Title: 24 Dicembre: World Sousveillance Day
Dalla pagina web di Repubblica, 19 dicembre 2001...

ciao,
stefania





Occhi elettronici sulla nostra vita
e il popolo degli spiati si ribella
Adesioni da tutto il mondo, per partecipare
basta collegarsi a Internet e seguire le indicazioni
RICCARDO STAGLIANO'



ROMA - Quando il sole toccherà il culmine, a mezzogiorno della vigilia di Natale, il duello all'Ok Corrall tra sorveglianti e sorvegliati avrà luogo. Ma gli unici "spari" cui incita l'ideatore del World Sousveillance Day, la "giornata mondiale della subveglianza", sono quelli ottenuti azionando il grilletto delle videocamere e il pulsante di scatto delle macchine fotografiche che dovranno essere puntate dai cittadini contro i milioni di telecamere pubbliche e private che riprendono in continuazione la loro vita.
L'idea di questa giornata di ribellione contro la prepotenza delle tecnologie di controllo è di Ronald Deibert, professore di scienze politiche all'università di Toronto e sta raccogliendo adesioni dal Giappone alla Lituania. E lo scopo dichiarato è di "far crescere la consapevolezza riguardo la sempre maggiore pervasività di tutte le forme di sorveglianza nell'attuale società ipermediale". Perché di più non si può fare per evitare di essere schedati, se non rinchiudersi in casa, non usare la carta di credito, il cellulare e adottare altre soluzioni penitenziali.
 Il "covernment" - come il professore chiama il Leviatano che deriva dalla saldatura tra "corporate" e "government", aziende private e poter pubblico - ci spia dall'alto? Il popolo degli spiati risponderà puntandolo, a sua volta, dal basso (da qui l'invenzione di sub-veglianza). Tutti possono partecipare, ognuno è invitato a farlo. E il kit del manifestante, così come si deriva dal sito che promuove l'iniziativa (wearcam.org/wsd.htm), non potrebbe essere più semplice.
Il 24 dicembre, probabilmente il giorno a più alta intensità di shopping dell'anno, uomini e donne con i volti coperti individueranno le infinite telecamere che opprimono le vie delle città e i centri commerciali, oltre che i supermercati e i negozi più diversi, e cominceranno a fotografarle o a riprenderle, invertendo il rapporto di forza e smascherando, di fronte alle tante persone che neppure se ne accorgono, la loro presenza e il loro significato lesivo della privacy.
"Anche se la videocamera o la macchina fotografica non funzionano, anche se sono giocattoli che gli somigliano, fa lo stesso" assicura Deibert "ai fini dell'effetto di sensibilizzazione del resto della popolazione". Perché, come c'è da attendersi, uomini della sicurezza interna interverranno ben presto a far cessare la protesta, attirando inevitabilmente l'attenzione degli astanti.
La paternità del rivoltare contro chi la brandisce l'arma della sorveglianza è di Steve Mann, ricercatore del Media Lab del Mit e pioniere del "wearable computing", "gli strumenti informatici da indossare". Montando sulla testa una mini-videocamera e trasmettendo in rete tutto ciò che essa "vedeva" si accorse che quando incrociava il mirino delle telecamere di sorveglianza queste, perdendo di fatto il loro anonimato, diventavano di colpo più vulnerabili. E proprio a una sorta di colossale outing delle centinaia di milioni di occhi elettronici che non ci perdono di vista un momento punta la giornata mondiale della subveglianza. In Italia, nell'unica stima del Garante della privacy vecchia ormai di due anni, ne risultavano presenti almeno un milione. Chi volesse partecipare non ha che l'imbarazzo della scelta.

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