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APPELLO delle RETI UNIVERSITARIE CONTRO LA GUERRA Università Statale di Milano

Noi, studenti, docenti, ricercatori, lavoratori e precari delle università di Milano diciamo no alla guerra globale e all'intervento in Iraq, senza se e senza ma, con o senza la legittimazione dell'Onu.
Crediamo che questa guerra sarà una catastrofe per i popoli dell'Iraq che già patiscono le conseguenze di un embargo decennale, dei continui bombardamenti angloamericani e del regime di Saddam Hussein, nonchè per i popoli di tutto il Medio Oriente.
Ci opponiamo a questa, come a tutte le altre guerre, perche’ subordina la vita, i bisogni e i diritti dei molti all'interesse dei pochi.
D'altra parte le mire strategiche non si limitano al controllo del petrolio e dell'area centro-asiatica, ma a ridefinire le relazioni di politica internazionale unicamente su rapporti di forza.
Ci schieriamo contro la guerra perchè rifiutiamo di essere complici a partire dal nostro quotidiano, perchè sappiamo che le impronte sparse sulla scena del delitto di un bombardamento in Iraq o in Afghanistan conducono alla banca di cui siamo clienti, alla macchina con cui andiamo tutti i giorni al lavoro, ai giornali che leggiamo, ma anche all'università in cui studiamo o lavoriamo.
Oggi lo scenario di guerra si estende di scala e di intensità, pervade la ricerca, i flussi economici e le reti di informazione. Opporsi alla guerra significa quindi riconoscere che nessun sapere "neutrale", se mai questa espressione abbia avuto senso-è ora possibile.
Anche le nostre aule, le nostre biblioteche, i nostri laboratori, i nostri libri di testo, sono campi di battaglia di un conflitto strategico, quello per la produzione e l'uso delle conoscenze.
Per questo è necessario fare un passo oltre la pura presa di posizione di carattere etico: il rifiuto di questo stato di cose passa attraverso la scelta di non cooperare con la macchina da guerra e di sottrarsi alla schiera dei suoi cinici cantori, ma anche attraverso la condivisione di saperi, culture e forme di vita che escludano la guerra dal nostro orizzonte.
Se la guerra diventa quotidiana, il nostro rifiuto è inevitabilmente la rottura di un'ormai falsa quotidianità, di una simulata "normalità"; i tempi e gli spazi dell'università come della metropoli non possono rimanere immutati, ma devono diventare teatro di una presa di parola e di coscienza collettiva.
Del resto il dissenso acquista proporzioni di giorno in giorno più consistenti e diffuse a livello globale.
L’escalation della guerra preventiva è già in corso da tempo; l'inizio dei bombardamenti ne sancirà solo l'aspetto "spettacolare".
La nostra risposta immediata sarà una mobilitazione permanente: intendiamo contribuire a trasformare la nostra università, da luogo cieco e sordo qual è ora, in un laboratorio della pace aperto a tutte le realtà cittadine.



Firmiamo questo appello per promuovere iniziative in ateneo, sui temi e i problemi aperti dallo scoppio della guerra, a partire dal giorno stesso dell'eventuale attacco militare e in vista dello sciopero generale contro la guerra:


- appuntamento dalle ore 8.00 del mattino, successivo al primo attacco militare, presso il cortile del "Filarete" per organizzare la partecipazione alla manifestazione cittadina;

- assemblea d'ateneo nel pomeriggio (ore 14.30 - atrio ascensori - Via F. del Perdono 7);

- ritrovo nella pausa mensa (ore 12.30 - 13.30) di ogni mercoledi' della settimana (atrio ascensori - Via F. del Perdono 7).


Non in nostro nome, non con il nostro cervello, non con le nostre braccia, non con con le nostre parole.


Studenti delle RETI UNIVERSITARIE CONTRO LA GUERRA, CGIL e CISL d'Ateneo, RdB d'Ateneo.

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