Gentilissimi,
sono il responsabile della numerazione civica di una cittadina di circa 45000 
abitanti.
Vorrei precisare che il problema sembra banale ma non è così.
Premesso che non conosco bene la metodologia utilizzata da OSM, ma, ritengo che 
la relazione civico-edificio sia gestibile soltanto con una relazione 
molti-molti.
Io penso che non ci si debba meravigliare del fatto che in una stessa realtà 
urbana esistano metodologie di numerazione molto differenti tra loro. Le 
direttive ISTAT hanno affinato i criteri anno dopo anno proprio per far fronte 
a situazioni che con le indicazioni fornite  precedentemente non erano chiare e 
che nel frattempo sono state risolte sul campo dai comuni con modalità 
differenti tra loro a non sempre in linea con le indicazioni fornite 
successivamente.
Basti pensare alla circolare del gennaio 2015 che, contrariamente a quanto 
avveniva prima, dice finalmente che tutti gli accessi su strada debbono avere 
un numero e pertanto così anche le chiese e gli accessi che non conducono né a 
residenze né a sedi di attività economiche si trovano ad avere l'obbligo della 
numerazione. Questo fa si che chi gestisce la numerazione civica si trova a 
dover risolvere problemi come il  trovare un numero pari tra il 4 ed il 6. In 
questi casi, molto frequenti, ogni comune trova una sua soluzione, anche basata 
sul comportamento tenuto in passato in situazioni analoghe (4/b,c,d? oppure 
4/bis,ter,quater? oppure 4/aa,ab, etc).
Le attuali direttive ISTAT vanno abbastanza bene e la loro attuazione sulle 
nuove numerazioni non crea problemi. Il problema nasce tuttavia nella 
numerazione già esistente prima dell'uscita delle direttive stesse che non può 
essere cambiata per non creare disservizi all'utenza (e qui rispondo a Federico 
Cortese con il quale ci siamo scambiati due impressioni in privato).
Si pensi ad un accesso su strada pubblica che conduce ad una stradina privata 
sulla quale si affacciano tre diversi edifici condominiali, alcuni con scala 
condominiale, ed altri con accesso diretto dalla corte esclusiva (situazione 
tutt'altro che rara). Se fosse una nuova numerazione il modo più corretto per 
gestirla sarebbe attribuire un numero esterno al nodo tra la strada pubblica e 
la stradina privata ed attribuire una numerazione interna a tutte le Unità 
Immobiliari (per l'ISTAT, unità ecografiche semplici)magari differenziandole 
per edificio.
Molto spesso, una situazione come questa, esistente da 50-60 anni, era gestita 
con diversi numeri civici, uno per ogni edificio, ma anche per ogni apertura 
pedonale sulla corte.
Se dovessimo uniformarla ai criteri attuali adeguandola alle direttive ISTAT 
vigenti dovremmo cambiare residenza a 20-50 famiglie e magari anche a 20 
attività economiche.
Occorre ricordare che il cambio di residenza comporta:
-cambio dei documenti e dei ruoli tributari comunali;
-della registrazione dei veicoli al PRA;
-dei contratti delle utenze; 
-delle pratiche attive all'Agenzia delle Entrate (spesso gli incroci e le 
conseguenti contestazioni vengono fatte sul numero civico).
Per quanto riguarda le attività economiche è ancora peggio e fino a poco tempo 
fa per il cambio di indirizzo serviva anche il notaio.
Rispondendo a Federico, che dice di non vedere disagi per l'utenza 
nell'uniformare situazioni preesistenti alle linee guida ISTAT, gli chiedo di 
immaginare di trovarsi, egli stesso, in una situazione in cui il comune fa 
diventare il suo indirizzo (come da esempio precedente) da Via xxx, civico 26 
(e magari interno 12) a Via xxx, civico 25, Edificio B, Scala C,Interno 42.
Purtroppo, in questi casi, l'utente che si trova ad affrontare tale situazione 
deve farlo da solo in quanto il Comune può provvedere ai documenti personali ed 
al PRA ma non può pensare ai gestori dei servizi perché non può sapere con 
quale società il singolo utente ha contratti attivi.
Ci sarebbero ancora tante altre cose da dire ma spero di aver dato un 
contributo a chiarire la Vostra sorpresa nel trovare sul posto situazioni 
difformi a quanto scritto nelle direttive ISTAT.
Ciao 
Tonino







> Il 16 luglio 2018 alle 12.10 Federico Cortese <cortese...@gmail.com> ha 
> scritto:
> 
> 
> On Mon, Jul 16, 2018 at 8:51 AM Simone Saviolo <simone.savi...@gmail.com> 
> wrote:
> >
> > So che in Italia ci sono diverse città che hanno schemi di numerazione 
> > civica particolari, ma il caso comune è un edificio = tanti civici. Nella 
> > cittadina in cui lavoro, quando mappo i civici mi viene il voltastomaco 
> > dopo venti metri: ogni dannato 
> > portone/garage/vetrina/porticina/cancello/vecchia porta murata ha un 
> > civico, e spesso vedo infilate di 76/e 76/d 76/c 76 76/b 76/a. Al 76/a c'è 
> > la panetteria, al76/b c'è il bar, il 76/c è un garage, al 76 c'è l'ingresso 
> > del condominio, e il d e l'e sono un elettrauto. Buona fortuna a mettere un 
> > civico sull'edificio :)
> >
> 
> Verissimo, è raro il caso di un edificio = un solo accesso; inoltre
> anche in quel caso il civico corrisponde all'accesso e non
> all'edificio.
> Spesso il civico è assegnato anche a vetrine chiuse che non consentono
> nessun accesso; in questi casi aggiungo anche un entrance=no, per
> maggior chiarezza; altrimenti il civico lo aggiungo sempre ad un
> entrance=yes/main o ad un barrier=gate.
> 
> Ciao,
> Federico
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