Nuovo post sul blog (Ninux.org Wireless Community): 

'La giornalista del gruppo. Mi presento: "In campeggio con gli hacker" su
Internet Magazine' di silvia

Conosciuti  un pò per caso, scelti per necessità: di fare gruppo, di credere
in un  progetto comune. Perché sono incredibili, questi ragazzi. Ingegneri 
delle telecomunicazioni, informatici, grafici...& giornalisti,  ovviamente.
Cioè io!
Dedicano parte del loro tempo alla comunità. Perché? Credono in un progetto
sociale. E lo portano avanti.

La nostra "collaborazione" è iniziata quest'estate: al Battle of the Mesh V. 3
(di cui potete leggere il reportage che ho scritto per il numero di settembre
della rivista Internet Magazine). Per leggere l'articolo, rinvio al mio blog ()

Uno dei miei prossimi post sarà tutto dedicato a presentare al community...e i
suoi componenti.
Stay tuned...ne sentirete presto delle belle!



Ecco il testo integrale dell'articolo:
Buona lettura!
Sono venuti da tutta Europa per partecipare alla terza edizione del Wireless
Battle of the Mesh con l’intenzione di darsi battaglia a suon di test sui
protocolli di routing per reti mobili (Babel, OLSR, B.A.T.M.A.N.), per valutarne
le prestazioni. La squadra che si è creata al Camping Porticciolo (vicino al
lago di Bracciano) dal 2 al 6 giugno era composta da più di quaranta persone.
Dai rappresentanti della tedesca Freifunk (www.start.freifunk.net) e del Partito
Pirata o dell’austriaca Funkfeuer (www.funkfeuer.at) a quelli
dell’HackerSpace di Bruxelles (www.hackerspace.be), dagli spagnoli di Guifi
(www.guifi.net) ai francesi del Tmp/lab (www.tmplab.org). Per non parlare del
gruppo italiano: il gruppo romano di Ninux (www.wiki.ninux.org), il Sabazia Lug
(www.sabazialug.org) e alcuni studenti delle Università di Pisa, di Trento e di
Napoli. Cinque giorni intensi, di lavoro e di ricerca, ma anche di condivisione
delle esperienze, delle idee, dei punti di vista, che alla fine è la vera forza
di questi incontri internazionali. La competizione motiva, ma l’obiettivo è
quello di creare l’occasione perché i gruppi interagiscano, facciano il punto
sui risultati ottenuti da ciascuno, arrivino a immaginare nuove linee di
sviluppo, anche collaborative. Ma procediamo con ordine.



L’evento

Con Claudio Pisa (“Clauz”) di Ninux, il gruppo di Roma che si è occupato
dell’organizzazione dell’evento, parliamo delle fasi preparatorie.

Bracciano dopo Parigi e Bruxelles. Come nasce l’idea di portare il Wireless
Battle of the Mesh in Italia? 

«Le cose sono andate in questo modo: con un altro membro del gruppo, Saverio
Proto (“ZioProto”), ho partecipato a Bruxelles alla seconda edizione del
WBM. Non essendo presenti gli sviluppatori, abbiamo curato la parte relativa a
OLSR, diventando di fatto una specie di “OLSR team”. Abbiamo potuto notare
come la maggior parte del tempo sia stata spesa nella preparazione e
configurazione dei router. E, infatti, ci siamo persi la battaglia vera e
propria, che si è svolta in fretta nel corso dell'ultimo giorno su una rete
piccola, con test non ben definiti e senza un vincitore. Pochi mesi dopo, a
Berlino, durante il Chaos Communication Congress 2009, Saverio ha incontrato sia
gli organizzatori principali del WBM, sia gli sviluppatori di quasi tutti i
protocolli di routing. Parlando è venuta fuori l'idea del campeggio e la
proposta di fare il WBMv3 in Italia».

Perché proprio in un campeggio?

«I motivi per cui è stata scelta una simile location sono stati la
possibilità  che offriva di fare un testbed in outdoor, e quindi, di ottenere
qualcosa di simile a quello che succede nelle wireless community networks, dove
gli apparati di fatto si trovano sui tetti, insomma all'aria aperta. Poi avremmo
avuto a disposizione prese elettriche in qualunque punto dell’area. E perché
un campeggio permette anche di stare tutti insieme! In particolare, quello di
Porticciolo ha una tradizione nell'ospitare eventi riguardanti Linux e free
software (ad esempio è stato teatro della Debian Conference nazionale del
2008). Poi i proprietari utilizzano da anni Linux e free software per i
computer: insomma, un vero e proprio camping hacker friendly».

Per gli esperimenti avevate bisogno di una connessione a Internet. Come avete
provveduto?

«Il campeggio è dotato di ADSL, ma non velocissima. Allora abbiamo fatto una
ricerca sui provider wireless in zona perché, rispetto a una connessione via
cavo, quel tipo di tecnologie si presta meglio per eventi temporanei: sono più
economiche e sono più facili da mettere in opera e smontare. Nello specifico,
il provider wireless della zona era Unidata (quelli che stanno dietro anche a
Roma Wireless, il consorzio che fornisce Internet via wireless nei parchi di
Roma). Quando li abbiamo contattati per la connessione al campeggio, si sono
subito dimostrati disponibili e ci hanno fatto da sponsor. È stata installata
un'antenna a Trevignano (dall’altra parte del lago) e un palo all’interno
del campeggio su cui è stato piazzato il dispositivo per fare il collegamento.
Stiamo parlando di circa 10 Km».



Entriamo nel vivo della battaglia 

Chi da solo, chi in gruppo, non tutti arrivano nello stesso momento. Le prime
due giornate vengono quasi interamente spese alla preparazione e
all’allestimento degli spazi di lavoro. Venerdì si comincia a fare sul
serio.

1° fase

Durante tutto il giorno e parte della notte, alcuni membri del gruppo francese
si sono occupati di come caricare (“flashare”) automaticamente su 90 access
point, , un firmware (sistema operativo) basato su OpenWRT, una distribuzione
linux espressamente realizzata per questo tipo di dispositivi "embedded"
caratterizzati da poco spazio su "disco" (flash memory di 8 Mb) e poca ram (16
Mb). Su ogni access point c'erano 5 diversi protocolli di routing: OLSR, BABEL e
BATMAN (nelle 3 versioni Batman, Batman Advanced,e Batman Experimental), per un
totale di 5 diversi demoni di routing che giravano contemporaneamente. Ogni
access point aveva 5 diversi indirizzi IP appartenenti a 5 diverse sottoreti,
una per demone di routing da testare. Ogni demone di routing era utilizzato con
le impostazioni di default ovvero non era ottimizzato per il tipo di topologia o
test utilizzato.

2° fase

L’intera mattinata di sabato è stata dedicata al deployment. Nonostante ne
fossero stati preparati 90, è stato possibile mettere in campo solo 47 access
point di tipo "Fonera", collegandoli alle fonti di elettricità disponibili
all'interno di tutta l’area del campeggio, oltre che sui tetti della reception
e dei bagni, in alcuni bungalow. Il tentativo è stato quello di distribuirli in
modo tale da ottenere una buona approssimazione di una situazione reale Ogni
apparecchio era stato numerato in modo da poter mappare la loro disposizione. È
stata così creata la topologia della rete che è stata costantemente
fotografata in modo da monitorarne i cambiamenti nel tempo.

3° fase

Nel pomeriggio è iniziata la battaglia a colpi di “ping”. L'esperimento
consisteva nel mandare una serie di pacchetti di grandezza 500KB ogni 0.4
secondi attraverso una serie di percorsi più o meno "difficili", a partire da
due nodi scelti all’interno della rete, misurando i pacchetti persi ("packet
loss").

Dai diversi test effettuati, simulazioni di casi limite o più vicini a una
possibile situazione reale, è emerso un comportamento abbastanza simile di
tutti i protocolli di routing che hanno ottenuto una percentuale di perdita di
pacchetti media tra il 60% e il 69%. Interessante è stato confrontare anche il
consumo di CPU (variabile tra il 5 e il 14%), l'utilizzo di memoria (tra l'8 e
l'11%) e il traffico di controllo (overhead) immesso in rete (tra 800kb e 2,3
Mb). E' stata infine calcolata la rapidità con cui i protocolli di routing si
accorgevano di un "routing loop", e da questo test è emerso che praticamente
solo OLSR è riuscito ad ottenere dei buoni risultati (2 secondi). Sebbene OLSR
risulti leggermente superiore alla media in base a questo set di esperimenti,
alla fine del talk conclusivo di presentazione dei risultati tenuto da Corinna
“Elektra” Aichele di Freifunk, tutti gli sviluppatori e i partecipanti sono
stati d’accordo sul fatto che non c'è stato un vero e proprio vincitore, ma
che tutti i protocolli si erano comportati bene e nessuno aveva reso la propria
la sottorete inservibile, utilizzato troppa memoria/CPU o non aveva instradato
correttamente il traffico. Un punto da sottolineare è che, per la prima volta,
5 diversi demoni di routing hanno convissuto condividendo le scarsissime risorse
di RAM e CPU offerte dalla Fonera.

Risultati soddisfacenti, insomma, anche se non definitivi.



Non solo tecnicismi

Il successo e la riuscita dell’evento sono da attribuire soprattutto alla
possibilità del confronto vis-à-vis tra i vari esperti, di capire "cosa c'è
che non va" e migliorare il codice dei singoli programmi di routing, allo scopo
di fornire alla comunità sistemi sempre più affidabili. Diversi i talks
organizzati, vere e proprie pause di approfondimento, tenuti dagli sviluppatori
dei differenti protocolli di routing durante i quali venivano illustrati i
principi di funzionamento, sollevate questioni e chiariti i dubbi. Ma i pranzi e
le cene, consumati in grandi tavolate internazionali, erano altrettante
occasioni di scambio di informazioni e idee. Tedeschi, francesi, spagnoli,
italiani, inglesi, belgi: tutti davanti una pizza o un piatto di pasta a parlare
di tecnologie wireless, community, reti mesh. «La prima edizione del WBM» ci
racconta Vincent Gross, membro del tmp/lab di Parigi, «nasce proprio
dall’esperienza degli hacker spaces come luoghi di incontro per favorire una
libera circolazione di conoscenze ed esperienze, non solo tecniche. È la
volontà di far qualcosa, di impegnarsi in un progetto comune che ha ispirato
l’evento. Anche se poi è stato anche utile anche per iniziare un lavoro di
debugging sui diversi protocolli che hanno partecipato».

Con questo spirito, un piccolo gruppo ha portato con sé un elicottero
radiocomandato (Mikrokopter) su cui aveva montato una videocamera e una
Foxboard, un piccolo computer con Linux embedded capace di inviare via WiFi il
flusso video della telecamera a un proiettore montato nel tendone. Diversi sono
stati i voli effettuati che hanno incuriosito e coinvolto gli stessi ospiti del
campeggio, permettendo loro di vedere le immagini inviate in streaming da 50 mt
di altezza.

Ma perché non trovare anche applicazioni di utilità sociale? «Possediamo la
tecnologia per costruire delle reti informatiche a costi moderati» ci racconta
Juliusz Chroboczek dell’Università Paris-Diderot, «per dire, si potrebbe
coprire un ettaro con 500 euro. Il paradosso sta nel fatto che pur possedendo
gli strumenti, la legge impedisce di utilizzarli (si faccia riferimento alla
direttiva europea 2006/24/CE, riguardante la “conservazione di dati generati o
trattati nell’ambito di fornitura di servizi di comunicazione elettronica
accessibili al pubblico o di reti pubbliche di comunicazione”, n. d. A.). Che
farne, dunque? Ci sono diverse idee, anche se ancora un po’ vaghe. Nelle
vecchie colonie francesi dell’Africa occidentale, Camerun e Senegal ad
esempio, si attuano progetti per creare delle reti che mettano in connessione il
centro dei grandi insediamenti urbani, dove arriva l’adsl, con le periferie.
Il problema è fare in modo da rendere il sistema autonomo e facilmente
gestibile. Come? Semplificando le procedure di installazione, configurazione e
riparazione, in modo che anche una persona con un livello medio di istruzione e
interessata al mondo dell’informatica possa farsi carico della gestione». In
diverse occasioni, più o meno conviviali, si è parlato anche della necessità
di "unire gli sforzi", interagendo di più con i membri delle altre comunità.
«Ora che la tecnologia c’è» aggiunge Juliusz Chroboczek, «si tratta di
fare un lavoro di spiegazione e divulgazione dei dati che si ottengono».

Insomma, al di là della competizione più o meno marcata all’interno delle
diverse comunità nazionali, il vero vincitore della "battaglia" è stato il
gruppo che ha festeggiato la conclusione dei lavori sabato notte sulle rive del
lago. Un momento di pura convivialità e amicizia.



È domenica e arriva il momento dei saluti. Si raccolgono gli access point
sparsi per il campeggio, si smontano attrezzature e tende. Tutti raccolgono le
proprie cose. Il grande tendone bianco si svuota pian piano. Ciascuno torna a
casa (chi in moto, chi in pullmino, chi chiede un passaggio per l’aeroporto),
ciascuno alla propria ricerca, con l’obiettivo di incontrarsi ancora.
L'appuntamento per il Wireless Battle of The Mesh v4 è per l'anno prossimo, con
tutta probabilità in Catalogna dove c'è la Wireless Community Network più
grande del mondo che conta, ad oggi, 9871 nodi attivi (www.guifi.net). Hasta la
vista, hackers!

Silvia Santirosi




http://blog.ninux.org/2010/12/28/la-giornalista-del-gruppo-mi-presento-in-campeggio-con-gli-hacker-su-internet-magazine/

(messaggio generato automaticamente)

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