<<C'erano una volta una persona viva e una persona
morta.
Dunque, la persona morta disse alla persona viva: - Ah, che invidia, tu sei così inquieta! Allora la persona viva disse alla persona morta: - Ah, che invidia, tu sei così tranquilla! Erano in tali faccende affaccendate, cioè stavano a invidiarsi, quando passò al galoppo un cavallo beige.>> (Don Durito della Lacandona, parte della lettera della preistoira delle caracoles nascenti) Nella relazione del più grande cavaliere errante dei nostri tempi, lo scarabeo o scarafaggio Don Durito, si parla della chiocciola da cui è nata la morte da cui nascono le chiocciole (contorto, ma chi s'informa sul sudest messicano potrà capire, il resto sarà più comprensibile, comunque). E si ricorda come l'etica del potere sia quella della distruzione. Io voglio festeggiare le morti e nascite che si compiono oltreoceano con una riflessione che c'entra e c'esce di passaggio soltanto. E' mesi che va avanti la guerra più palesemente univocamente assurdamente non saprei che sostantivo appiccicarle della storia recente dell'impero. Se qualcuno vuole, altrove argomenterò sulla sua assoluta indegnità, ma credo si possa dare per assodata; qui non voglio parlare della guerra e delle sue "ragioni" (mai questo termine è stato usato in senso così lato). Voglio parlare della mobilitazione contro questa guerra (e non risponderò neanche a eventuali critiche - la tipica critica degli immobili - sulla assenza o quasi di mobilitazione contro altre guerre). Voglio parlare della mobilitazione che c'è stata contro questa guerra e della sua efficacia. Sono state grandi entrambi, belle, forti, insufficienti, efficaci. Sono scese in piazza 110 milioni di persone, assieme, nella più grande manifestazione planetaria della storia, di cui un numero imprecisato (nessuno li ha dati, per una volta, ma si parla di 4 milioni solo a Roma, la più grande già da sola, più o meno assieme ai funerali di Kohemeni, occorre ricordarlo anche se non c'entra). Si sono appese bandiere, si sono rallentati i treni della morte, si son tentate carovane, s'è fatto di tutto, non proprio tutto, ma tanto, molti si sono giocati tanto, sentendosi toccati nella propria dignità da questa clamorosa ingiustizia. E probabilmente questa mobilitazione è servita parecchio. Probabilmente si è evitato l'ingresso, preannunciato, delle servitù militari italiane nella fase chiamata guerra di questa guerra. Probabilmente si è evitato, con l'indignazione preventiva, il più grande bombardamento della storia, già ampiamente preannunciato quanto palesemente ingiustificato, buono solo a svuotare i magazzini di bombe e a far ripartire l'economia statunitense, come hanno per una volta capito anche i muri di gomma. Non è poco. Di sicuro non è abbastanza. Ma non è poco. E è ancora di più se si pensa alle coscienze che han preso sé stesse, alla comprensione diffusa delle balle che ci ammanniscono i nostri familiari e amabili mezzibusti, alla dignità espressa da tanti con coraggio. Poi certo, quando si è chiamata pace la guerra, la mobilitazione è crollata, molte bandiere sono tornate nel cassetto dei sogni chiuso a doppia mandata, i pochi tentativi di proseguire son stati censurati a dovere. La guerra si è fatta, si fa e adesso si chiama pure pace. Sappiamo tutti che per ogni statunitense morto ci son 20 iracheni, almeno; sappiamo tutti che muoiono tutti per denaro, non il loro, ma solo per quello; sappiamo tutti che per ogni schifoso regime abbattuto, gli stessi "liberatori" si alleano con regimi peggiori e di nuovi ne instaurano. Ma la vita continua, almeno qui dove può. E va pure bene. Solo che c'è una cosa da dire, magari scandalosa, che di sicuro irriterà molti di quelli che hanno protestato contro la guerra, solo che è un fatto. Questa guerra si poteva fermare davvero. E ci siamo andati vicini. Bastava renderla sconveniente, rendere pan per focaccia, ma senza ammazzare nessuno. E l'avremmo fermata. Bastava che una persona su mille, di quelle che c'erano a Roma quel giorno (mica tanto l'un per mille) pensasse che questa guerra era fatta per certi interessi economici e che una vita vale più di una somma di denaro e un pezzo di plastica e pensasse pure che il pensioro non vale un cazzo se non si agisce di conseguenza. Bastava che 4000 persone, ma che dico, 1000 in giro per l'Italia, "adottassero" una pompa della esso (una fra le tante, certo, come uno fra i tanti è Saddam) e si prendesse cura, con un semplice gesto, di far scomparire questa multinazionale dall'Italia. Solo un simbolo certo, ma un simbolo concreto, come simbolo concreto è il denaro. Obiettivo mirato, senz'altro, ma è solo passo dopo passo che si cammina. E i passi avrebbero avuto la loro eco. La guerra non l'avrebbero fatta: non sarebbe convenuta. Certo, sarebbe stato un atto violento, di violenza contro le cose. Non c'è che dire. Ma qualcuno avrebbe potuto pensare che colpire una pistola per fermare un omicidio è corretto. Certo, sarebbe stato probabilmente illegale. Ma qualcuno avrebbe potuto pensare che c'è un etica al di là della legge (per esempio la sancisce la costituzione statunitense, saggiamente). Certo, sarebbe stato un piccolo pericolo per chi l'avrebbe fatto. Ma qualcuno avrebbe potuto pensare che correre un piccolo pericolo ipotetico e al massimo condizionale poteva valere la pena per evitare pene peggiori, ad altri, certo, ma che non sono meno noi di noi. Perché la guerra non l'avrebbero fatta: non sarebbe convenuta. Be', qualcuno ci ha pensato. Qualcuno ha simbolizzato (e ha fatto il massimo, ma non è che coi simboli si fermano le verità). Non ha funzionato. Non si è fatto. Un ato isolato non c'entra, non vale. La testimonianza del singolo è il massimo che possa fare il singolo, ma il massimo davvero è non essere singoli. Non si è fatto. Si son fatte tante cose, qualcuno ha fatto cose più "eroiche", molti nulla, tanto per non cambiare. Ma oggi, per me, vale la pena di pensarci, di pensare e cercare nuove coerenze, anche per ricordare, con le parole di Durito, come "l'etica della chiocciola sia quella della ricerca". E allora, oggi, cercare cerchiamo. Almeno pensiamoci, a furia di pensarci, forse, agiremo un giorno in un modo che impedirà il ripetersi di altre furie del potere. Perché la dignità non è poco. Proprio no. |