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strategie per la comunicazione indipendente
http://www.rekombinant.org/media-activism
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Una frase della Lioce di quelle che si buttavano, e si buttano, lì sui
volantini per sperare di  dar l'impressione di controllare concettualmente
il quadro politico "Le masse arabe e islamiche espropriate e umiliate sono
il naturale
alleato del proletariato metropolitano" diventa per tutto il media
mainstream la prova del legame "oggettivo" tra Br e Bin Laden.
Per il gruppo di giornali tra Libero, La Padania e simili -ai quali l'onere
della prova deve sembrare assai leggero- sarà anche il riscontro che mancava
per legare i cosiddetti noglobal ai kamikaze delle Torri Gemelle. Insomma,
proprio perchè interconnesso, questo mondo al media mainstream sembra un
luogo dove ogni male in fondo abita la stessa capanna.
Difficile però dire che sian state le nuove Br a far fare al media
mainstream l'ennesimo bad trip: un quindicennio di redazioni specializzate
nell'amplificare lo spettacolo del sangue non ha bisogno di particolari
eventi per mostrare il peggio di sè avendo da tempo raggiunto la fase della
serializzazione del sensazionale.
Diverso è il quadro di quello che viene chiamato il movimento: non è
minoritaria la voce che ha definito gli omicidi D'Antona e Biagi opera dei
servizi, ricalcando la recezione che il gruppismo di 30 anni fa ebbe nei
confronti delle Br all'epoca dell'attentato alla Siemens. Allora i gruppi
dissero "sarà stata la Cia, saran stati i fascisti ?" mentre oggi, con una
certa attenzione ad alleanze e amicizie, si preferisce fermarsi ai mitici
"servizi deviati".
Ad alimentare questo atteggiamento (neo) complottista il luogo comune che
vuole, essendo scomparse le condizioni sociali degli anni '70,  non ci siano
quelle per un neoterrorismo.
Invece il problema va rovesciato: le condizioni degli anni '70, un
retroterra sociale di consenso e di silenzio assenso con quella
che veniva chiamata lotta armata, non sono la condizione esclusiva per il
riprodursi di ciò che viene definito come terrorismo.
Dagli attentati allo Zar a quelli alla metropolitana di Tokio l'isolamento e
la chiusura autistica dei gruppi, e non il loro esser inseriti in un
contesto, sono alcune delle precondizioni perchè questi gruppi mantengano la
tensione omicida. Lo sviluppo della rete è un'altra delle condizioni che
permette loro di parlare direttamente al mondo senza mediazioni: in questo
la somiglianza con gli adolescenti che ogni tanto fan saltare una scuola
americana (recentemente tedesca) è impressionante.
In simile contesto ci sarebbe da pensare che l'autismo sia a garanzia di una
impossibile contaminazione tra neobrigatismo e movimenti. Non è così: questo
movimento ha difficoltà strutturali ad andare oltre il piano della
testimonianza, per quanto la si creda griffata e telegenica quindi efficace,
e dell'interlocuzione con soggetti politici istituzionali che non hanno da
offrire molto di più di un liberismo temperato.
Questo alla lunga non può che generare sacche di insoddisfazione che
andrebbero a cercarsi altrove la risposta "concreta": un altrove già
occupato dai piccoli gruppi autistici del neobrigatismo.
In questo, più della gestione ormai prevedibile e routinaria di un vasto
movimento di testimonianza, del ceto politico "noglobal" preoccupa la
completa mancaza di comprensione dei nessi sociali nei quali opera.
Nonostante la proclamazione di esser parte della "società civile"e il
definirsi "social" ad ogni piè sospinto, ogni fenomeno socialmente avverso
questo ceto politico non esita a definirlo con categorie
grossolano-securitarie: dai black bloc alle nuove Br, per non parlare di
alcune analisi sulle torri gemelle, è tutto un complotto e una manovra dei
servizi, un gioco di questure e via discorrendo.

Il punto è che la società, se la si vuol conoscere, non è esclusivamente
produttrice  di spinte etiche dal basso mortificate dalla gabbia
istituzionale. E' anche produttrice di fenomeni di disgregazione del legame
sociale stesso i quali, invece che esorcizzati con formule di rito politico,
vanno governati. Chi saprà farlo avrà in sè il metodo dei profondi
mutamenti.

mcs

ps. post di repubblica

http://www.repubblica.it/online/cronaca/romafirenzetre/documento/documento.h
tml





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