Gli alunni delle nostre scuole dell’obbligo e non solo di quelle sono tutti nativi digitali e come tali le scuole dovrebbero cominciare a considerarli. La scuola dovrebbe riuscire a colmare alcune lacune di comprensione, pena la sua assoluta obsolescenza. Molto spesso si danno nomi diversi alla stessa cosa, a volte non ci si capisce quando si dice qualcosa. Credo sia necessario uniformare il lessico e comprendere alcune novità che trovano nella terminologia un punto di novità. Ma non tutti nella scuola la pensano come me e spesso sembra esserci un eccessivo distacco tra le esigenze dei nativi digitali e le potenzialità che la scuola è in grado di dare loro. Tra l’altro i nativi digitai stanno diventando un social network e i social network sono uno dei punti di massima criticità della nostra società. Il social network è un gruppo sociale, digitale o etnico che si è strutturato un suo sistema di vita autosufficiente e che dalla società acquisisce solo i servizi necessari. Ad esempio: se un ragazzino cinese che frequenta la scuola italiana a casa mangia cinese, parla cinese, legge cinese, segue le feste e le tradizioni cinesi, vede tv via cavo cinesi, ecc. sta in un social network, impermeabile ai nostri tentativi di integrazione. Il social network etnico è il più sviluppato, ma anche quelli di categoria o di classe si stanno affermando anche da noi. Per non parlare poi di quelli digitali, che si strutturano attraverso forme di comunicazione a distanza pubbliche, ma esclusive. Noi usiamo sempre il termine integrazione, ma questo è il contrario del social network. Con l’integrazione il soggetto contamina se stesso con la società in cui vive ed effettua uno scambio tra la sua perdita dell’identità iniziale e l’integrazione con quella attuale. Ma tende a sganciarsi dalla sua origine: se un musulmano si integra difficilmente rimane poligamo. Mentre in un social network il soggetto assorbe servizi ed opportunità per mantenersi ancorati a ciò che è.
On Wednesday, November 20, 2013, Andrea Grillini wrote: > Non credo che le considerazioni di Paolo Attivissimo rientrino nella > letteratura che hai menzionato. Sta di fatto che per innescare l'impulso ad > andare oltre l'uso di una certa tecnologia cioè a cercare di dominare il > "come funziona" sono necessari da una parte una qualche forma di ostacolo > di accesso all'oggetto tecnologico stesso - quando è troppo caro e/o troppo > poco diffuso - dall'altra la capacità di elaborare sogni ad occhi aperti > connessi all'uso dell'oggetto - se una funzionalità diventa scontata, la > meraviglia è facilmente preclusa come lo è quella per esempio che so di > contemplare il proprio corpo mentre lo si controlla per alzarsi e andare a > prendersi un bicchiere di acqua: tutto troppo scontato! :-( È avvenuto > esattamente questo con il radiantismo decenni prima dell'informatica di > massa e di Internet. Negli anni '20, '30, '40 non esisteva un mercato di > oggetti pronti all'uso per comunicare tramite campi elettromagnetici e le > frequenze si popolavano necessariamente di invasati che sognando e cercando > di capire s'erano conquistati un memorabile ascolto o un miracoloso QSO con > mezzi propri, autocostruendo o modificando. Oggi invece i radiomatori sono > più persone che, licenziate con esami-farsa, passano il tempo a blaterare > con apparecchi comprati al negozio o che ascoltano ancora meravigliati, ma > non sanno cosa sia una supereterodina. Come vedi non è né una questione di > età, né di "essere svegli", né di rincoglionimento, ma di stimoli e di > vivaio ambientale delle menti. Il sottoscritto stesso ha cominciato ad > usare il computer alla veneranda età di 27 anni, ma allora aveva ancora > materiale su cui fantasticare: era il 1996 e Internet e l'uso stesso del > computer in una rete che andava oltre le pareti di casa faceva sognare, > probabilmente più di ora, oggi Internet arriva insieme al biberon. Io penso > che Paolo Attivissimo non ce l'abbia con i ggggiovani che non conoscono i > mezzi tecnologici che usano, ma piuttosto con quegli adulti, meno edotti di > loro, che attribuiscono al loro semplice smanettare sui touchscreen una > qualche forma di prodigiosa virtù. Non avveniva nulla di analogo negli anni > '70 quando il PAL arrivò in Italia, questo per rimanere all'esempio che hai > fatto. Magari però solo perché il telecomando non era troppo complicato per > nessuno e quindi non c'erano potenzialmente tanti adulti che potessero dare > degli scenziati nati a ragazzini più svelti di loro a premere pulsanti... > > > A. > > > 2013/11/20 Leandro <lnofe...@cybervalley.org <javascript:_e({}, 'cvml', > 'lnofe...@cybervalley.org');>> > >> -----BEGIN PGP SIGNED MESSAGE----- >> Hash: SHA256 >> >> Ciao a tutti, >> >> Esiste tutta una letteratura di commenti come quello citato, commenti che >> hanno in comune una caratteristica: l'argomento era "migliore" "prima" e la >> caratteristica in comune è che il "prima" corrisponde al periodo in cui >> l'autore aveva fra i quindici e i vent'anni. Normalmente poi si continua >> dicendo che "i ragazzi di oggi" non capiscono niente perché le cose sono >> diventate più facili e quindi sono scemi o rischiano di diventarlo. >> >> A nessuno mai degli autori di queste note dolenti viene mai in mente che >> forse sono loro ad essere vecchi e che quindi non capiscono (anche la >> scienza dice da tempo che il non capire è più tipico dei vecchi che dei >> giovani) quello che sta accadendo intorno a loro. >> >> Che dei bambini di quinta elementare possano non sapere di star usando >> internet quando vedono youtube mi pare decisamente normale e rientra >> precisamente nella mia idea di "nativo digitale". >> >> Mi immagino l'autore dell'articolo citato durante la sua quinta >> elementare alla domanda "che protocollo usa il tuo televisore quando guardi >> la TV dei ragazzi?" entrare in una tecnicissima disanima della differenza >> fra PAL, SECAM e lanciarsi in spericolate previsioni sulla trasmissione >> dello stesso segnale in digitale. >> >> >> Clauz <cl...@ninux.org <javascript:_e({}, 'cvml', 'cl...@ninux.org');>> >> ha scritto: >> >Ricevuto da varie fonti, inoltro anche qui: >> >""" >> >Poiché i ragazzi usano dispositivi che si connettono in modo >> >trasparente, invisibile, non percepiscono Internet come >> >un'infrastruttura di base. Stanno crescendo in un mondo nel quale non >> >solo non sanno, ma non possono smontare, smanettare, sperimentare. >> >Tutto >> >questo non crea nativi digitali. Polli di batteria, piuttosto. >> >""" >> > >> > >> http://www.agendadigitale.eu/competenze-digitali/550_per-favore-non-chiamateli-nativi-digitali.htm >> > >> >Clauz >> > >> > >> > >> >_______________________________________________ >> >Wireless mailing list >> >Wireless@ml.ninux.org <javascript:_e({}, 'cvml', >> 'Wireless@ml.ninux.org');> >> >http://ml.ninux.org/mailman/listinfo/wireless >> >> - -- >> leandro >> Non sono più solitario... del primo ragno in una casa nuova >> -----BEGIN PGP SIGNATURE----- >> Version: APG v1.0.9 >> >> iQFJBAEBCAAzBQJSjMwlLBxMZWFuZHJvIE5vZmVyaW5pIDxsbm9mZXJpbkBjeWJl >> cnZhbGxleS5vcmc+AAoJENpcFVLnpNbCkWAH/1Ur4NB8Iv8uCoyPzGKHGPGgy9XL >> sdpv0qb20I3+zWyOVe3lrZyCfCjU8TlEjOHNzvJiGWu3WBX2W3RF6a0yInbG4JpL >> 0Nkbd9hYXW1eNQ7UzqgF5F57pOXybq2POmIZML7R9WCHAcgNMCqlHDVu9jsyqrty >> PvIfjPr0bHdyExnnHXJ8/pMkMiol3RUASjqDNeuOfjmWEpbNsV38H1xS6lbdbFAr >> +YkZqxSImIQPD3DhUMSJVq75Ua4LzqaOuf3I5zjx3r1PwKuMxsbgchatI6pKixRS >> LAkf/eev3pbOM5XMos+wPnhkW9OClRpyVdTLh0gAwcgDoqvod9xBQpb/pHA= >> =+a8U >> -----END PGP SIGNATURE----- >> >> _______________________________________________ >> Wireless mailing list >> Wireless@ml.ninux.org <javascript:_e({}, 'cvml', >> 'Wireless@ml.ninux.org');> >> http://ml.ninux.org/mailman/listinfo/wireless >> > >
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