Ieri l'assemblea dei precari a Roma ha avuto una buona partecipazione. Esprimo qui qualche mia impressione.
La piattaforma presentata dagli organizzatori (ADI + CGIL in varie forme) andava un po' piu' in la' degli appelli girati in rete ad opera delle mille sigle nate in questi giorni: difesa della "ricerca pubblica" (che vuol dire?), opposizione alla precarietà diffusa, soluzione delle emergenze occupazionali (assunzioni etc). In realta' il dibattito e' stato meno "timido", sebbene la maggior parte degli interventi fossero targati CGIL.
- soprattutto, anche da parte dei sindacalisti SNUR-Nidil-ADI, e' venuto fuori come una rete piu' larga sia necessaria per difendere la "ricerca pubblica" nel suo insieme. D'altronde, le lezioni politiche di inizio millennio, da Cofferati agli autoferrotranvieri, hanno mostrato che solo se vertenze e movimenti si considerano complementari (e non antagoniste) i risultati concreti arrivano. Altrimenti, nessuno ha la forza di rimanere in piedi da solo. Qualche situazione da assemblea liceale c'e' stata, con i "movimentisti con la kefia" contro i "moderati col maglioncino", come nei film di Virzi': ma i piu' svegli concorderanno che saper suonare su piu' registri e' necessario.
- Si e' accennato a cosa voglia dire "ricerca pubblica" vs "privatizzazione" nel contesto socio-economico attuale, con accenni alla riforma moratti dal lato degli studenti (assenti perche' ormai non vanno piu' di moda come i rettori, ma parte in causa principale di ogni riforma universitaria), alla proprieta' intellettuale, all'autonomia universitaria (che non ha riscontrato un alto gradimento), ai rapporti con i committenti privati della ricerca (nemmeno loro hanno avuto un grande successo). Soprattutto nei confronti dei settori privati, e' sembrato chiaro a molti che chiedere il loro sostegno senza accettare le loro regole (precarizzazione del lavoro come avviene in ogni azienda) non e' piu' possibile.
- si e' stigmatizzato il corporativismo e l'insipienza delle proteste "dall'alto", come l'occupazione del 5. Anche perche', sfortunatamente per prorettore & Co., mentre loro occupavano arrivavano le statistiche sul mobbing, che vedono in testa banche e universita': forse le gerarchie devono fare un passo indietro, e fare autocritica sulle condizioni di lavoro semi-servili diffuse nell'universita' (e i dottorandi loro sottoposti lo sanno), nonostante l'etichetta "pubblica", prima di difenderla.
Queste considerazioni (per quanto possibile) verranno inserite nella piattaforma, hanno promesso i sindacalisti organizzatori, che dovrebbe circolare nell'ennesima mailing-list. Vedremo.
Insomma, forse non si trattera' solo di tirare la volata al prossimo governo diessino, che con pochi slogan possa "comprarsi" i voti dei ricercatori (come molti temevano). Almeno si spera. Appuntamento alla Sapienza il 17.
andrea
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