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Mi ricordo di un vecchio amico che ascoltando un noioso oratore impegnato nel disegnare a tinte fosche la prospettiva di una societa' dominata dai computer, proruppe in un indimenticabile: "meglio i computer che Buttiglione !!".

La battutaccia non era del tutto occasionale, soprattutto perche' il mio amico la sapeva lunga. Sapeva, ad esempio, con quanto impegno padre Agostino Gemelli, eminenza nera della psicologia italiana, avesse filtrato, per trent'anni buoni, tutta la letteratura scientifica proveniente da oltreoceano in cui veniva discusso il problema della natura umana. Ed e' rimarchevole che mentre Piaget e Freud non superavano il filtro della censura del prelato, Cerletti e Bini presentavano al mondo scientifico i risultati della loro grande scoperta": l'elettroshock (1939).

Questa voragine, questo vuoto culturale, che si estende fino agli anni ottanta, impedisce qui da noi qualsiasi ragionamento sulla questione del materialismo che non rischi di assumere sfumature grottesche. (Incidentalmente nota Riccardo Luccio che,qui in Italia, ancora oggi non esistono "veri" storici della psicologia sperimentale, delle neuroscienze, o del cognitivismo. E il motivo è chiaro, aggiungo io, l'opera del Gemelli viene di fatto proseguita dagli epigoni)

Fuori dal coro due lavori: il saggio di Sebastiano Timpanaro "sul materialismo" e le recenti riflessioni di Paolo Virno uscite su "Esercizi di Esod"o (I rompicapo del materialista).

Tornando alla storia locale, e' invece vero, e va riconosciuto, che Adriano Olivetti aveva caldeggiato, ancora prima della seconda guerra mondiale, una collana di traduzioni dei principali testi di psicologia scientifica. Quella avrebbe potuto essere una felice congiuntura tra tecnologie della manipolazione simbolica (le macchine da scrivere) e teorie della mente.

Insomma, cosa non va nell'intervista a Damasio che ci ha inviato Claudio ?
Semplice: che non si puo' appiattire un problema di questo genere su stereotipi come: "gli americani (k) ci vogliono dare da bere che il cervello funziona come un computer ".

Chi come me, sia pure in modo dilettantesco, osserva il dibattito su questi temi da un po' di anni, non puo' non stupirsi del persistere di questo basso di fondo sulla stampa. Purtroppo o per fortuna, le cose sono un po' piu' complicate.
Non saprei da dove cominciare. Ogni teoria ha i suoi limiti e le sue potenzialità euristiche. E a me non interessa fare schieramento con questi o con quelli. Ma se andiamo alle origini delle teorie computazionali, leggendo per esempio il bellissimo libro di Hodges su Turing (Storia di un enigma, Bollati Boringhieri), scopriamo come questo stravagante matematico inglese fosse in ogni senso un materialista.
La sua teoria sui numeri computabili era una "meccanizzazione" dei processi di calcolo (le cui conseguenze filosofiche si sono dimostrate, a distanza di tempo, "incalcolabili").

Turing era convinto di aver scoperto un piano "materiale" per i processi simbolici. Insomma, di aver portato la matematica in terra, di aver dimostrato come una struttura fisica possa sovrintendere al ragionamento umano. (Ne' andrebbe dimenticato che concepi' le sue macchine partendo proprio da una macchina da scrivere).

Cosa volete farci ? Mentre Turing lavorava sui numeri computabili, qui da noi il prete in orbace Agostino Gemelli recuperava il "medievalismo" come la tradizione su cui innestare la nuova rivoluzione culturale italiota. ( Gemelli, nel fare questo, si ispirava a Duhem ma c'e' da dubitare seriamente che lo avesse letto).

Il processo ad Alan Turing, la sua orgogliosa difesa della propria omosessualita', le terapie ormonali che gli furono imposte per rimuoverla e infine il mistero che avvolge il suo presunto suicidio, sono elementi di straordinario interesse per la storia della scienza e in particolare per quella del materialismo. Si tratta anche, a mio modo di vedere, di una strada per comprendere l'altra guerra fredda, quella che oppose, dopo la seconda guerra mondiale, il potere militare a quello scientifico, con tutto cio' che di bene e di male ne e' seguito. Temi che, come si e' sostenuto, tornano attuali ai nostri giorni.

Questa digressione solo per dire che se ho poco pazienza per le geremiadi sull'impero del "logos" non e' certo perche' sono un cognitivista. Il problema e' piuttosto capire perche' la sinistra italiana èossessionata da questa coazione a ripetere che, almeno in questi termini qui, anno dopo anno diviene piu' goffa e improponibile. Dev'essere che il pensiero "binario" continua a fare le sue vittime. Si segnano intere categorie di pensiero con qualche stigma e si continua a ripetere il proprio ritornello. Che poi si spari al buio, che la polemica sia del tutto gratuita, non sembra scalfire le granitiche convinzioni di alcune redazioni.

Nel frattempo, varra' la pena segnalarlo, centinaia di studiosi, in maggioranza statunitensi, che fanno riferimento alla CHAT (Cultural Historical Actvity Theory) si incontrano ogni giorno online per discutere delle origini e delle evoluzioni di questo filone di pensiero (Lurja, Vygotskij, Leontev etc).
Visto che lì si rilegge Marx e si elaborano nuove prospettive di materialismo, perché non fare articoli su questo, invece di insistere su cio' che la psicologia, o la teoria della mente, dovrebbero o non dovrebbero essere e fare ?
Forse la vocazione "negativa" la spunta su quella produttiva ?


saluti
Rattus




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