----Messaggio originale----
Da: m.ma...@micronengineering.it
Data: 17/07/2014 16.59
 
> In effetti il cliente acquista l'applicazione e più precisamente ne
> acquista il diritto di sfruttamento economico ma il diritto d'autore
> rimane in carico all'autore ed è incedibile. Pertanto, a meno che non
> sia esplicitamente previsto dal contratto iniziale, il cliente non
> può ne in prima battuta ne in seguito distribuire l'applicazione
> acquistata completa di codice sorgente senza l'esplicito permesso
> dell'autore e questo di fatto ne impedisce la distribuzione open
> source a meno di accordi contrattuali specifici.

secondo me confondi il diritto di autore, con le altre libertà di uso del 
software che sono scritte nella licenza allegata.
Il diritto d'autore è una normativa internazionale fissa, e ha a che fare con 
chi ha fatto qualcosa, ci ha messo la parola copyright e il proprio nome, ne 
mantiene la proprietà intellettuale, e decide la licenza.
La licenza poi dice quali diritti hai, di uso, studio, modifica, 
ridistribuzione, cambio di licenza, attribuzione dell'autore, ecc
Sono due cose distinte.

Esistono tutte le possibili combinazioni delle due cose, dal copyright all 
right reserved + closed source + monouso, monocomputer, monoinstallazione, 
monoutente, divieto di tutto,
fino al caso estremo opposto del pubblico dominio, in cui l'autore non mette 
il copyright, rinuncia all'attribuzione della proprietà intellettuale e il 
prodotto diventa patrimonio dell'umanità.

Quindi la tua affermazione vale solo per alcuni tipi di licenze che prevedono 
quelle specifiche clausole, ad esempio quelle MS sono così.
Spesso le opensource dicono esattamente l'opposto: puoi ri-distribuire senza 
nemmeno chiedere il permesso, puoi studiare, modificare, rivendere, a volte 
cambiare la licenza, non attribuire l'autore, ecc...


> Prendiamo un'applicazione software che è organizzata in "moduli" che
> possano essere file, classi o "algoritmi originali dell'autore" non
> importa.
> 
> Sicuramente tali moduli sono indispensabili affinché l'applicazione
> funzioni così come richiesto/voluto ma di per se tali moduli
> potrebbero essere "estratti" dall'applicazione acquistata ed
> utilizzati dal cliente per realizzare altre applicazioni totalmente
> diverse da quella commissionata. Questo a meno di specifiche
> previsioni contrattuali non è consentito anche se certamente è
> difficilissimo da controllare.
> 
> In sostanza salvo provvisioni specifiche il cliente può trarre
> profitto dall'applicazione così com'è e può modificarla ed estenderla
> ma (teoricamente) non può estrarne una parte (modulo) e sfruttarlo
> per realizzare un'applicazione diversa da quella acquistata
> indipendentemente dal fatto che ne tragga profitto o meno.

quando si parla dei programmi/software, anche questo tuo discorso vale solo 
per le licenze che hanno scritto esplicitamente quelle cose.

Ad esempio:
1) una delle licenze opensource chiamata GPL permette espressamente di 
prendere pezzi di un lavoro opensource e riutilizzarlo per altri scopi anche 
commerciali, a patto che il nuovo lavoro globale sia coperto dalla stessa 
licenza, quindi distribuendo i sorgenti modificati e attribuendo l'autore.
2) una delle licenze opensource chiamata LGPL permette espressamente di 
prendere pezzi di un lavoro opensource e riutilizzarlo insieme ad altro per 
altri scopi anche commerciali, e non richiede nemmeno che il lavoro totale 
(linkato) sia nuovamente in LGPL, va bene il closed source, a patto che il solo 
pezzo che era originariamente in LGPL rimanga in LGPL.
3) Molto simile (secondo me) come filosofia, è la licenza opensource chiamata 
Apache License (quella di OpenOffice). Su questo uno più esperto di Apache 
license può spiegare meglio diritti e doveri degli utenti del sorgente, perché 
le sfumature non mi sono chiare.
4) Licenze come MIT, BSD attuale credo siano simili alla Apache
5) ci sono licenze particolarmente libere come la vecchia BSD, dove hai i 
sorgenti e puoi farne ciò che vuoi, persino prodotti closed source venduti, e 
non accreditare nemmeno l'autore originale.
6) infine esiste il pubblico dominio, dove l'autore rinuncia persino al 
copyright


> Detto questo... dire che una formula è un modulo ritengo sia molto
> difficile ma un algoritmo originale oltretutto è brevettabile ed
> anche in assenza di brevetto non può essere utilizzato in
> un'applicazione diversa da quella acquistata salvo accordo con
> l'autore.

l'algoritmo è brevettabile, ma in Europa non si può brevettare il software, 
può solo essere tutelato dal copyright.
Quindi se mettiamo nel discorso anche i brevetti la faccenda si complica 
troppo


> Resta il fatto che l'autore ha tutti i diritti di limitare l'accesso
> al codice sorgente di sua proprietà come meglio crede, è un suo
> diritto imprescindibile, sempre nel rispetto del contratto con il
> cliente.

questo è il punto giusto, nella licenza l'autore (e ne ha completa libertà) 
scrive quali limiti ha l'utilizzatore del suo lavoro

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Però tutto questo vale per il software in se. Essendo Openoffice e Calc in 
particolare, un software che permette di creare altro software (macro, fogli 
con formule, ecc), nella licenza di OO ci potrebbero essere limiti d'uso e 
condizioni restrittive del software prodotto.
Però non esistono limiti di questo genere, con i SW prodotto attraverso OO 
puoi farci quello che vuoi, e sarà l'autore a decidere che licenza usare per 
quel prodotto.
Lo stesso avviene per il compilatori GCC, la licenza dice che i programmi 
compilati dal GCC possono essere come vuoi.

Chiaramente molti di noi sperano che tu moralmente abbia capito la 
filosofia che sta dietro all'opensource, cioè diffondere la conoscenza,
e che i prodotti di OO li distribuirai ancora liberi come è OO.
Questo era il discorso mio e di Simona.

Valerio


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