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Qualche considerazione che tenta di avvicinare l'enorme problema posto dal Barone di Munchausen. A mio parere possiamo seriamente parlare di avvelenamento psichico. L'inevitabile accusa di dare eccessivo credito alle teorie "cospirative" e di lasciare troppo spesso a briglia sciolta le nostre paranoie non deve in nessun modo scoraggiarci.
Certamente il lavoro di disseppellimento degli agenti patogeni non e' semplice ne' immediato. A voler realizzare una simile impresa sarebbe necessario un lavoro teorico di dimensioni enormi, per il quale oggi mancano risorse ed energie.
Posso pero' provare a fornire qualche elemento che forse potrebbe risultare utile ad una prima esplorazione del problema.
A mio modo di vedere, l'ho detto in altre occasioni, un lavoro di scavo sul positivismo sociale, sul modo in cui l'utilitarismo apre la strada al comportamentismo sarebbe in ogni senso necessario.
E' inesplorato tanto il problema di questo rapporto filosofico, quanto quello della commistione tra comportamentismo, pubblicita' e massmedia.
Tra Hume, Skinner e Simon corre un filo sottile ma continuo. Come Mandeville, Hume pensava che la ragione fosse solo una giustificazione al vero motore dell'azione umana, che nella sua visione erano le passioni.
Apriva alla psicanalisi ? Forse, ma principalmente spianava la strada al behaviorismo.
John Watson, che applico' le teorie comportamentiste alla pubblicita', sosteneva che il consumatore era per il pubblicitario "Come il rospo verde per lo psicologo". E il rospo verde, per lo psicologo sperimentale, e' una creatura la cui lingua scatta del tutto automaticamente per afferrare una mosca.
L'errore della sinistra europea e' stato quello di pensare che il behaviorismo
fosse del tutto sbagliato. Invece il behaviorismo era in gran parte sbagliato, ma funzionava. Paradosso non cosi' insolito, quando c'e' di mezzo il potere.
I retaggi idealistici sembravano fornire solide garanzie contro le teorie del controllo dei corpi. Cosi' i corpi hanno continuato a piegarsi alla persuasione, biologisticamente intesa, mentre gli intellettuali tardonovecenteschi non riuscivano a darsene ragione. Fino a scoprirsi anche loro estranei a se' stessi. Ricordavano per molti versi i cittadini della Clarendon descritta da Michael Ventura. Erano, come quelli, vittime inconsapevoli dei mali che dicevano di aborrire:

"Coscientemente, sono persone che si considerano normali, rette e conservatrici e che sostengono con forza di non volere che questo accada. Eppure in esse agisce qualcos'altro, una sorta di fame che seguono senza pensarci e senza intenzione, e che li porta ad indulgere in attivita' che minano impercettibilmente ma totalmente le convizioni alle quali sono piu' affezionati".

Ma non tutto e' perduto. Anzi, vede lungo chi pensa che il potere esercitato sulle passioni (motivazioni o drive) possa rovesciarsi, aprire la strada ad una nuova consapevolezza del corpo. Un'insurrezione del corpo (nel corpo, nei corpi).
Esiste un'ermaneutica del corpo e dell'ambiente ?
Varela pensava di sė.

L'Albero della Conoscenza, il libro scritto con Maturana, si conclude con un breve e illuminante racconto. Lo riporto per intero, anche per ricordare questo grande studioso scomparso, a cui l'idea di "corpo planetario" sarebbe suonata molto bene.

"Si racconta la storia di un'isola in Qualche Luogo, in cui gli abitanti desideravano fortemente di andare altrove a fondare un mondo piu' sano e piu' degno. Il problema, tuttavia, era che l'arte e la scienza del nuoto e della navigazione non erano mai state sviluppate - o forse erano state perdute gia' da molto tempo -.Per questo c'erano abitanti che semplicemente non si permettevano neanche di pensare ad alternative alla vita dell'isola, mentre altri facevano qualche tentativo di ricerca di soluzioni ai loro problemi, senza preoccuparsi di acquisire la conoscenza necessaria all'attraversamento delle acque. Di tanto in tanto alcuni isolani reiventavano l'arte del nuoto e della navigazione. E di tanto in tanto giungeva presso di essi qualche studioso. Allora si verificava un dialogo come quello che segue:

- Voglio imparare a nuotare.
- Che condizioni poni per ottenere cio' ?
-Nessuna. Desidero solamente portare con me la mia tonnellata di cavolo.
- Quale cavolo ?
- Il cibo di cui avro' bisogno dall'altra parte o dunque andro' a stare.
- Ma ci sono altri cibi dall'altra parte.
- Non capisco cosa vuoi dire. Non sono sicuro. Devo portare il mio cavolo.
- Ma con tanto peso addosso, una tonnellato di cavolo, non potrai nuotare.
- Allora e' inutile che impari a nuotare. Tu lo chiami un peso. Io lo chiamo il mio nutrimento essenziale.
- Supponiamo, come in un'allegoria, di non parlare di cavoli ma di idee acquisite, o presunzioni o certezze ?
- Mmm.... Vado a portare i miei cavoli dove c'e' qualcuno che comprenda le mie necessita'."

Se semo capiti ?

Un abbraccio
Rattus

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