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Questa volta Rossana Rossanda ha ragione da vendere..
Dopo il Venerdì di Firenze, la situazione politica italiana è cambiata. Se qualcuno non lo capisce può sempre occuparsi di calcio. Ora tutto mi si può dire tranne che io sia un appasionato di "situazioni politiche". Mi sembrano teatrini e balletti, disfide di potere con lessici di tipo baronale, insomma una gran perdita di tempo. . Questo mio attegiamento proviene da una completa sfiduci sulla capacità delle politiche ufficiali, sindacali, istituzionali di cambiare, in meglio, i modi di vita della gente. Hanno invece il potere di cambiargli in peggio.

Ma questa volta voglio essere ben chiaro, anche a costo di sacrificare la brillantezza dello scrivere e qualche battuta velenosa. La situazione lo richiede, come si diceva un tempo.

Dunque penso, ed ho sempre pensato che i partiti di "sinistra" (tutti) e i sindacati di "sinistra" (tutti) in una società capitalista non possono, e non devono essere rivoluzionari. E non solo perche il cambiamento radicale, la rivoluzione sociale, la fine delle epoche sono cose troppo complesse per farle gestire da questi apparati burocratici. Questo sarà anche vero, in molti casi, ma c'è poi un motivo di fondo che riguarda la "critica della politica e dell'economia politica". Partiti e Sindacati (tutti) sonom la forma di organizzazione della "merce forza lavoro" in quanto merce. Sono un attore dello scambio sociale, non un impossibile sovvertitore. Quando fanno bene il loro mestiere - cosa che negli ultimi anni è stata assai rara - il massimo a cui possono arrivare è la difesa delle categorie che rappresentano, nei limiti strutturali che queste categorie hanno nella società. Ciò non vuol dire che il loro ruolo, specie quando lavorano bene non sia importantissimo Difendendo la contrattazione, difendono anche la democrazia e la libertà delle calssi e delle categorie meno protette. (Cosa che nell'Italia di oggi non è certo poco!) Quando pretendono invece di governare, o peggio di progettare il futuro delle societò, quasi fossero architetti di qualche nuovo ordine sociale, iniziano i guai. Guai veri: o si finisce nel "partito autoritario" che impone la sua linea, (ormai oggetto degno delle attenzione del WWF) o più facilmente si finisce su quelle "terze vie" alla Blair, D'Alema & soci.

Questa lunga premessa per dire: i movimenti sono una cosa, i partiti e i sindacati un'altra.

I movimenti sono orizzontali, praticano la democrazia diretta, si inventano nuovi rapporti sociali e nuove forme di cooperazione. Quando sono particolarmente forti possono introdurre cambiamenti e innnovazioni permanenti nella società. Avenno negli anni '60. Non avvenne più fino a Seattle.

I partiti e i sindacati al massimo possono "recuperare" qualche idea dei movimenti, sclerotizzarla, arruginirla e consegnarla al mercato dei "pensieri usati".

Nella miglire delle ipotesi possono costituire spazi di libertà utili ai movimenti, aumentandone la capacità di incidere e di introdurre nuove idee e nuove pratiche.

Se la questione sta così, qual è l'oggetto del contendere fra Bertinotti, Bernocchi e Cofferati? A mio avviso nessuno di rilievo. Se non beghe di cortile, coltivazione di ortaggi, gestione di nicchie di sopravvivenza. Ben Poco!

Né Bertinotti, né Bernocchi possono pensare seriamente che le loro organizzazioni siano o possano diventare rivoluzionarie! Suvvia!

E allora? Allora ha ragione Cofferati che almeno è uomo dall'argomentare cortese e dai lunghi silenzi (cosa che non dispiace nell'epoca della politica urlata e degli estremismi di centro).

Cofferati è soprattutto un pragmatico, che conosce i limiti del suo agire e meglio ancora conosce i limiti della struttura che lo appoggia. Ora sta facendo una operazione "politica" interessante.

Cerca di coniugare la forza della CGIL con vari movimenti, dai girotondini, ai no global, da emergency, ai cattolici. Il suo obiettivo politico sono le prossime elezioni cui vuole arrivare come leader di una sinistra realmente unita e alleata con Romano Prodi, candidato Leader della coalizione . Nel campo delle ipotesi realistiche è una di quelle più dotate di senso. Ovviamente non è un uomo dei "movimenti", ne un rivoluzionario. E su questo è più onesto di altri.

E allora che senso ha "fargli le poulci" da parte di partiti e sindacati "di sinistra"? Nessun senso comune, a meno che non si voglia resusitare l'idea "gruppettara" dei partiti e dei sindacati "rivoluzionari".

Nemmeno gli anarcosindacalisti riuscirono sempre ad essere organizzazione di difesa degli interessi dei lavoratori e avanguardia rivoluzionaria, insieme. E stiamo parlando di Durruti, di Sorel, del primo Di Vittorio, di Armando Borghi. E non vorrei fare paragoni con gli attuali….

E allora?

Allora ha ragione la Rossanda sul "Manifesto" di oggi: "La questione di una sinistra forte sul piano sociale, capace di condizionare il capitale, condiziona una rivitalizzazione dellopposizione a Berlusconi che non è soltanto, né specialmente una anomalia….. Dietro lo spettacolo penoso della rissa fra le sinistre, questa è la vera posta in gioco, un modo arruffato per non guardarla in faccia. E' una posta in buona misura epocale. E anche chi vede con simpatia il cinese non può limitarsi né a tifare per la sua impresa né a gufarla prevedendone le difficoltà: non è impresa di uno solo. Chi si sente da questa parte della barricata, ha da darsi da fare, noi compresi."

E non dimentichiamoci che almeno in parte l'attuale politica del cinese è un effeto dell'agire proprio dei "movimenti". Oggi di fronte alla crisi economica, alla guerra imminente, alla crisi strutturale dell'ambiente e così via, il fatto che alla guoida della sinistra unita ci sia uno che è contro la guerra senza tentennamenti, per la difesa dell'art.18, per la difesa degli spazi democatici, uno che con i "movimenti" ci parla, ai "movimenti" conviene. Per andare più avanti negli spazi aperti. O preferiamo continuare a litigare con D'alema & partners per i prossimi cinque anni?








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