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Il giorno 27-01-2003 9.44, pino de march, [EMAIL PROTECTED] ha
scritto:
> trovano consenso ai loro deliri omofobi, sessisti, antisemiti e
> fondamentalisti cristiani non certo presso i soliti ricchi delle colline e dei
> licei ma preferibilmente  nelle insolite fascie più povere delle periferie,
> negli istituti tecnici e professionali.
.........................................
> Allora se vogliamo fare dell'antifascismo non possiamo continuare a
> frequentare aristocraticamente i salotti del centro storico ma bisogna partire
> dalle turbolenze sociali delle periferie perchè è li che si giocano i futuri
> politci e sociali non solo a Parigi, Berlino ma anche Bologna.
> Se vogliamo fare dell'antifascismo bisogna saper togliere terreno sotto i
> piedi a Forza Nuova o a chiunque altra formazione nazi o fascista, e il
> terreno di forza nuova preoccupante per me non è tanto quello di Piazza
> Minghetti ma quello della Barca, del Pilastro, della Bolognina e di tutte le
> altre periferie.

Anche i fascismi antichi, veramente, reclutavano manovalanza disperata e
muscolosa tra gli esclusi (letteralmente: esclusi da ogni decisione e
partecipazione)  - così come anche quelli contemporanei hanno socialmente
altrove le loro teste pensanti, da Alain de Benoist a Marcello Veneziani,
dalle confraternite degli aristòi cristiano-integralisti a... Il discorso
rischia di allargarsi a cerchi concentrici, e qui non serve.

Importante è che Pino ha colpito con intelligenza e passione il cuore del
problema: a furia di frequentare le piazze delle guide turistiche, i
non-luoghi delle celebrazioni di massa, abbiamo dissolto in una distrazione
blasè tutto il patrimonio - contraddittorio e spesso ingombrante, e spesso
afflittivo, ma patrimonio "nostro" comunque - di pensiero e di carne della
rivolta. 
A questo punto, se volessimo imparare cosa concretamente insegna il pensiero
gramsciano, dovremmo andare a scuola dalla "nuova destra".

Perché loro lo hanno capito, che non è l'opzione "politica" che aggrega, ma
il modello di vita: una vita in cui riconoscersi.

Ma ho detto una sciocchezza, il nostro problema non è il prevalere di
un'opzione politica - magari: se così fosse, quando proprio decidessimo di
andarci ci divertiremmo come matti ai dibattiti condotti da Giuliano
Ferrara, invece di fare la figura degli amabili idioti, che in veste di
telespettetori poi ci tocca fare il tifo per il frate francescano (che
figuriamoci se si fa irretire da Ferrara, quello la sua storia secolare se
la ricorda benissimo).

Il nostro problema è il prevalere di un'opzione etica.
Come se l'anelito a una giustizia astratta fosse un modello da proporre alle
masse oppresse.
Suvvìa.
Sembriamo adolescenti tardivi e garantiti - garantiti, sì, perché altrimenti
come potrebbe poterci venire in mente che decidiamo noi qual è la giustizia
per tutti? Che il profugo ruandese, per esempio, ha diritto alla sua terra
da coltivare in pace? Magari con l'aratro a mano, stile età della pietra? Il
profugo ruandese probabilmente vuole una buona automobile, un cellulare e
gadget per i suoi figli.
Probabilmente, io lo inferisco ma non lo so: c'è qualcuno che glielo ha
chiesto?
E se poi venisse fuori che davvero vuole l'automobile eccetera, che
facciamo? Lo colpevolizziamo perché ambisce a uno stile di vita che
contribuisce alla distruzione del pianeta?
Gli spieghiamo che persino noi, che siamo legittimamente titolari del
privilegio, ci mortifichiamo mangiando mele coi vermi perché sono coltivate
con criteri di integralismo biologico?
Io no, ve lo dico subito: mi piace un sacco il caffé di McDonald, quando
riesco a farcela spendo per una bottiglia di vino quello che a una famiglia
del Ruanda basta per un mese, e ogni volta che non compro scarpe Nike penso
che poi comprerò quelle senza marca che costano poco - il che vuol dire che
probabilmente le hanno fatte le ragazzine che lavorano a nero in quel di
Lecce, ma siccome non sono gratificate dai boicottaggi internazionali che ce
ne frega? (perché lo sappiamo tutti, immagino, che comprare un paio di scrpe
sicuri di non alimentare sfruttamento significa pagarle almeno 300 euro, e
che quindi gli acquisti eticamente ineccepibili sono uno sfizio da
benestanti...).

Che c'entra tutto questo con fascismo e antifascismo?
C'entra, sono sicura che c'entra.

"Tutto è parodistico in ciò che sembra emancipare il proletariato. Se sfugge
all'abbrutimento del lavoro da cui una produzione automatizzata lo dispensa,
è per precipitare nella noia laboriosa della disoccupazione, vero e proprio
lavoro a vuoto la cui passività è estenuante...
Senza mai aver avuto l'uso di se stesso, si ritrova ora escluso dalla
produzione che era il suo unico uso riconosciuto...
Ha già rinunciato al suo infamante appellativo, non per liberarsene ma per
scendere più in basso, laddove i poveri si uccidono e si derubano fra di
loro e vengono nutriti per carità."
(Raul Vaneigem, Noi che desideriamo senza fine)

Ciao
Chiara





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