http://www.quintostato.it/archives/000383.html
Dalla CIA al GIA di Carlo Formenti
Si chiama Ryan McKinley e ha solo 26 anni, ma se se saprà conservare grinta e spirito critico (e se - rischio più probabile - non troveranno un sistema per neutralizzarlo), promette di diventare una spina nel fianco per i poteri forti che cercano di trasformare la democrazia americana in un nuovo tipo di regime totalitario. Come tesi per il suo master al Massachussetts Institute of Technology, il neolauereato McKinley ha infatti sviluppato un progetto denominato Government Information Awareness , che si propone di offrire ai cittadini americani uno strumento per contrattaccare sul loro stesso terreno gli ideatori del famigerato Total Information Awareness (frettolosamente ribattezzato Terrorism Information Awareness per rassicurare l'opinione pubblica), il progetto in stile Grande Fratello varato dall'amministrazione Bush.
http://opengov.media.mit.edu/
Per capire come funziona l'idea, basta visitare il sito del progetto. Il principio di partenza è semplice e chiaro: grazie alle scelte politiche dell'amministrazione in carica, decisa a potenziare al massimo l'uso "inquisitorio" delle nuove tecnologie, il gap fra quello che il governo sa su ogni singolo cittadino e ciò che i cittadini sanno sul governo tende ad aumentare continuamente. Per controbilanciare, se non per rovesciare, tale tendenza, McKinley intende costruire un data base il più ampio possibile e di facile consultazione in grado di fornire a chiunque informazioni su chi detiene il potere politico ed economico.
Il data base verrà costruito sia "incrociando" i dati già disponibili in diversi data base, sia acquisendo i contributi dei cittadini-utenti, i quali potranno fornire informazioni in modo anonimo, per sfuggire a eventuali rappresaglie. E visto che in questo modo il sistema appare esposto al rischio di usi diffamatori, inesattezze, vendette private, ecc., sono previsti una serie di correttivi: dalla possibilità, da parte dei funzionari governativi interessati, di richiedere eventuali rettifiche, alla messa a punto di un meccanismo (autogestito dalla comunità degli utenti) di certificazione dell'affidabilità delle fonti.
McKinley e il professore che segue la sua tesi sono convinti che in questo modo sarà possibile costruire una vera e propria "mappa" dei poteri occulti: relazioni fra lobby economiche e legislatori, conflitti di interesse, reti amicali, fonti di finanziamento di campagne elettorali, intrecci trasversali fra potere politico, corporation, media, ecc. Tutto questo non si propone tanto di raccogliere prove per scatenare campagne giudiziarie sul tipo di Mani Pulite, quanto di offrire ai cittadini elementi di giudizio per compiere in modo più consapevole le loro scelte politiche. Resta solo da aggiungere che nella sigla GIA (forse per rendere più esplicita l'assonanza con la CIA) manca una O iniziale: il nome completo del progetto è infatti Open Government Information Awareness , con riferimento al fatto che il software di gestione del progetto è open source e il suo codice è disponibile a chiunque intenda studiarlo per migliorarne le prestazioni.
La vicenda offre non pochi spunti di riflessione in merito al nostro disastrato panorama politico nazionale. Mi limito a indicarne alcuni. A capo di una lunga storia di monopoli pubblici e privati sull'informazione (oggi fusi in un unico supermonopolio), la disimmetria di conoscenze fra governanti e governati da noi è ormai una condizione che viene data per scontata, quasi "naturale". E' forse questo il motivo per cui, quando questo muro compatto presenta qualche crepa, l'emergere della verità assume il carattere di "scandalo" (giudiziario, politico, economico, ecc.). Non sarebbe meglio cominciare a considerare la battaglia per la verità non, moralisticamente, come occasione di "sputtanemento" dei propri avversari politici, bensì come arma per renderne trasparenti interessi e progetti?
Naturalmente si tratta di una domanda (fintamente) ingenua: per compiere questo passo avanti, infatti, occorre in primo luogo costruire una cultura politica come quella che si riflette nel modo in cui un membro del Cato Institute ha risposto al giornalista di Wired che gli chiedeva un giudizio sul progetto di McKinley: "Se ci avviamo a diventare tutti sorvegliati, allora ognuno di noi deve avere il diritto di sorvegliare i sorveglianti". Com'è noto, il Cato Institute è una delle più autorevoli istituzioni della destra ultraliberista Usa: pensate che un qualsiasi esponente del Polo risponderebbe così alla domanda su un GIA made in Italy (magari sviluppato da un sito di controinformazione New Global)? ___________________________________________ rekombinant .network http://rekombinant.org http://rekombinant.org/media-activism http://urbantv.it