Torno un momento su Geoffroy.
Mi sembra opportuno rilevare come la stampa sia stata particolarmente severa nei suoi confronti. Mentre si fa di tutto per nascondere gli eventi piu' clamorosi dell'odissea di Geoffroy, culminata nella petizione contro il Presidente della Repubblica, si fa appello a tutti i dettagli piu' insignificanti della vicenda per costruire la figura del mostro.
Geoffroy, secondo "La Repubblica", voleva ammazzare altre dodici persone. Geoffroy voleva buttare la madre per le scale. Geoffrey e' stato "tradito dalla sua auto".
In realta' sono fandonie. Il nostro a Camogli aspettava di essere arrestato da un momento all'altro e non ha fatto nulla per evitarlo. Anzi, direi che si e' lasciato intenzionalmente arrestare parcheggiando la sua Passat, segnalata dalla polizia "a tutte le auto", in patente divieto di sosta. Quando i carabinieri in borghese lo hanno chiamato ha unito i polsi per farsi ammanettare. Non mi pare il comportamento di chi vuole ammazzare dodici persone.


E' capibile che si avverta un senso di riprovazione nei confronti di un assassino. Ma questo non autorizza ad occultare le verita' imbarazzanti che riguardano il caso e a enfatizzare ipotesi ed episodi insignificanti e da verificare.
Visto che nessun giornale, che io sappia, lo ha fatto, ci tengo almeno a segnalare quanto il senatore Caruso ha detto in sede di Commissione Giustizia al Senato, nel 2001, riguardo la petizione di Geoffroy. Nel verbale della riunione si puo' leggere quanto segue:


"Si tratta di una vicenda emblematica, delle situazioni di impotenza in cui può trovarsi il cittadino in guerra con la burocrazia. In questo scenario vorrebbe poter indicare al presentatore della petizione un percorso che non sia solo quello di ottenere una vittoria o una sconfitta. Auspica una conclusione pacifica che potrebbe avere effetti positivi anche per l'interessato.
Non si può non dare atto, aggiunge il relatore, al presentatore della petizione che egli non aveva esitato ad esporre la propria persona incorrendo nelle relative conseguenze proprio per andare incontro alle gravi problematiche di sofferenze e disperazione di qualcuno il suo sequestratore che si trovava in quella situazione per la inaudita incapacità delle Amministrazioni di adempiere all'erogazione degli assegni di invalidità. Su tale aspetto non si può che riconoscere la validità delle ragioni del dottor Geoffroy."


Anche Umberto Galimberti, che pure ha scritto un articolo decente, non sfugge alla tentazione di inventare qualcosa e nascondere qualcos'altro: invece di essere una persona a cui era stata diagnosticata una malattia e riconosciuta una pensione, il sequestratore di Geoffrey diventa nelle parole di Galimberti: "Un ragazzo tossico che pretendeva dallo psichiatra che gli ottenesse una pensione". Sono distorsioni lievi, ma hanno un significato.
Infatti Galimberti prosegue: "Allo psichiatra la richiesta deve essere sembrata fondata...".
No, caro professore, la richiesta, come diceva due anni prima il senatore della Repubblica Caruso, era fondata. E non si trattava di un "ragazzo tossico" che voleva soldi ma bensi' di un infermo mentale a cui era stata riconosciuta l'invalidita'.
Questo sottile slittamento serve a Galimberti per dare forza alla sua tesi. Quella che Geoffrey era inidoneo al mestiere di psichiatra. Quale psichiatra puo' pensare seriamente di proporre un assegno mensile per un tossicodipente ?


Cari amici rikombinanti, non so voi cosa ne pensiate ma a mio modo di vedere questo caso andrebbe in qualche modo seguito. Non ho nessuna simpatia personale per quest'uomo, ma mi sembra che si stiano dicendo davvero troppe sciocchezze su questi fatti. Vediamo come la mettera' domani "Il manifesto". Ma non mi faccio illusioni. Ormai e' decisamente troppo controllato dalle corporazioni professionali perche' riesca a dare una lettura non dico "militante" ma quantomeno equanime.

A me invece pare che sotto questa storia ci sia veramente un badile di merda. E il caso Geoffroy dev'essere sicuramente solo la punta dell'ice-berg. Ma com' e' possibile che una persona che arriva fino alla commissione giustizia del senato venga ricoverata in modo coatto nello stesso ospedale contro cui ha intentato causa legale e presso cui ha lavorato? Come non vedere che sottoporlo ad un'azione medica forzosa in quella sede ha qualcosa di riprovevole ? Come non sospettare che si tratti di una punizione piuttosto che di una procedura medica ?
Ammesso che fosse oramai del tutto fuso, non si poteva trovare una soluzione meno umiliante ?


E ci si deve rendere conto che stiamo parlando di una persona che godeva di forti protezioni. Che destino tocchera' ai marginali e ai malati mentali "qualunque" ?
Per carita', sono solo congetture le mie. Ma perche', nell'analizzare una situazione cosi' delicata, non assumere un atteggiamento adeguatamente critico ?


In tempi migliori sarebbe stato un tipico caso su cui le testate di sinistra avrebbero cercato di fare luce. Con attenzione, con rispetto, ma anche con la necessaria lucidita'.

Rattus


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