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Qui la discussione politica si fa seria. Meglio dunque piantarla di fare il buffone. Cercherò di spiegare meglio la mia posizione.
Oggi ho quasi 50 anni, un fisico acciaccato, responsabilità familiari e un muto-casa allucinante da pagare.
Se ne avessi 20 sarei probabilmente un "black blok". Ma non li ho.
Il mio "curriculum politico è il seguente:
1970-73: miliatante della Federazione Anarchica Italiana (FAI)
1973: aderisco a una scissione dalla F.A.I. per creare l'Organizzazione Comunista Libertaria, E un gruppo "archinovista". Per chi non ha nai officiato questi riti, gli archinovisti (Da Pietro Archinov, anarchico russo) cercarono fra il 1918 e il 1921 di coniufare insieme comunismo e anarchia. Di questo movimento fece parte anche Machkno, anarchico ucraino, colui che con un amitica carica di cavalleria di 20.000 uomini, donne, vecchi e bambini montati sulle tachanka, i carri trainati da cavalli e armati con mitragliatrici Maximov sconfisse l'armata bianca di Denikin.
Archinovist e Machknovisti finirono male. Machkno fu attaccato dalle truppe di Trotzsky, dopo essere stato accusato di separatismo ucraino. Finì esule a Parigi, dove incontrò il nonno di un mio amico. Il movimento archinovista fu distrutto dalla repressione bolscevica.
1973-1974 : autonomia operaia, quella con le iniziali minuscole. Gruppi informali di oerai di tutte le fabbriche di Milano. OM Fiat, Motta, Ercole Marelli, Sit-Siemens, Alfa Romeo ecc. Comitati di quartiere nelle borgate romane, a Centocelle, Borgata Alessandrina, Valle Aurelia ecc. ecc. forse gli anni più belli della mia vita. Comuni operaie a corso Genova, espropri proletari con gli operai dell'Alfa di Arese, nottate in sacco a pelo a presidiare l'OM Fiat che doveva essere trasferita. Migliaia di compagni in movimento per tutta l'Italia, la Francia la Germania, la Spagna (li era più difficile, c'era ancora Franco e bisognava adottare recole dure di clandestinità)
1977- 1980: con gruppi situazionisti, alcuni formeranno Zut e il Male. Grande ammirazione per Bifo e Radio Alice.
Annio '80. niente, tranne qualche articolo su Derive Approdi,,
Anni '90: ancora niente, fino al 1999: la guerra in Kossovo. Cerco di organizzare dalla banca in cui lavoro un manifesto "Welfare against Warfare". Lo firmano i maggiori economisti italiani. Si proponeva di usare le riserve in valuta di Bankitalia, che diventavano inutili, con l'euro, per un piano di aiuti serio nella ex-Jugoslavia Esplodo.non ne posso più, scrivo un libro "Diario di guerra: per una critica alla guerra umanitaria" uso lo pseudonimo di Sbancor.
Oggi: le uniche sigle a cui mi lega un senso di appartenenza sono Indymedia e Rekombinant. Cerco di dare una mano a No WarTV.
Quindi tutto, tranne che partiti e sindacati. (Dixit et salvavit animam mea… come si diceva nel 1500)
Ora la questione Cofferati. Io credo nel movimento cioè a quella cosa complessa e confusa che va da Lilliput ai disobbedienti, dai cattolici agli anarchici dai Cobas alla CUB, alle varie sigle m-l, ai boy scout e chi più ne ha ce ne metta. Ora io penso che il movimento abbia bisogno di una "sponda" istituzionale. Perché? Perche, ragazzi miei qui non stiamo combattendo il governo Andreotti o il governo Kossiga. Qui abbiamo di fronte il Pentagono, la CIA, le grandi Coorporations, le banche… insomma "c….amari". Dobbiamo lottare contro la guerra, anzi le guerre, contro il neoliberismo, contro la distrzione accelerata del pianeta contro l'inquinamento dell'infosfera. Ma pensiamo davvero di farcela da soli, con il gruppo di amici e compagni con cui siamo più d'accordo? Come negli anni '70, dove uno poteva appunto permettersi di essere "archinovista" e nessuno rideva?
Per essere ancora più chiaro: "sponda" vuol dire "sponda". Non alleanza, inciucio, promesse elettorali, deleghe in bianco. La "sponda è la Sponda. Come a biliardo. Cofferati potrebbe essere una "sponda". Bertinotti no. Perché, con tutto il rispetto, conta troppo poco, e se una sponda non rimbalza bene, è inutile. E poi neanche lui sa se è un uomo di movimento o un uomo delle istituzioni. E la "sponda" deve essere "istituzionale". Sull'art.18: andò sicuramente a votare. Ma perché devo andarci con la sicurezza di perdere?
Quella sulla democrazia non era una battuta. Ci sono cose dove si vota e cose dove non si vota. Non si vota su come devo essere abbigliato, non si vota sul mio diritto a vivere, non si vota d'altra parte sulla proprietà privata. Come dire questi sono "diritti indisponibili". Perche i diritti di un disgraziato che oltre che lavorare, lavora pure in una piccola impresa devono essere a disposizione di tutti, tutti vogliono dire la loro? Qualcuno a mai pensato di fare un referendum sul diritto societario o in materia di investimenti finanziari? No.

Grazie a tutti per le risposte.






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