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FORZE AEREE - Le basi aeree sono nell'Oman (tre, al-Sib, Thumrait e Masirah)
e in Turchia (Incirclik, abitualmente utilizzata dalle pattuglie che
controllano la no fly zone), più altre basi non precisate. Circa 400
velivoli sono sulle portaerei americane, e nell'area del Golfo sono stati
spostati bombardieri B-52, B-1B e B2, uno squadrone di Stealth F-117 (gli
«aerei invisibili»), caccia F-15C e F-15E, due squadroni di F-16CJ
specializzati nella guerra elettronica e aerei spia automatici Predator e
Global Hawk. A essi si aggiungono un centinaio di apparecchi britannici.

Forse ha ragione Joseph Halevi quando scrive sul Manifesto che bisogna "partire dallo studio e dall'analisi delle composizioni degli interessi capitalistici piuttosto che stabilire in maniera aprioristica una causalità fra spesa militare e crescita economica aggregata, che forse oggi non è robusta come prima della crisi degli anni '70".


Che questa guerra sia una grande prova di più sistemi tecnologici è quasi naturale (del resto quale guerra non è stata un campo di sperimentazione?), ma è errata l'esaltazione di questi strumenti proponendola come il risultato di un salto tecnologico stupefacente.
Non è così, e che non sia così è dato anche dalla descrizione della loro storia.


Il B-1B "Lancer" è stato definito il bombardiere fra i meno riusciti dell'USAF, se poi passiamo ai B-2 ci troviamo davanti ad un velivolo dall'impiego non facile e costosissimo. Infatti a causa dei materiali e delle vernici stealth di cui sono dotati, la loro manutenzione deve essere effettuata in ambienti a temperatura controllata. Si è dovuto così pensare alla realizzazione di hangar mobili dal costo unitario di 2,5 milioni di dollari.

Lo stesso impiego dei velivoli UAV (tecnologia per nulla nuova e che presenta esempi già dal 1920) presenta delle difficoltà quando sono chiamati ad operare in una architettura operativa di "sistemi di sistemi". Il settore più critico è quello della scelta fra controllo manuale- umano, e quello automatico-computer.
I piloti umani sebbene abbiano dei limiti, possiedono fondamentali capacità che la moderna cibernetica non è stata ancora capace di replicare in applicazioni di tipo robotico: l'uomo svolge funzioni di controllo imparando dall'esperienza, ed è in grado di ragionare di fronte a situazioni di incertezza per scegliere l'opzione più conveniente.
Si tratta cioè di capire come integrare il controllore umano nel "loop funzionale" dei sistemi presenti: macchine abitate e non, stazioni terrestri automatizzate e satelliti. Il problema è proprio quello delle funzioni di controllo che dovranno avere i controllori automatici in volo e quelli operanti a terra.
Se poi pensiamo agli UCAV (Unmanned Combat Aerial Vehicles) cioè agli UAV armati, il pericolo che si corre è quello che la macchina rilasci autonomamente il suo carico sul bersaglio errato, con conseguenze catastrofiche.
Gli studiosi della DARPA stanno affrontando il problema relativo al grado di autonomia da conferire a questi velivoli.


Vi sono diversi pareri su questo punto, ma già si pensa ad un compromesso almeno nel medio termine che conferisca larga autonomia alle macchine, lasciando la decisione finale sull'apertura del fuoco all'uomo.
E' scontata l'utilizzazione degli UCAV al progetto NMD dotandoli di missili, ed anche il loro affiancamento ai B-2 per condurre attacchi su distanze planetarie.



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