Il 26/11/2014 17:57, Elena ``of Valhalla'' ha scritto: > On 2014-11-26 at 17:24:47 +0100, Stefano De Carlo wrote: >> È più una questione che non ci sono ragioni per non stare su dual stack. >> Difficilmente puoi rimuovere IPv4 dagli stack software dei device che usi, >> quindi tanto vale utilizzarlo. > beh, lo si può disabilitare / non configurare
Sempre footprint è (spesso su 4 MB totali). E spesso non è vero: ci sono ancora casi dove per tara storica applicazioni/demoni/ecc proprio si aspettano IPv4. Andare IPv6-only (ora) è un palo nel sederino per nessun apparente benefit. > (ok, adesso ho voglia di provare a compilare un kernel con meno pezzi > di ipv4 possibile, ma me la farò passare, che sarebbe una perdita > di tempo) Disabilita completamente tutto "net" e rendi http://tools.ietf.org/html/rfc1149 la sola componente della tua protocol suite. >> E usare (anche) IPv4 abbassa la barriera di ingresso, indubbiamente. > beh, abbassa la barriera di ingresso solo se di fatto si decide > di non usare ipv6, altrimenti tutti devono configurare anche quello La barriera di ingresso è un concetto che vale, appunto, all'ingresso. Permettere a quei, neanche pochi, interessati a Ninux che hanno almeno l'ABC del networking di entrare, configurandosi i propri apparati avendo almeno il beneficio di concetti "familiari", mi sembra un enorme plus. IPv6 si può sempre configurare dopo, quando hai avuto ormai tempo di padroneggiarlo, o lo puoi configurare subito "a memoria", approfondendo il funzionamento dopo. Ma da dentro. L'importante è che non ti si pari davanti quando *entri*. L'intero punto del dual stack non è avere funzionalità replicate per il gusto di, ma è proprio dare il tempo di transizionare. Stefanauss.
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