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strategie per la comunicazione indipendente
http://www.rekombinant.org/media-activism
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Devo ammettere che queste passeggiate nei boschi interattivi si stanno
rivelando interessanti. Dopo Meetup e BookCrossing vale senz'altro fare una
punta sul "Livejournal" che sembra essere l'ultima frenesia d'oltreoceano
in materia di webcommunity.
http://www.livejournal.com/
L'ho trovato andando a frugare nei "topic" di meetup. Dopo gli appassionati
di slashdot (News for nerds!) i gruppi di incontro piu' numerosi sono
quelli che fanno capo a livejournal.
Il termine livejournal non e' di traduzione immediata ma deve indicare
qualcosa al confine tra il diario personale e il quotidiano. Di fatto,
periodicita' a parte, non si tratta di un quotidiano, anche se, come
vedremo, ha finito con lo svolgere anche funzioni informative di non poco
conto. Piuttosto si tratta di un diario su web che pero' non e'
strettamente privato ma si apre a una comunita' piu' o meno selezionata.
L'idea e' venuta a uno studente di Washington e si e' estesa in modo
progressivo a partire dall'universita' in cui studia fino a raggiungere
770.000 iscritti su tutto il globo. Questa cifra e' decisamente piu'
vistosa di quelle riportate da altre idee virus che abbiamo visitato tempo fa.
Tra i vari aspetti positivi c'e' quello che il programma e' di pubblico
dominio (GPL) e il suo ideatore, Even Fitzpatrick, lascia che se ne
realizzino liberamente nuove versioni. Anzi, sembra incoraggiare
deliberatamente le persone a farlo, fornendo il codice sorgente
direttamente nella homepage del sito. Sara' forse necessario qualche sforzo
di traduzione (localizzazione) ma far partire un servizio
livejournal dovrebbe essere una cosa che un amministratore di sistema
riesce a fare nell'arco di una settimana al massimo.
Apprezzabile anche il fatto che ne esistano versioni client per ogni
sistema operativo. E in generale sembra proprio che l'attivita' di tutto il
gruppo sia ispirata alla filosofia del software libero, con dibattiti di
natura tecnica e "assemblee di gestione" aperte al pubblico.
Tra l'altro il giovanotto dice che ancora non riesce a spiegarsi come sia
potuto verificarsi un contagio di queste dimensioni.
La sua community del resto non si regge sulla qualita' del prodotto, ma
sulle sue dimensioni, sul gran numero di persone che ormai ne fanno parte.
In gioco c'e' soprattutto la socializzazione. Da quello che ho capito
finora il sistema non si appoggia a protocolli particolari, fa tutto da
web, servendosi di database. Si puo' usare attraverso un qualsisi browser,
ma esistono diversi programmi client, che permettono di usarlo in modo piu'
rapido e mirato.
Questi client ricordano sotto molti profili ICQ, non solo nell'aspetto
esteriore, ma anche in alcune forme del funzionamento. Servono
fondamentalmente per aggiornare il journal e dispongono di una lista sulla
quale gli utenti scelgono chi puo' accedere alle loro pagine ed
eventualmente lasciare commenti (e, del tutto indirettamente, chi invece
non puo'). E questo praticamente per ogni invio. Cio' vuol dire che ogni
volta che viene inviato un messaggio per il proprio livejournal l'utente
puo' scegliere se tale messaggio sara' visibile solo a persone scelte o
solo agli appartenenti al proprio gruppo, oppure a tutti. Questi giochi di
visibilita' reciproca, di apertura o chiusura devono costituire per i
ragazzi un elemento di curiosita' e di scommessa.
Parlo di ragazzi perche' i partecipanti a livejournal sono in larga
maggioranza adolescenti, piu' femmine che maschi, di eta' compresa tra i 14
e i 25 anni.
E' possibile caricare immagini presenti su web e inserire link. Ovviamente
ci sono vari modi di personalizzare lo strumento per quanto riguarda
colori, caratteri e altro. Tutto fa poi capo a un calendario, che permette
al singolo utente e alle persone autorizzate di scorrere le date come si
trattasse di un diario ed eventualmente aggiungere o modificare dati o
commenti. Insomma per molti versi un weblog personale, piuttosto spartano,
ma arricchito da questi elementi di community e da questo rapporto
privilegiato con il tempo.
Il programma che gira dalla parte del server dovrebbe risolversi in una
serie di incroci di dati testuali che, a seconda delle richieste,
permettono o non permettono l'accesso agli indirizzi delle pagine web
realizzate in ciascun livejournal.
C'e' un apposito comando per scaricare l'intero livejournal personale,
qualora qualcuno volesse tenerlo offline o trasferirlo altrove.
Per quello che riguarda i soldi, da qualche tempo Even Fitzpatrick presenta
agli aspiranti utenti la richiesta del pagamento di 5 dollari per un
periodo di iscrizione di due mesi, dopo i quali l'utente puo' smettere di
pagare. Questo vale pero' solamente per quelli che vogliono entrare nella
community ex abrupto, insomma da soli, senza invito. Quelli che invece
vengono introdotti da amici (attraverso la cessione di un numero di codice)
possono evitare il pagamento fin dall'inizio. Poi ci sono dei pagamenti
previsti per chi vuole un servizio esteso, ma fondamentalmente la formula
free soddisfa tutte le funzioni piu' importanti del sistema.
A quel che pare, dato il numero enorme di partecipanti, si tratta tuttavia
di un sistema di pagamenti che riesce a mantenere il gruppo che lavora alla
gestione del server e forse anche qualcosa in piu'. Il che non fa che
confermare quanto si diceva in merito a meetup e bookcrossing: si riescono
a realizzare profitti soltanto su masse sterminate di persone che sono
disposte a a spendere pochissimo o nulla.
Questa mi pare al momento l'unica frontiera realistica dell'economia di rete.
Un altro particolare curioso e' che livejournal ha attecchito, per ora,
quasi esclusivamente negli usa.
Ha ottenuto il plauso della Silicon, con la California in testa alla
classifica degli utenti.
Mentre la diffusione e' scarsissima nel resto del mondo. Ma sono in corso
grandi manovre, soprattutto per le lingue. L'altro paese in cui ha avuto
una diffusione piuttosto massiccia, e' la Russia, dove pare abbia svolto
una funzione importante nel far circolare le informazioni sulla vicenda
dell'attacco coi gas al teatro di Mosca nel clima di oscuramento
orchestrato da Putin.
http://www.wired.com/news/culture/0,1284,56073,00.html
Ma al di la' di questi eventi e degli aspetti tecnici, che sono ampiamente
documentati sul sito, quello che sembra interessante e' il tipo di contatto
sociale che viene a stabilirsi tra gli iscritti alla community.
Mi sembra pero' un argomento talmente complesso che forse e' bene
rimandarlo a data da definire.
Ci sono troppe questioni in merito a trasparenza, intimita', aggregazione,
in questa idea del diario online.
Comunque in Italia, al momento, ci sono circa seicento iscritti al
LiveJournal americano.
Un salutone
Rattus
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