi per 2 miliardi e 700 milioni di dollari. Nasce un consorzio con Selenia, Elsag, Oto Melara, Breda, Fiat Aviazione, Snia, Whitehed. Le navi sono ultimate nel 1986.
Ma a causa dello scandalo "Irangate" in cui anche l'italia viene coinvolta, la consegna della flotta viene sospesa dopo che l'Iraq aveva già versato un miliardo e trecento milioni di dollari.
Dopo un lungo contenzioso fra Irak e Italia, il governo De Mita nel 1989 alla fine del conflitto Iran-Iraq, raggiunge un accordo per sbloccare la situazione. L''Iraq chiede anche 10 elicotteri Agusta e un sofisticato radar della Selenia. In tutta questa storia di sospensioni e sblocchi, la BNL doveva ridare all'Iraq 605 milioni di dollari.
Nel settembre 1980 l'amministrazione Carter sospende la licenza di esportazioni in Italia di 6 turbine prodotte negli USA dalla Genral Electric e destinate a navi italiane per l'Iraq. Due erano già pervenute.
La BNL di Atlanta è sospettata di finanziare il programma nucleare di Saddam, un documento dei servizi di sicurezza cita la Snia italiana di essere benificiaria di un finanziamento della BNL a fronte di un contratto di 70 milioni di dollari per la costruzione di una centrale nucleare in collaborazione con Ansaldo ed Enea.
Nel 1982 due velivoli militari da trasporto sono fermati carichi di armi.
Nel 1982 Aermacchi conduce uno studio tecnico per il velivolo sovietico MIG 21 in dotazione all'Aeronautica irakena, nel 1980 aveva nel cassetto il cosiddetto progetto "Q", "fabbrica chiavi in mano" poi sospeso, ma un velivolo dato in "prestito" torna con la fusoliera completamente bucherellata.
Il 22 e 23.3.83, a seguito della caduta di un elicottero irakeno di marca sovietica nel vicentino diretto alla ditta Caproni, ci si chiede se si fosse abbandonata la sospensione della vendita di armi.
Nel 1984 le foto di militari iraniani colpiti dagli agenti chimici irakeni fecero il giro del mondo insieme a notizie di fonti inglesi che accusavano la Montedison di aver costruito in Iraq
un impianto per la produzione di gas nervino, mentre la società italiana Tecnhipetrol, filiale della francese Technip, acquisì la tecnologia dagli stabilimenti della Montedison per la produzione dell' antiparassitario Parathion sensibile alla trasformazione in nervino. La Technip fu la possibile responsabile dell'impianto di Akashat per un valore di quaranta milioni di dollari.
Il 24.5.84 il Parlamento europeo chiede di promulgare l'embargo nei confronti di Iran e Iraq.
Il 4.6.84 il Governo italiano annuncia l'embargo.
Nel novembre del 1986 scoppia lo scandalo "Irangate" o "Iranian-Contras-Connection", anche il nostro paese ne è coinvolto.
Il 10.11.86 il presidente del consiglio Bettino Craxi ricorda che sia gli americani che l'Italia avevano deciso la sospensione di qualsiasi licenza di esportazione.
Il partito comunista il 10.11.86 chiede una inchiesta, ma D.C. e liberali si oppongono.
Un telex del ministro Formica a quello delle Finanze chiede di nuovo la sospensione di ogni tipo di fornitura militare verso Iran, Irak e Siria.
Spadolini il 15.11.86 cerca di dissociare il proprio dicastero da quello della Difesa.
Intanto vi è già una lista di aziende a cui era stata concessa l'autorizzazione alle esportazioni sia all'Iran sia all'Iraq: Agusta, Cantieri Navali Italiani, Elettronica, Marconi Italiana, Meccanotecnica, Oto Melara, Selenia, Snia Technit.
Formica, allora ministro del commercio con l'estero dichiara che l'embargo non è violato, ma inesistente.
Lo stesso giorno il 20.11.86, il Governo affermava che l'embargo fosse solo un vincolo politico, confermato poi anche da Amato che dichiara che nel 1983 si è venduto per 484 miliardi di lire, nel 1984 per 4 miliardi e mezzo, ma riferendosi all'Iran e lasciando fuori l'Iraq.
Il 26.11.86 Andreotti e Spadolini convocano il comitato per le licenze di esportazioni all'estero per promuovere una decisione collegiale che conferma solo un vincolo restrittivo.
Il 4.12.86 l'Ammiraglio Porta, segretario generale alla difesa e direttore generale degli armamenti spiegava di fronte ai rappresentanti dell'industria bellica, che l'Italia non aveva bisogno di embarghi.
Nell'agosto del 1987 scoppia lo scandalo delle mine dirette all'Iraq ed esplosivo diretto all'Iran, ci saranno tre dibattiti alla Camera.
Se Andreotti che dal 1984 sono state concesse solo due licenze, ma Formica dichiara che ne sono state rilasciate otto verso l'Iran e 31 verso l'Iraq.
Anche se il Ministro degli Interni confermava la sospesione dell'esportazioni, il giudice Casson afferamava che si poteva accertare una concessione.
Falco Accame dichiara che l'ONU aveva già richiamato l'italia tre volte.
Il 15.10.87 Roberto Sapio arresta fra gli altri il direttore generale della MIsar di Brescia, Giovanni Facchinetti, Mario Marras ex dirigente Aermacchi di Varese, Ugo Brunini, Franco gaggero della G&G, società di import-export con sede a Biella e un irakeno, Abdul Hussein, amministratore della Euromac per traffico di armi verso l'Iraq, Iran e altri paesi mediorientali. C'era di tutto, dai fucili ai missili terra-aria, ai sistemi di puntamento notturno.
Dopo lo scandalo BNL_Atlanta il 18.9.89, il ministro Ruggero dichiarava che non bisogna drammatizzare il traffico di armi finanziato dall BNL che ammonta a 2800 miliardi, e che l'embargo non è giuridico.
La BNL sarebbe coinvolta anche nel caso del missile Condor (finanziamento inglesi e tedeschi), avrebbe finanziato esportazione di tecnologia militare delle aziende inglesi Euromac, Matrix Churcill e Ferranti (americane), francesi Cre-usot-Loire, tedesca Thyssen e belga Space Research Corp., bulgara Kintex oltre alle italiane Snia-technic, Fiat e già citata Euromac.
Nel 1990 si insedia al Senato una commissione per indagare sul caso BNL-Atlanta. Per l'Italia anche la Comit condivideva quegli affari.
IL Governo lo stesso anno riapre le porte alla consegna della flotta di Fincantieri.
Il Governo Andreotti il 10.11.89 ridava via libera a tutti i contratti di esportazione bellica abolendo l'embargo.
Il 13.6.90 viene approvato un testo di legge sul controllo esportazioni armamenti.
Secondo ruggero il fatto che l'Ilva non fosse assicurata dalla SACE, l'organismo che copre i rischi per i crediti all'esportazione, la commessa irachena del materiale per il supercannone PC2, confermava l'inesistenza di autorizzazioni all'esportazione del materiale sequestrato.
Il 2.8.90 l'Iraq invade il Kuwait.
Nel settembre 90 Andreotti dichiara che bisogna essere più cauti nell'esportazioni di armi.

Tratto da: Un dossier per non dimenticare, Armi italiane in Iraq.
AlfaZeta edizioni 1991

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