Marco d'Itri <[EMAIL PROTECTED]> asserì:
> > Mi spiego: come ho imparato a scuola bisogna mantenere una coerenza > > nella forma che si sta usando, non e' bello nel corso di messaggi > > passare da forme impersonali a forme personali (anzi a me lo > > correggevano come errore alle medie), da qui la mia scelta > > (opinabile) di ricorrere alla forma impersonale, che da' anche > > un'accezione alla frase piu' "seria e distaccata" rispetto alla > > forma personale (magari piu' colloquiale). > > Sicuramente, ma il programma usa la forma personale e quindi non vedo > motivo di cambiarla.
Tieni presente che la forma impersonale in inglese è usata più raramente che nell'italiano, dove è impiegata frequentemente.
Inoltre l'inglese non ha una netta distinzione colloquiale/formale a differenza dell'italiano (un esempio? La seconda persona singolare per gli inglesi è sempre "you" mentre noi abbiamo "tu"/"lei"/"voi")
Io sostengo che in questo caso sia adatta la forma impersonale, siccome il senso dei messaggi non ne risente negativamente, conferendo, nel contempo, una maggiore serietà alle comunicazioni (personalmente non gradisco in maniera eccezionale che mi si dica di avere un'installazione malfunzionante con tono colloquialmente scherzoso)
Non sono spesso d'accordo nel rimanere ciecamente fedeli all'originale, bensì di riuscire a rendere al meglio il *senso* dealla frase. Se così non fosse, avrebbe ragione Samu nel dire che sarebbe sufficiente una macchina di Turing (Alan, non il touring club ;)
-- Au revoir. Lele...