Appunti per un discorso ragionevole
Il calore passa sempre da un corpo più caldo a uno più freddo, mai viceversa. E’ uno dei fenomeni fisici più familiari nell’esperienza di ognuno, anche se questa conoscenza quasi-intuitiva è stata resa in forma di legge scientifica solo un centinaio di anni fa. Il calore passa sempre da un corpo più caldo a uno più freddo, mai viceversa rappresenta una formulazione abbastanza precisa del secondo principio della termodinamica. In realtà, i due principi fondamentali (il primo e il secondo) possono essere riassunti in una sola frase: l’energia dell’universo è costante, e l’entropia tende verso un massimo. In altri termini, i principi della termodinamica parlano di irreversibilità. L’energia non si può né creare né distruggere, ma solo trasformare; l’energia può essere trasformata in una sola direzione. Tutto ciò che accade, ogni singolo evento (anche mentale) è trasformazione di energia: gli eventi conducono verso lo stato d’equilibrio finale noto come morte termica.
I principi della termodinamica suonano tutt’altro che asettici, per la verità. Sembrano parlare la stessa lingua delle dottrine sapienziali della tradizione, costituiscono uno strano ambito in cui la lettura di un enunciato scientifico può suscitare stati emotivi lugubri, oppure equanimi, in certuni addirittura euforici: termodinamica e Amor Fati paiono risuonare come un accordo di quinta in uno strumento perfettamente intonato.
La termodinamica scardina la visione newtoniana, quantitativa e matematica del mondo, secondo la quale l’universo è una macchina composta da elementi discreti. L’antica idea dell’Uno-Tutto torna a giocare un ruolo decisivo. E’ l’episteme, oggi, a dirci che il mondo non andrebbe rappresentato come somma di componenti discrete ma come trama di relazioni in cui tutto ciò che accade ha effetti sul Tutto. La realtà non può essere impunemente mutilata.
L’idea di progresso nasce all’interno della visione del mondo come macchina. La visione meccanicistica è la forma filosofica tipica di una società umana che passa da un mondo di cicli e di flussi a un mondo di quantità, di riserve, di distribuzione secondo linee di flusso energetiche sempre più potenti, necessariamente unidirezionali, un mondo in cui la computazione diviene la strategia principale per la sopravvivenza dell’individuo e della collettività.
La visione del mondo ha la forza cogente di un comandamento teologico e la capacità di produrre superstizioni. Tra queste, una delle più funeste è quella che ritiene che si possa, in qualche modo, “produrre” energia.
Per dare l’idea di come una superstizione del genere sortisca effetti nel quotidiano (non stiamo affatto parlando di massimi sistemi) facciamo un esempio riferendoci a quella pseudo-scienza che è l’economia classica, i cui assunti dominano tragicamente la vita del pianeta. La prenderemo alla lontana solo apparentemente.
Tutte le forme di energia da cui dipende il nostro modello di civilizzazione sono non-rinnovabili, oppure condizionate da tecnologie troppo complesse. Per questo l’estrazione di energia – la cosiddetta “produzione” – richiede investimenti sempre maggiori, diviene sempre più costosa e quindi sempre più cara.
Ciò significa che la quantità di denaro destinata agli investimenti in campo energetico è destinata a salire, e sarà quindi non-disponibile in altri circuiti.
Impianti e apparecchiature di conversione sono sempre più complessi, accentrati, potenti. Le istituzioni seguono lo stesso percorso.
Senza energia, niente economia. Se i costi dell’energia crescono per così dire dalla “sorgente” (un fetido pozzo di petrolio già militarizzato o in via di militarizzazione), l’incremento del costo di estrazione passa di stazione in stazione lungo tutta la linea di flusso. Sono i “consumatori” (termine ironico: quale delle merci contemporanee viene davvero usata fino al “consumo”?) a pagare il conto. Questo processo si chiama inflazione.
Non ascolterete un discorso del genere da nessun economista. Beh, forse da pochi eretici: resta il fatto che le cause dell’inflazione continuano a essere ascritte a quelli che, a rigore, sono effetti, e per di più secondari: politiche fiscali, costo del lavoro, salari, emissione cartacea...
Quando l’energia si trasforma, lo fa in una sola direzione. Passa da una forma disponibile a una non-disponibile. Ogni volta che avviene qualcosa, qualsiasi cosa, una certa quantità di energia degrada e non può più essere utilizzata per un lavoro successivo. Ogni volta che accendiamo una sigaretta, l’energia disponibile al mondo diminuisce.
In realtà, tutte le tecnologie di cui l’uomo ha mai potuto disporre e di cui mai disporrà sono apparati di trasformazione, di conversione dell’energia. Le istituzioni che si sono succedute nella storia hanno avuto come principale funzione quella di regolare il flusso di energia trasformata dalle tecnologie. Le istituzioni attuali regolano flussi di energia potentissima, ottenuta da fonti energetiche non rinnovabili (combustibili fossili): il disordine, ad ogni stazione del flusso, tende verso un massimo e le cose, nella percezione comune (in questo caso singolarmente accurata), vanno sempre peggio.
La natura della società e delle istituzioni è plasmata dall’ambiente energetico da cui traggono nutrimento.
Poichè le riserve di combustibili fossili sono destinate all’esaurimento, la civilizzazione futura dovrà rivolgersi ad altre fonti energetiche. Le fonti energetiche alternative non possono garantire un flusso energetico di intensità paragonabile a quello che sostiene strutture e istituzioni del capitalismo avanzato. Siamo alla fine di un mondo, volenti o nolenti. Occorre un riordinamento sociale e istituzionale generalizzato. Una larga parte delle tecnologie avanzate disponibili in questo momento dovrà essere accantonata in quanto antieconomica.
La vita delle città, la produzione economica seriale dell’industria contemporanea, i supporti esosomatici che costituiscono parte dell’idea corrente di ricchezza dovranno essere abbandonati perchè incompatibili con l’ambiente energetico solare, eolico, idroelettrico.
Chi ignora la realtà e induce nella popolazione mondiale false aspettative è un folle. La direzione che percorriamo è a senso unico.
WU MING 5
(divulgatore di divulgatore:
all the respect due to J. Rifkin)