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strategie per la comunicazione indipendente
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Su Repubblica di oggi Rumsfeld dice: "a volte l'opinione pubblica ha bisogno
di una Pearl Harbor".

Nelle assemblee e nelle mailing list di movimento si sta discutendo in merito
al "cosa fare quando scoppierà la guerra". Benissimo. Purtroppo, però, c'è
un'altra domanda da porsi che non è meno urgente: cosa facciamo quando accadrà
il "nuovo 11 settembre"?
Ora, è inutile stare a toccarsi nelle parti basse o pensare che parlarne
porti sfiga.
Sul fatto che accadrà ci sono molte probabilità. Tutti i potenti non fanno
che tambureggiarne da mesi, in continuazione.
Mentre di solito i gruppi armati, dall'ETA alla Jihad islamica,
reagiscono controffensivamente ad aggressioni ed arresti, Al Qaeda cosa
fa? Se ne sta buona per un anno e, se tornasse, tornerebbe giusto in tempo
per una guerra che non gode del consenso dell'opinione pubblica.
Oltretutto - se fosse vero quello che dice Jean Baudrillard - sotto sotto
tutto l'inconscio collettivo starebbe aspettando con ansia questo sequel.
Anche se questo, oramai, non ha più molta importanza.

Quello che importa è che il Grande Attentato potrebbe accadere non prima
ma DURANTE la guerra.
Allora proviamo ad immaginare. Immaginiamo che scoppi questa guerra più
ingiustificabile, più infame - per quanto possibile - delle altre. Centinaia
di migliaia di persone in piazza in tutto il mondo. Milioni di persone.
E poi l'Attentato.
Su tutti gli schermi il Grande Show questa volta anche un tantino
radioattivo o chimico (nei sequel, di solito, ci sono più effetti speciali).
E, ancora una volta, migliaia di morti. E, ancora una volta, noi no/new
global che restiamo spiazzati, inebetiti.
Ricordate appena dopo l'11/9/2001?
La sensazione era che per il Movimento fosse finita o che, quantomeno, sarebbe
iniziata una fase di forte ripiegamento, di marginalizzazione. Nelle discussioni
informali tutto questo veniva ipotizzato seriamente e da molti. Certo, poi
ci siamo ripresi. Ma se lo Spettacolo fornisse all'opinione pubblica un'altra
"inconfutabile prova"
della minaccia terroristica?

Ora, siamo impotenti di fronte a questa ipotesi? No, non del tutto.  Qulcosa
si può cominciare a fare e fin da subito.
Quel che si può fare è informare di più sull'11/9/2001. Nei nostri siti,
nelle nostre mailing list, nei nostri spazi di socializzazione.
Quello che tutti abbiamo pensato quel pomeriggio di un anno e mezzo fa -
"sono stati gli americani" - è ora supportato da montagne di indizi,
documentazioni e ricostruzioni. O almeno: siamo certi che non è andata come
ha dichiarato il governo USA. Eppure, la stragrande maggioranza dell'opinione
pubblica - anche "di sinistra" - non ne sa nulla.
Potete andare su http://propagandamatrix/archiveprior_knowledge.html oppure
http://emperors-clothes.com
In italiano, c'è molto materiale sull'ottimo informationguerrilla e, in
particolare: la recensione del libro "Guerra alla libertà" e, soprattutto,
la pagina http://www.informationguerrilla.org/11_settembre.htm che contiene
un
articolo americano riassumente tutte le ricostruzioni "cospirazioniste"
sull'11 settembre con rimandi a numerosissimi link.
C'è, infine un sito specializzato sul tema che è http://freebooter.da.ru/
Per chi non avesse mai letto queste ricostruzioni, posso garantire che delineano
un quadro agghiacciante per chiunque. Occorre allora diffondere.
Possiamo, attivando processi reticolari d'informazione, contrastare la 
"controinformazione"
televisiva e far sì che almeno una piccola parte dell'opinione pubblica
non si trovi impreparata dinanzi al mostruoso sequel. Che sappia chi è il
vero responsabile. Che questa volta la menzogna, malgrado gli sforzi di
Vespa, Mentana ed altri, abbia difficoltà a passare.


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