Opere d'arte italiane ostaggio dei golpisti ucraini


1) Petizione: Nessuna onorificenza per Poroshenko
*) Verona antifascista in piazza contro la cittadinanza a Poroshenko
2) Contro la cittadinanza onoraria all’ucraino Poroshenko un appello a 
Mattarella (Fabio Marcelli)
*) Renzi, occhio a quei quadri / Valdegamberi: «Non accetto diktat dal 
Consolato Ucraino e riportino a Verona i quadri rubati» / Ucraina: da Verona 
sola andata
3) Il mistero dei quadri mai tornati in Italia (DagoSpia)
4) Poroshenko denunciato per appropriazione indebita




Sul golpe in Ucraina ed il carattere nazista del regime instaurato si veda la 
nostra pagina dedicata:
http://www.cnj.it/documentazione/ucraina.htm


Segnalazione iniziativa: SERATA PRO-DONBASS
Padova, sabato 10 dicembre 2016, dalle ore 17 – presso la mensa Occupata di Via 
F. Marzolo 4
proiezione di materiale video, testimonianze, cena a base di prodotti tipici 
ucraini e russi, lotteria di beneficenza
Adesioni entro giovedì 8 dicembre ai numeri 3200270839 - 3282669864
I fondi raccolti saranno usati per inviare aiuti umanitari nelle regioni 
colpite dalla guerra civile
evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1610523872583255/




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по-русский: Никакой почести Петру Порошенко
https://www.change.org/p/coordinamento-ucraina-antifascista-nessuna-onorificenza-per-poroshenko


in english: No honour to Poroshenko
https://www.change.org/p/coordinamento-ucraina-antifascista-nessuna-onorificenza-per-poroshenko




Petizione rivolta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella


Nessuna onorificenza per Poroshenko


Noi sottoscritti, cittadine e cittadini italiani e non, premesso che il 
Consiglio Comunale di Verona ha approvato la proposta del sindaco Flavio Tosi 
di conferire la cittadinanza onoraria a Petro Poroshenko, quale segno di 
riconoscenza per il recupero dei quadri di Castelvecchio, siamo ad evidenziare 
quanto tale provvedimento si ponga in contrasto con i principi e i diritti 
fondamentali della persona umana, sanciti dalla nostra Costituzione e dalle 
norme del diritto internazionale sia consuetudinario sia convenzionale. La 
decisione di conferire tale onorificenza a Petro Poroshenko, divenuto capo 
dello Stato ucraino a seguito di elezioni svolte in un clima di violenze di 
piazza e guerra civile nel Donbass, offende il senso profondo della giustizia e 
del rispetto dei diritti umani universali. Il Presidente Poroshenko è, infatti, 
a capo di un sistema politico-istituzionale che trae il proprio fondamento dal 
colpo di Stato del febbraio 2014 che rovesciò il precedente Presidente 
Yanucovich, elettoralmente legittimato. Nel succitato colpo di Stato hanno 
avuto un ruolo decisivo forze neo-naziste alle quali appartengono anche 
ministri dell’attuale governo che persegue una politica di sistematica 
repressione del dissenso e di violazione dei diritti umani nei confronti della 
consistente componente russofona e, in generale, di tutte le minoranze. La 
popolazione russofona del Donbass è sottoposta a una costante opera di 
repressione militare che il governo di Kiev attua persino mediante 
bombardamenti indiscriminati contro civili. Le opposizioni all’attuale governo 
stanno subendo una spietata repressione. Basti solamente evocare gli 
innumerevoli episodi di eliminazione fisica, incarcerazioni senza garanzie 
processuali ed emigrazioni coatte. Tali violazioni sono ulteriormente 
sostanziate da una serie di gravissimi fatti di cui il governo, l’esercito 
ucraino e una serie di bande paramilitari si sono resi responsabili negli 
ultimi due anni. Fra i gravissimi fatti di cui sopra, ricordiamo la strage del 
2 maggio 2014 a Odessa nella quale furono bruciati vivi moltissimi civili da 
bande paramilitari filonaziste e filogovernative. I rapporti dell'ONU e di 
Amnesty International, a tal riguardo, affermano che le indagini condotte dal 
governo di Kiev "non soddisfano i requisiti della Convenzione europea sui 
diritti umani " e che, dopo due anni dalla tragedia, non sono stati trovati i 
colpevoli poiché godono della complicità della polizia e della protezione del 
governo di Kiev. Ci appelliamo, pertanto, al Suo ruolo di Garante della 
Costituzione e alla Sua sensibilità istituzionale affinché intervenga nei modi 
che riterrà più opportuni, al fine di evitare il rischio che, attraverso 
l’onorificenza di cui sopra, si consumi una palese offesa ai principi di 
democrazia e al rispetto dei diritti dell’uomo.
Auguri di buon lavoro, signor Presidente.


Primi firmatari
1. Coordinamento Ucraina Antifascista
2. Banda Bassotti
3. Lidia Menapace, partigiana, Comitato nazionale ANPI, politica, saggista
4. Licia Pinelli, Milano
5. Vittore Bocchetta, ex-deportato, antifascista, Verona
6. Luciano Perenzoni, partigiano, divisione pasubiana
7. Umberto Lorenzoni, partigiano divisione "Nannetti", Presidente provinciale 
ANPI Treviso
8. Riccardo Saurini, consigliere comunale, Verona
9. Gianni Benciolini, consigliere comunale, Verona
10. Valerio Evangelisti, scrittore
11. Giorgio Cremaschi, sindacalista
12. Pierpaolo Leonardi, Esecutivo nazionale USB, Segretario Generale del
Sindacato Mondiale dei Lavoratori Pubblici
13. Domenico Losurdo, professore universitario e direttore dell'Istituto di
Scienze filosofiche e pedagogiche "Pasquale Salvucci" all'Università di
Urbino
14. Angelo D’Orsi, professore universitario, Università di Torino
15. Massimo Zucchetti, professore universitario, Università di Torino
16. Alexander Hobel, professore universitario, Università Federico II, Napoli
17. Andrea Genovese, professore universitario, University of Sheffield (GB)
18. Daniele Butturini, professore universitario, Università di Verona
19. Giuseppe Amata, professore universitario, Università di Catania
20. Mauro Gemma, direttore Marx21
21. Sergio Cararo, direttore di Contropiano
22. Checchino Antonini, direttore di Popoff Quotidiano
23. Fabrizio Marchi, giornalista, pubblicista direttore del periodico on line 
L'Interferenza
24. Marco Santopadre, giornalista
25. Antonio Mazzeo, giornalista, attivista no muos
26. Franco Fracassi, scrittore, giornalista
27. Marinella Correggia, giornalista e scrittrice
28. Giuseppe Aragno, storico, Fondazione Humaniter, Napoli
29. Sandi Volk, storico, Commissione consultiva del Comune di Trieste per il 
Civico Museo della Risiera di S. Sabba – Monumento nazionale.
30. Banda POPolare dell'Emilia Rossa




PER SOTTOSCRIVERE: 
https://www.change.org/p/coordinamento-ucraina-antifascista-nessuna-onorificenza-per-poroshenko




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Italy: Veronese protest after Poroshenko made honorary citizen (RT, 11 giu 2016)
Activists rallied in Verona on Saturday following the City Council's decision 
to award Ukrainian President Petro Poroshenko an honorary citizenship
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=mATTY20kzek 
<https://www.youtube.com/watch?v=mATTY20kzek>
Verona antifascista in piazza contro la cittadinanza a Poroshenko (di Ross@ 
Verona, 12 giugno 2016)
http://contropiano.org/regionali/veneto-nordest/2016/06/12/verona-antifascista-poroshenko-080365
La giunta comunale di Verona ha approvato la proposta del sindaco Flavio Tosi 
di conferire la cittadinanza onoraria al capo della giunta golpista ucraina 
Poroshenko, quale segno di riconoscenza per il recupero dei quadri di 
Castelvecchio, offendendo la nostra comune memoria antifascista.
Verona democratica e antifascista, medaglia d’oro della Resistenza, non può 
tollerare che venga concessa la cittadinanza onoraria  a chi, come il golpista 
e filo – nazista Poroshenko, nel metodo e nel merito, ha violato i principi 
della democrazia e del diritto internazionale con lo sterminio di migliaia di 
civili.
Ieri 11 giugno il Comitato veronese di solidarietà con l’Ucraina antifascista 
ha protestato di fronte a Palazzo Barbieri, sede del Comune, per chiedere 
l’immediata revoca della suddetta decisione, in nome dell’antifascismo, 
dell’antimperialismo, del sostegno alle repubbliche del Donbass e di Lugansk, 
dell’opposizione alla Nato e all’Unione Europea complice e acquiescente.




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http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/29/verona-contro-la-cittadinanza-onoraria-allucraino-poroshenko-un-appello-a-mattarella/2936866/


Verona, contro la cittadinanza onoraria all’ucraino Poroshenko un appello a 
Mattarella


di Fabio Marcelli | 29 luglio 2016


Non si può certo dire che l’attuale presidente ucraino Petro Poroshenko sia un 
campione della pace, della libertà, della democrazia o dei diritti umani. Al 
contrario. Venuto al potere spodestando il precedente presidente Janukovich 
<http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/26/ucraina-il-nuovo-presidente-e-petro-poroshenko-loligarca-trasformista-re-del-cioccolato/1000350/>,
 Poroshenko, al pari del suo predecessore, fa parte del ceto di oligarchi 
arricchitiche è prosperato su tutto il territorio delle ex Repubbliche 
sovietiche nel corso degli ultimi 25 anni grazie allo sfruttamento di enormi 
risorse minerarie, agricole e naturali a beneficio di questa nuova casta. Però 
la sua ascesa al potere ha determinato un netto peggioramento della situazione 
dell’intera area. In primo luogo per le modalità, e cioè la pressione violenta 
esercitata da settori legati a formazioni apertamente neonaziste e che 
rivendicano piena continuità con un movimento come quello del leader 
nazionalista ucraino Stepan Bandera, che durante la guerra si prestò al pieno 
collaborazionismo con Hitler, e per tale motivo è stato ritenuto di stampo 
“genocida” 
<http://contropiano.org/news/internazionale-news/2016/07/09/lo-schiaffo-dei-nazionalisti-polacchi-ai-neonazisti-ucraini-081495>
 perfino da un Parlamento come quello polacco non certo sospettabile di 
sinistrismo. Poroshenko si è detto“deluso” da tale decisione, dato che essa 
riguarda direttamente i suoi alleati nazifascisti all’interno del Parlamento 
ucraino.


Come si può evincere dall’intervento svolto dall’Associazione internazionale 
dei giuristi democratici 
<http://www.giuristidemocratici.it/Internazionali/post/20151007195857> al 
Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite, tutta l’azione del governo 
Poroshenko è stata del resto improntata alla lotta cieca contro ogni forma di 
progressismo e dal tentativo di riesumare i peggiori fantasmi anticomunisti: 
“Il giro di vite senza precedenti su partiti politici, media indipendenti e 
altre voci di dissenso, nonché l’allarmante diffusione di ultra-nazionalismo, 
xenofobia e discorsi d’odiosono gravemente sottovalutati, se non ignorati. Il 
supporto e l’impunità  garantiti dal governo all’estrema destra e a gruppi 
neonazisti non possono essere trascurati. Questi elementi, che sono peraltro 
tra le cause profonde del conflitto, hanno colpito brutalmente gli avversari 
politici e le minoranze, provocando profonde divisioni da ricucire.  Nel suo 
slancio repressivo contro il dissenso, il governo, adducendo presunte minacce 
alla sicurezza nazionale, ha bandito media, giornalisti, libri, film e ha messo 
sulla lista nera artisti come Emir Kusturica, Oliver Stone, Goran Bregovic e 
molti altri. Il Partito comunista d’Ucraina, il principale partito 
d’opposizione nel Paese prima del “cambio di regime”, si è trovato sotto una 
crescente pressione: i suoi uffici sono stati assaliti, le sue manifestazioni 
proibite, i suoi membri picchiati e intimiditi. Nel luglio 2014 il ministro di 
Giustizia è  ricorso in sede amministrativa per bandirlo definitivamente. Il 
processo, caratterizzato da significativi attacchi all’indipendenza della 
magistratura, è tuttora in corso. E’ in corso di preparazione unelenco di 
monumenti e memoriali da distruggere da parte dell’Istituto della Memoria 
nazionale, guidato da Volodymyr Vyatrovych, ben noto nella comunità  
scientifica per i suoi libri che negano i crimini di OUN-UPA, gruppi 
nazionalisti paramilitari ucraini che durante la seconda guerra mondiale hanno 
combattuto in unità  naziste come la divisione SS “Galizia”, massacrando decine 
di migliaia di polacchi ed ebrei. Il progetto di “cancellazione della memoria”, 
oltre che prominenti politici russi e ucraini, include altresì rappresentanti 
europei della socialdemocrazia e del movimento antifascista come Karl 
Liebknecht, Rosa Luxemburg, Wilhelm Pieck, Ernst Thalmann, Georgi Dimitrov e 
Mate Zalka”.


Il governo Poroshenko ha svolto un ruolo estremamente negativo anche dal punto 
di vista della pace. Con i suoi continui appelli guerrafondai alla Nato 
rappresenta un elemento di destabilizzazione e di crisi continua nei rapporti 
con la Russia. La sua ispirazione apertamente reazionaria e la presenza fra le 
sue file di formazioni apertamente fasciste hanno portato alla secessione della 
Crimea 
<http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/16/referendum-crimea-e-plebiscito-tornare-con-russia-ue-e-usa-e-illegale/915533/>
 e alla crisi nel Donbass, dove la maggioranza della popolazione non intende 
certamente sottomettersi ai fascisti. Durante la presidenza di Poroshenko sono 
avvenuti, con l’evidente complicità degli apparati statali, veri e propri 
crimini contro l’umanità, tuttora impuniti, come l’orrenda strage di Odessa 
<http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/05/rogo-fascista-di-odessa-lipocrisia-degli-europei/971703/>.


Per tutti questi motivi appare a dir poco bislacca l’iniziativa del sindaco 
leghista di Verona Flavio Tosi di conferire a Poroshenko addirittura la 
cittadinanza onoraria. Enti locali e regionali hanno certamente una propria 
sfera d’autonomia nel campo dei rapporti internazionali (si veda al riguardo lo 
studio che ebbi modo di pubblicare qualche anno fa nell’ambito del Rapporto 
annuale sullo stato del regionalismo 
<http://www.issirfa.cnr.it/5125,1018.html>), ma la relativa azione, inclusa 
l’attribuzione di titoli onorifici, deve certamente svolgersi nell’ambito dei 
principi fondamentali dell’ordinamento repubblicano tra i quali quello 
antifascista svolge tuttora un ruolo fondamentale, per non parlare del rispetto 
dei principi dell’ordinamento internazionale (art. 10 Costituzione) tra i quali 
quello della tutela dei diritti umani assume un rilievo fondamentale. Va 
pertanto appoggiato l’appello 
<https://www.change.org/p/coordinamento-ucraina-antifascista-nessuna-onorificenza-per-poroshenko?recruiter=576466487&utm_source=share_for_starters&utm_medium=copyLink>,
 che ho firmato insieme a molti altri, indirizzato al Presidente della 
Repubblica italiana, Sergio Mattarella, affinché intervenga per porre nel nulla 
questa improvvida iniziativa. Speriamo che Mattarella si ricordi di essere il 
Presidente di una Repubblica nata dalla Resistenza antifascista e faccia il suo 
dovere.




=== * ===


Renzi, occhio a quei quadri (di Salvatore Merlo – 7 Settembre 2016)
Una storia tragicomica, un’epopea di potere, un mistero diplomatico. Ecco come 
17 capolavori della pittura italiana sono stati rapiti in Ucraina (e c’è un 
riscatto)...
TESTO E VIDEO: 
http://www.ilfoglio.it/cronache/2016/09/07/news/renzi-occhio-a-quei-quadri-103681/?refresh_ce


Valdegamberi: «Non accetto diktat dal Consolato Ucraino e riportino a Verona i 
quadri rubati» (ottobre 11, 2016)
Il Consolato generale dell’Ucraina a Milano ha scritto nei giorni scorsi ai 
consiglieri di alcune Regioni, compresa l’Emilia Romagna, una lettera di 
diffida a seguire l’iniziativa del consigliere veneto Stefano Valdegamberi di 
visitare la Crimea...
http://primoweb.it/valdegamberi-non-accetto-diktat-dal-consolato-ucraino-e-riportino-a-verona-i-quadri-rubati/


Ucraina: da Verona sola andata (14/11/2016 -  Danilo Elia)
È passato ormai un anno dal furto dei capolavori di Mantegna, Rubens, 
Tintoretto e altri maestri dal museo di Castelvecchio a Verona, e sei mesi dal 
loro ritrovamento in Ucraina. Ma le tele sono ancora a Kiev...
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Ucraina-da-Verona-sola-andata-175540/




=== 3 ===


http://www.dagospia.com/rubrica-31/arte/mistero-quadri-mai-tornati-italia-capolavori-rubens-136209.htm


21 NOV 2016 12:49
IL MISTERO DEI QUADRI MAI TORNATI IN ITALIA - I CAPOLAVORI DI RUBENS, MANTEGNA 
E TINTORETTO RUBATI A CASTELVECCHIO E RITROVATI SONO A KIEV DA SEI MESI - RENZI 
AVEVA PROMESSO CHE SAREBBERO ARRIVATI A NOVEMBRE IN ITALIA - IL NODO DELLE 
RELAZIONI CON L’UCRAINA: SUI QUADRI SI STA GIOCANDO UNA PARTITA DI POLITICA 
INTERNAZIONALE




Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera <http://www.corriere.it/>


Sei mesi fa il ritrovamento nella boscaglia dell' isola di Turunciuk, sulle 
sponde del Dnestr, in Ucraina. Le diciassette tele, fra cui i capolavori di 
Tintoretto Mantegna e Rubens, erano state infilate in sacchi di plastica, 
pronte a prendere la via della vicina e poco penetrabile Trasnistria, terra di 
bande criminali ed ex agenti del Kgb nella repubblica di Moldova.

Era il 6 maggio scorso e la prima promessa la fece il presidente ucraino Petro 
Poroshenko, felice di dimostrare all' Europa l' efficienza della sua polizia di 
confine: «Avvieremo subito le formalità per la loro restituzione».


Il 13 giugno è stata la volta del sindaco di Verona Flavio Tosi che da Kiev, 
dove era volato per inaugurare al museo Khanenko la mostra temporanea delle 
opere d' arte trafugate la sera del 19 novembre 2015 a Castelvecchio, aveva 
voluto tranquillizzare la città: «Il rientro dovrebbe concludersi nell' arco di 
qualche settimana». Ma dopo tre mesi, ancora nulla. E visto che i quadri non 
tornavano a casa è sceso in campo direttamente Matteo Renzi: «Gestirò 
personalmente il problema: a novembre saranno in Italia».

Ora che è novembre ed è passato un anno dal «colpo del secolo» commissionato da 
un collezionista russo e messo a segno da una banda italo-moldava grazie alla 
complicità della guardia giurata del museo scaligero, i muri di Castelvecchio 
sono ancora spogli e lo stesso Tosi si vede costretto ad allargare le braccia: 
«I tempi si sono allungati».

Perché, dunque, questi dipinti del valore stimato di 17 milioni non rientrano? 
«Il fatto è che Poroshenko vuole portare le opere in Italia per restituirle 
nelle mani di Renzi. I due devono trovare una data d' incontro compatibile: 
speriamo sia subito dopo il referendum» aggiunge Tosi.
Il motivo per il quale il Presidente ucraino desideri essere presente alla 
consegna è presto detto. «Dietro c' è un fatto di politica internazionale, 
Poroshenko vuole creare l' evento che lo avvicini all' Europa, considerate le 
pressioni a cui è sottoposto. C' è di mezzo la Crimea occupata dalla Russia, i 
rapporti con Mosca, la guerra».

Sui quadri di Castelvecchio si sta dunque giocando una partita che va ben oltre 
la rapina. A rendere meno agevoli le cose è stata anche la missione di una 
delegazione della Lega Nord che in ottobre era partita con alcuni imprenditori 
del Nord Est alla volta proprio della Crimea. Scopo della spedizione: gettare 
un ponte diplomatico e d' affari con una terra colpita dal boicottaggio dell' 
Europa contro Mosca.


Risultato? «La delegazione ha preferito schierarsi apertamente con i 
responsabili della morte di decine di migliaia di ucraini...», è andato giù 
durissimo l' ambasciatore ucraino in Italia, Yevghen Perelygin. Per Tosi, che 
in giugno aveva conferito a Poroshenko la cittadinanza onoraria, le due cose 
corrono su binari distinti: «La missione è stata una provocazione insensata che 
risponde alla posizione filo russa di Salvini. Penso tuttavia che non abbia un 
grande peso sulla vicenda».


Getta acqua sul fuoco anche l' ambasciatore d' Italia in Ucraina, Davide La 
Cecilia: «Mi sentirei di escludere un collegamento. Quanto alla restituzione si 
sta lavorando a una data che consenta a Poroshenko di accompagnare le opere in 
Italia perché questa è la sua volontà». La Cecilia ha sotto controllo la 
situazione: «Le opere si trovano ancora al Khanenko anche se non sono più in 
mostra. Di tanto in tanto vado a vederle per verificare che godano di buona 
salute. Rassicuro tutti». L' ambasciatore cerca di stemperare la tensione ma a 
Verona c' è chi non ci fida: «E l' hanno fatto anche nostro concittadino...».




=== 4 ===


http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2016/21-novembre-2016/caso-quadri-castelvecchio-guarienti-denuncia-poroshenko-2401075068571.shtml


Castelvecchio, i quadri non tornano. E Guarienti denuncia Poroshenko



L’avvocato veronese e le tele mai restituite: «Vista la paralisi della 
democrazia ho deciso di passare alle vie legali»


VERONA Quadri di Castelvecchio: dal 19 novembre 2015, giorno del furto, è 
passato un anno e i quadri non tornano. «Vista la paralisi della democrazia, ho 
deciso di passare alle vie legali», ha annunciato lunedì il noto avvocato 
veronese Guariente Guarienti, che nelle ultime ore ha presentato una doppia 
denuncia penale contro il presidente ucraino Petro Poroshenko sia alla procura 
di Kiev che a quella di Verona: «Anche la nostra magistratura può indagare - 
sostiene il legale - in quanto si tratta di reato commesso da pubblico 
ufficiale estero ma su corpo di reato italiano». I reati ipotizzati sono 
appropriazione indebita e/o ricettazione».


21 novembre 2016


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http://www.larena.it/territori/città/poroshenko-è-appropriazione-indebita-1.5298937


«Poroshenko? È appropriazione indebita»


22 novembre 2016


Denunciato per ricettazione o appropriazione indebita il capo di Stato ucraino 
Petro Oleksijovyc Poroshenko.
La denuncia è stata depositata ieri mattina dall’avvocato Guariente Guarienti.
«I quadri sono stati ritrovati sei mesi fa in quel Paese», dice Guarienti, «da 
allora nonostante visite del sindaco Flavio Tosi in Ucraina, consegne di 
cittadinanza onoraria, svariate promesse, i nostri capolavori non ci sono stati 
restituiti. Se in un primo momento appare comprensibile e legittimo che il 
presidente Poroshenko volesse valorizzare il ritrovamento con un’esposizione 
nella sua capitale, dopo un anno è legittimo ritenere che il trattenimento dei 
quadri costituisca reato», dice l’avvocato che si è studiato anche il codice 
penale ucraino.
«Ho inviato la denuncia anche al procuratore della repubblica di Kiev. 
Riesaminata la questione credo che i procedimenti possano essere aperti sia a 
Verona che a Kiev. Il codice penale ucraino non prevede, per quanto abbiamo 
potuto capire da una traduzione del testo in inglese il delitto di 
ricettazione, ma indica, all’articolo 191 un’ipotesi di appropriazione 
indebita. Non abbiamo rinvenuto particolari esenzioni per la personalità del 
Capo dello Stato. L’articolo 6 recita testualmente: «Qualsiasi persona che ha 
commesso un reato sul territorio dell’Ucraina è penalmente responsabile, quindi 
io ho denunciato Poroshenko per i reati che la procura di Kiev ravviserà».


L’articolo di legge del codice penale italiano cui si appella Guarienti è 
invece il 7, comma uno, numero 4.
«È punito secondo la legge il cittadino italiano o straniero che commette in 
territorio estero (tra gli altri) i delitti commessi da pubblici ufficiali a 
servizio dello Stato abusando dei poteri o violando i doveri inerenti alle loro 
funzioni».
Non resta dunque che aspettare il rinvio a giudizio. E semmai fosse celebrato 
un processo, Poroshenko sarebbe contumace, visto che ci sono problemi 
diplomatici insormontabili per una sua venuta in Italia.

Esattamente un anno fa, il 19 novembre 2015, banditi armati con la complicità 
dell’unico addetto alla vigilanza presente alla chiusura del museo, si 
impadronirono di 17 tele, fra cui alcune di Pisanello, Caroto, Rubens, Mantegna 
e Tintoretto, poi rintracciate in Ucraina il 6 maggio scorso, cioè sei mesi 
dopo.
Un ritrovamento molto «scenografico», le tele nascoste sotto frasche fresche 
che li ricoprivano a malapena. La sensazione che non fosse quello il luogo in 
cui i quadri erano rimasti fino a quel momento.
Da allora i capolavori non sono stati restituiti all’Italia nonostante i 
solleciti del ministro degli Esteri Gentiloni e dello stesso presidente del 
Consiglio Renzi nei confronti di Poroshenko Lui aveva detto che li avrebbe 
fatti ritornare entro novembre.
Ma il termine ultimo è scaduto. Improbabile che i quadri arrivino nei prossimi 
giorni. C’è chi sostiene che il premier Renzi sia in tutt’altre faccende 
affacendato, impegnato com’è a promuovere il «sì» al referendum, paiono essere 
poca cosa le tele da riportare in patria.
Per sensibilizzare il governo s’era mosso anche il giornalista Alfredo Meocci 
che ha inviato mille firme al ministro Dario Franceschini per sollecitare il 
rientro delle opere.
Ma anche questa sollevazione popolare che aveva suscitato dibattito in città è 
rimasta lettera, pardon tela, morta.


Alessandra Vaccari






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