Sulla riabilitazione delle formazioni collaborazioniste del nazifascismo nella 
Bosnia musulmana si veda anche ad esempio:
http://www.cnj.it/documentazione/ORRORI/orrore7.htm
Sulla continuità dell'islamismo politico bosgnacco dalla divisione SS "Handzar" 
a Izetbegović si veda ad esempio:
http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra/CRJ/GEOPO/storia_zetra.html




http://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Sarajevo-a-scuola-di-revisionismo-175753/


Sarajevo, a scuola di revisionismo


Un istituto scolastico a Sarajevo viene intitolato a Mustafa Busuladžić, figura 
controversa di intellettuale islamista, accusato di antisemitismo e giustiziato 
dalle autorità comuniste nel 1945


23/11/2016 -  Alfredo Sasso 
<http://www.balcanicaucaso.org/Autori/(author)/Alfredo%20Sasso>


Il cambio di regime in un paese porta con sé la riscrittura dello spazio 
pubblico. Strade, piazze, scuole, istituzioni culturali cambiano nomi, 
riscrivono memorie e identità, impartiscono nuovi riferimenti politici e morali 
ai cittadini. Nei paesi post-jugoslavi, e in Bosnia Erzegovina in particolare, 
questo processo è lungi dal completarsi.


A settembre, il Parlamento del Cantone di Sarajevo esaminava la proposta di 
intitolare la scuola primaria di Dobroševi a Mustafa Busuladžić, una figura su 
cui si sono formate narrative del tutto contrapposte. Brillante studioso e 
martire dell’identità musulmana secondo alcuni; portavoce di idee palesemente 
nazifasciste, antisemite e patriarcali, secondo altri. Dopo settimane di duro 
confronto tra i partiti politici, e aspre prese di posizione di intellettuali e 
accademici, la proposta è stata infine approvata il 26 ottobre, gettando nuove 
ombre sulla memoria collettiva in Bosnia Erzegovina e sulla sua proiezione nel 
presente.


 <>Mustafa Busuladžić: chi era, chi (lo) rappresenta oggi
Nato a Trebinje nel 1914, diplomatosi alla medresa "Gazi Huzrev-Begova" di 
Sarajevo nel 1936, Busuladžić si occupa di letteratura, storia e pensiero 
islamico con posizioni apertamente tradizionaliste. Nel 1941-42, mentre la 
Bosnia Erzegovina è occupata dai nazifascisti ustaša dello Stato indipendente 
di Croazia, Busuladžić ottiene una borsa di studio in orientalistica a Roma, da 
dove è corrispondente per la radio croata. Tornato a Sarajevo, è militante di 
El-Hidaje (“La giusta via”), un movimento clericale che rivendica il ritorno ai 
valori islamici, collaborazionista con il regime ustaša. Poco dopo la 
liberazione della Jugoslavia a opera dei partigiani, nel giugno 1945, 
Busuladžić viene giustiziato dalle autorità comuniste dopo un processo 
sommario, apparentemente per la sua connivenza con le strutture ustaša, nonché 
per i suoi articoli che accusavano le politiche anti-musulmane dell’Unione 
Sovietica. Il suo corpo non fu mai ritrovato.


I sostenitori della riabilitazione di Busuladžić risaltano il suo valore 
intellettuale e il suo aspetto di martire. Secondo lo scrittore 
ultraconservatore Džemaludin Latić, si tratterebbe addirittura del “più 
brillante pensatore bosgnacco del XX secolo”, che avrebbe offerto una sintesi 
fra tradizione, spiritualità islamica e giustizia sociale, contrastando sia il 
comunismo, sia il fascismo. Con argomenti simili si sono espresse influenti 
voci dell’accademia sarajevese, come quella di Šaćir Filandra, preside della 
Facoltà di Scienze Politiche, che ha esaltato il suo “sguardo filosofico sui 
fondamenti del mondo contemporaneo”.


Infine è arrivato il consenso politico. L'SDA, il partito nazionalista al 
potere nella Federazione di BiH e nel Cantone di Sarajevo, ha subito appoggiato 
la proposta di intitolare la scuola a Busuladžić. Una scelta che non sorprende: 
il caso è stato utilizzato a scopi elettorali (si era nel pieno della campagna 
per il voto amministrativo <http://www.eastjournal.net/archives/77115>). 
Inoltre, il padre fondatore del partito, Alija Izetbegović, negli anni ‘40 
militava nel movimento dei Giovani Musulmani, contiguo a El-Hidaje. Va però 
precisato che l’iniziativa è partita dal basso, ovvero da una petizione  
<http://www.bilten.org/?p=15688>di cittadini di Dobroševi (sobborgo nel 
nord-ovest di Sarajevo, dove si trova la scuola) poi seguita dal parere 
favorevole di consiglio di quartiere, dell’amministrazione e persino dal 
consiglio dei genitori dell’istituto scolastico.


Più che diretta dai vertici, la vicenda sembra svilupparsi in un contesto 
politico-culturale conservatore in cui è comune ritenere che l’identità 
bosgnacca soffra di un deficit di memoria. In questi ambienti, si adducono 
<http://www.klix.ba/vijesti/bih/mulaosmanovic-zaboravljanjem-spahe-i-busuladzica-bosnjaci-sami-sebe-ruse/140629079>
 cause profonde risalenti al periodo jugoslavo e rimaste irrisolte dopo la 
guerra degli anni Novanta: debolezza delle istituzioni, complesso di 
inferiorità rispetto alle “altre” narrative nazionali presenti in Bosnia 
Erzegovina (quella serba e quella croata), immutata subalternità al discorso 
antifascista classico. Secondo questa visione, le riabilitazioni degli 
intellettuali bosgnacchi anticomunisti del passato compenserebbero questi 
presunti torti della memoria.


 <>Gli scomparsi della čaršija
Alla riabilitazione di Busuladžić si sono opposti diversi intellettuali 
progressisti e tutti i partiti civici non-nazionalisti, che lo ricordano come 
un “propagatore del fascismo”, indicando l’odio etnico e di genere presente nei 
suoi scritti. “Qui la gente ha lottato contro gli ebrei e le loro speculazioni, 
frodi, prevaricazioni. Essi sono scomparsi dalla čaršija [il centro storico di 
Sarajevo, ndA] ma lì è rimasto il loro spirito giudeo di macchinazione, 
speculazione, occultamento e accumulazione delle merci, contrabbando e usura”, 
scriveva Busuladžić nel 1944. Nell’articolo “Il culto della nudità” (Kult 
golotinje) del 1943, l’autore si scagliava invece contro l’emancipazione 
femminile, associandola alla depravazione e alla decadenza economica. Il 
declino delle antiche Atene e Roma sarebbe iniziato quando la donna “ha 
iniziato a lasciare la casa” e abbandonato la maternità, “essenza 
dell’esistenza femminile”.


Il compiacimento per gli “scomparsi dalla čaršija” e la sottomissione della 
donna, per giunta riletti nel contesto di una città e un paese che hanno 
recentemente conosciuto altre pulizie etniche, ha gelato il sangue a molti. 
Come hanno osservato diversi 
<http://www.oslobodjenje.ba/za-one-koji-znaju-citati/kolumne/kad-cigo-vraca-sat/184665>
 commentatori 
<http://www.sic.ba/rubrike/stav-esej/haris-imamovic-jeder-fragt-wo-ist-das-grab-von-mustafa-2/>,
 la confusa sovrapposizione tra il Busuladžić intellettuale islamista e il 
Busuladžić vittima individuale di un processo sommario, rende invisibili le 
migliaia di vittime innocenti della Seconda guerra mondiale in Bosnia 
Erzegovina, nonché le iniziative 
<http://www.sic.ba/rubrike/stav-esej/haris-imamovic-jeder-fragt-wo-ist-das-grab-von-mustafa-2/>
 di solidarietà e coraggio civile che vi ebbero luogo.


Inoltre, è mancato non solo un dibattito pubblico, ma anche un confronto 
scientifico più esteso riguardo una figura che rimane semisconosciuta ai più, 
con le conseguenti manipolazioni politiche. “La prima domanda che ci si 
dovrebbe porre è: quali opere fanno di Mustafa Busuladžić ‘uno dei più grandi 
intellettuali bosgnacchi tra le due guerre mondiali?’ Per quanto mi riguarda, 
la risposta non è molto chiara. Penso che al centro della questione ci sia una 
determinata ideologia, quella dei Giovani Musulmani, e della sua 
rivitalizzazione nella società bosniaca, che de jure è avvenuta dal 1990, e de 
facto si ripropone dopo ogni tornata elettorale”, spiega a OBC Transeuropa Edin 
Omerčić, ricercatore presso l’Istituto di Storia dell’Università di Sarajevo.


La revisione della memoria appare uno strumento della politica per riempire i 
propri vuoti. Tarik Haverić, politologo impegnato da tempo nella critica ai 
revisionismi, e che si è dedicato proprio a un’analisi critica degli scritti di 
Busuladžić, ha commentato: 
<http://www.6yka.com/novost/116772/tarikhavericjednoumljejesmetalosamodokjebilokomunisticko>
 “La destra clero-nazionalista che è al potere nei diversi livelli del paese 
(naturalmente non solo musulmana!) non ha nient’altro da offrire”, e dunque 
“legittima il proprio potere sulle sofferenze passate”. Si tratta di un 
processo consolidato. Nella parte croata di Mostar, vi sono diverse vie 
intitolate a ministri e alti ufficiali  
<http://balkans.aljazeera.net/vijesti/mostarske-ulice-i-dalje-ce-nositi-imena-ministara-ndh>ustaša
 
<http://balkans.aljazeera.net/vijesti/mostarske-ulice-i-dalje-ce-nositi-imena-ministara-ndh>,
 mentre nella Republika Srpska lo “screening nazionalista” della toponomastica 
può dirsi completato 
<http://balkans.aljazeera.net/vijesti/imena-skola-po-svecima-i-osudenicima>. La 
scuola è un passaggio ulteriore nell’occupazione dello spazio pubblico. “Tutte 
le élite nazionaliste dell’ex-Jugoslavia trattano la scuola come fabbrica del 
loro modello di identità. L’ideologizzazione del sistema scolastico si presenta 
non solo a livello simbolico, con la ridenominazione, ma anche a livello 
sostanziale, con la politicizzazione della conoscenza attraverso le cosiddette 
‘materie nazionali’ <http://www.balcanicaucaso.org/null>”, spiega il filosofo 
<http://balkans.aljazeera.net/vijesti/imena-skola-po-svecima-i-osudenicima> 
Enver Kazaz.


A Mustafa Busuladžić, dopo la guerra degli anni '90, è già stata intitolata una 
via a Sarajevo. Nell'era jugoslava, quella stessa via (all'epoca un tratto più 
lungo) era intitolata a Fuad Midžić, partigiano musulmano e comunista. Midžić, 
fuggito dal lager ustaša di Jasenovac, fu ucciso a Sarajevo il 6 aprile 1945, 
il giorno in cui la città si liberò dal nazifascismo. Negli anni '80, Ulica 
Fuada Midžića diventò uno dei “simboli della Sarajevo jugoslava” 
<http://www.kontrapress.com/print.php?url=DrugasmrtFuadaMidzica> perché citata 
in una canzone dei leggendari Zabranjeno Pušenje 
<http://www.balcanicaucaso.org/null>, emblemi dello ju-rock e della scena 
culturale alternativa. I componenti del gruppo vivevano proprio in quella via. 
Chissà se un giorno qualcuno dei ragazzi diplomati alla scuola Mustafa 
Busuladžić ascolterà quella canzone 
<https://www.youtube.com/watch?v=RQ_ibEDzCVg> e si chiederà chi era Fuad 
Midžić, e dove era la sua via.






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