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Date: Tue, 28 Jan 2003 13:09:57 +0100
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Teatro di Nascosto - Hidden
Theatre
Dal diario di Annet
Henneman
"Al telefono con chi sta
aspettando da guerraŠ"
Inghilterra,
19-1-2003.
Non so pi cosa fare dopo
avere visto l'impotente dolorosa e silenziosa disperazione di D.
(kurdo iracheno con asilo politico da un anno in Inghilterra). Sa che
tra poco inizierˆ la guerra. Che viene fatto di tutto per farla
iniziare l“, in Iraq.
Ha detto il suo cugino ieri,
al telefono, ma cosa facciamo? Noi stiamo nella parte dove cadranno le
prime bombe, a Camcamal, perchŽ stiamo vicino alla "frontiera"
con l'Iraq. Scappare? Qua ci sono centomila case, scappiamo tutti?
Mi dice D.: "Annet ma sai che vita fanno adesso? Lo sai? Nessuno
se ne frega pi di niente, perchŽ nessuno sa se domani morirˆ
sotto le bombeŠ Che piani fai? A cosa pensi, come vivi in una
situazione simile? Non fai piani e vivi finchŽ vivi". Non so
cosa rispondergli. Penso a N. che mi diceva al telefono da Suleymania
(Kurdistan iracheno), Annet, tutti si agitano in Europa, in America,
ma per noi non c' niente di nuovo in questa situazione, per noi
una situazione normale. Parlo al telefono e lo sento come sempre.
Ridiamo e scherziamoŠ
Natale l'ho passato a
imparare come vivere con le immagini di guerra, come vivere con incubi
di case distrutte e questa volta, case dove sono stataŠ Volendo o
non volendo vedevo loro che sono diventati "famiglia mia", i
loro corpi morti sparsi tra le rovine di quella che era stata la loro
casa, il loro quartiere, Shebang, bambina di 6 anni che ho visto fare
i compiti, con cui giocavo, perchŽ dormivamo, mangiavamo e vivevamo
tutti per terra nella stessa stanza, la bambina appena nata di M.,
tutti quei bambini, daia (mamma di questa famiglia grande), con la sua
risata e la sua voce ancora nei miei orecchi, risento come cercava in
tutti modi di parlarmi in IngleseŠ Ed ho cercato di dimenticare,
quelle immagini mi paralizzavanoŠ E' cos“ che funzioni? mi sono
chiesta. Che per sopravvivere devi scappare dalla realtˆ immaginaria
futura? E' cos“? E chi vuole la guerra, se ne approfitta e va
avanti con i suoi piani che poi portano alla realtˆ prima solo
immaginata?
Stamattina abbiamo guardato il
telegiornale della BBC. E ci siamo ammalati dentro. Ha creato una tale
rabbia e sentimento di impotenza. Cosa puoi fare contro un mezzo cos“
forte e potente. Questo mezzo che vuole fare credere che tra i
rifugiati ci sono tanti terroristi per cercare di creare panico,
rabbia e odio, per fare credere che veramente c' bisogno di una
guerra contro Sadam Husseyn. Un mezzo che prova a non fare capire cosa
succede con tutta quella gente innocente che vivrˆ le consequenze di
di questa guerra. Un mezzo che qua in Inghilterra vuole fare sembrare
che questa guerra come un operazione, durante il quale il dottore,
il salvatore, toglie il pezzo ammalato di un corpo che poi dopo
funzionerˆ a meravigliaŠ Giˆ l'ha fatto tutto da solo questa
dittatura S.H. o forse e' stato sostenuto da una parte del suo
popolo per qualunque ragione, p.e. per ottenere soldi in grande
povertˆ, per potere, per paura, ma c' anche gente e paesi che
ci hanno "creduto" in lui e lo hanno sostenuto
coscientementeŠ Non sono un esperta di politica. Studio e provo a
capire con tutte le informazioni che posso avere, quale la veritˆ
dietro tutto questo. Ma so che vengo continuamente manipolata, che
ogni informazione sembra fatta per portarti in una direzioneŠ Vivo
con alcuni rifugiati in Italia. B. viene dall'Afganistan, "il
paese salvatoŠ" dove, dice lui che segue da vicino tutto quello
che succede nel suo paese, anche adesso continuano a cadere bombe, con
morti, famiglie intere uccise, dove i capi delle diverse cittˆ
vogliono far ognuno a modo suo non esitando ad usare armi, dove i
bambini nei campi di rifugiati muoiono di freddo (una notte anche 36
bambini)Š dove la ricostruzione in questo caos, va lenta, perchŽ
il governo centrale di Kabul non arriva facilmente alle altre cittˆ,
p.e. Herat ( a causa della distruzione delle strade non ricostruite
ancora, un viaggio a Herat in macchina, che prima durava un 12 ore,
adesso prende tre giorni). Dice B. che segue ogni giorno radio Kabul,
la radio iraniana, pakistanaŠ ma dove rimangono tutti questi soldi
che sono arrivati in Kabul? Come mai non ci sono quasi strade rifatte,
come mai la pi grande parte delle scuole non sono state
ricostruite? Mille domande su un paese dove tutti provano a
intervenire ma che sembra, forse tranne per una parte centrale a Kabul
che piena di armate straniere, che rimane un paese
incontrollabile. E in quel momento incontrollabile, naturalmente si
fanno contratti giganteschi sul petrolioŠ
Cosi' stamattina guardavamo
il BBC io e D. e vedevo l'impotenza e la rabbia crescere dentro di
lui. Non riusciva pi a parlare, mi chiedeva di non dire pi
nienteŠ Questa rabbia che vedo come impotenza e disperazione per chi
sente che la sua voce non arriva a quelli che distruggeranno la sua
vita, e con la sua, la vita delle persone a chi vuole bene, quella del
suo popolo. Una rabbia e impotenza che gli chiude la bocca perchŽ
non sa cosa pu˜ fare, non ha il potereŠ Mi sono disperata anche
io. Penso tutta "la mia famiglia di rifugiati" della nostra
Accademia di Teatro Reportage, con cui vivo adesso e che hanno delle
ferite dentro, dei ricordi, che non possano pi dimenticareŠ urli
e pianti di donne disperate che hanno perso il loro figlioŠ
frustrate, anche 80, per chi non aveva pregato per una volta, torture,
sangue per le strade, pezzi di corpi, corpi bruciati irriconoscibiliŠ
la paura per una porta che si apre all'improvvisoŠe tutti con la
nostalgia e il dolore di avere lasciato, nei loro paesi nei quali era
cosi difficile sopravvivere, la loro famiglia, loro
amiciŠ
Ho pensato. Ma a cosa serve il
nostro lavoro? Serve se alcuni superano il dolore e l'odio e
riescono a comunicare con il nostro mondo occidental? Serve davvero? E
dentro di me e' esplosa la stessa disperazione e rabbia di D.
,perchŽ lavoro ogni giorno per cercare di fare arrivare in un modo
diverso le storie di queste persone, di questi paesi e popoli, senza
che ho una voce in capitolo su cosa succederˆ nel mondoŠ sembraŠ
Partirˆ una guerra, non voluta da tante persone, nella quale si
prevedono bombe chimiche come quelle usate in Halebje (Kurdistan
iracheno) in 1988 dove sono morti circa 5000 persone in 5 minuti e
ancora delle persone stanno morendo per le conseguenze di queste
materie chimiche, con malattie di cancro e neonati
malformatiŠ
Mazzolla 27
gennaio.
Oggi mi dice N. al telefono da
Suleimanya che meglio che sua madre va alla famiglia a Ducan,
perchŽ li ci sono delle caverne dove proteggersi, rifugiarsi. E'
pi al sicuro l“ che in cittˆ. Parliamo di quanto durerˆ la
guerra, lui spero solo alcuni giorni. Si chiede se ci sarˆ il tempo
che vengono usati le armi chimiche. Mi dice che sua sorella che era
venuta a casa di sua madre in cittˆ ma voleva subito ritornare a
casa in Ducan perchŽ non si era preparata per la guerra. Dice che si
dovrebbe preparare un sacco con vestiti caldi di ogni cosa una o due,
una pentola per fare il t e acqua calda, due coperte forti e
farina. Questo sacco ognuno se lo deve sempre portare con se per
quando deve scappare all'improvviso in montagna nelle caverne per
sopravvivere agli attacchi chimici. Si deve anche preparare la casa
alla guerra, tutto quello che ha valore o che fa capire che hai
studiato, si deve sotterrare, nascondere, se no si rischia che la casa
viene bruciata. D. si sente egoista e male che non insieme alla
sua famiglia ad affrontare tutte queste difficoltˆ. Mi sembra di
entrare di pi e di pi in questa vita che stanno vivendo, che sta
vivendo un popolo intero e tutti gli abitanti dell'IraqŠ giorno
per giorno aspettare una guerra. Vedono come vengono preparate le
tende di soccorso, di rifugio, fuori cittˆŠ Aspettano e sperano
per il meglioŠ Mi dice D. che il tempo prima della guerra come
il momento prima di un lungo viaggio. Tutti parlano con tutti,
visitano tutti, perchŽ non si sa mai se ci si rivede o quando mai
succederˆŠ