Premessa
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Molti oli vegetali possono essere usati in sostituzione del gasolio
come carburante in motori diesel. Molto sommariamente le possibilità
di uso sono due:

1. olio trasformato in "biodiesel" tramite il processo chimico della
esterificazione, usabile in modo diretto in tutti i motori diesel. Nel
processo di produzione/consumo, vi è alta complessita e maggiori costi
a monte (sistema di trasformazione industriale dell'olio) e bassa
complessità a valle (uso diretto)

2. olio grezzo usabile in motori diesel in miscela fino al 30% con
gasolio o puro al 100%, tramite kit di modifica del motore. Nel
processo di produzione/consumo, vi è bassa complessità e minori costi
a monte (sistema di trasformazione semplice) ed alta complessità a
valle (uso tramite kit di trasformazione dei motori).

In termini di economia di scala è preferibile il primo processo perchè
i costi sono molto minori.

Per un introduzione generale ai biocarburanti, si può leggere lo
studio del Dipartimento di Chimica dell'Università di siena:

http://socialforge.net/docs/ita/eco/biocarburanti/biocarburanti_unisiena.pdf

Esiste un modo di produzione dell'olio "tradizionale" che è quello da
piante da semi, ed uno più innovativo tramite alghe. I motivi della
scelta di quest'ultimo verranno illustrati in seguito.

Sia nel caso delle piante da semi che nel caso delle alghe,
complessivamente il processo di produzione/consumo dovrebbe essere a
bassissimo impatto ambientale e presumibilmente "CO2 free" (emissione
zero) in quanto la captazione di CO2 dall'atmosfera, nel corso della
fotosintesi clorofilliana delle piante in crescita dovrebbe
sopravvalere od equivalere al CO2 emesso in atmosfera dalla
combustione nei motori diesel. E inteso quindi che un processo del
genere sarebbe quantomeno uno strumento di applicazione pratica del
Protocollo di Kyoto sulle emissioni.

Oltre al basso impatto ambientale, il biodiesel ha anche basso impatto
sulla salute umana, come si evidenzia in questo studio del
Dipartimento di Tossicologia Ambientale della Università della
California di Davis:

http://journeytoforever.org/biofuel_library/UCDavisSumm.html

Produzione di olio da microalghe
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Paola Pedroni di "Eni Tecnologie" come premessa ad uno studio
pubblicato nel 2001 scrive: ''<< La possibilità di catturare e
riutilizzare la CO2 emessa da sorgenti concentrate mediante
coltivazioni intensive di microalghe rappresenta un'opzione innovativa
ed ecocompatibile per mitigare le emissioni di gas serra derivanti
dalla combustione delle fonti fossili e per produrre biocarburanti
rinnovabili. Il raggiungimento di adeguati target di convenienza
economica richiede attività di ricerca sia di base che applicata a
lungo termine. Combinando la cattura della CO2 fossile con servizi
ambientali aggiuntivi, come per esempio il trattamento di acque di
scarto, è possibile attendersi l'applicazione di tali sistemi
biologici in un arco temporale più breve. Per promuovere lo sviluppo
tecnologico e l'utilizzo di processi di biofissazione nella
mitigazione delle emissioni di gas serra, EniTecnologie e il DoE
statunitense hanno organizzato un Network Internazionale, che opera
sotto l'egida dell'IEA GHG R&D Programme, e comprende industrie e
organizzazioni governative operanti nel settore energetico.
EniTecnologie partecipa attivamente a tale network con una propria
attività di ricerca focalizzata sulla Conversione della biomassa
algale a vettori energetici rinnovabili >>''.

http://www.enitecnologie.it/pdf_comuni/tpoint/articoli/ft_monitambientale/microalgaegreenhouse_1_2003.pdf

http://www.socialforge.net/tiki-index.php?page=Microalgae+for+Greenhouse+Gas+Abatement

La scelta delle alghe come vettore di produzione dell'olio è dovuta
alla resa oleica che è ipotizzata essere intorno ai 20.000-75.000
litri/anno per acro (4000mq) di coltivazione, contro i 200-500
litri/anno per acro delle piante da semi, come per esempio la colza.
La fonte di questi dati è lo studio del Gruppo di lavoro sul Biodiesel
del Dipartimento di Fisica dell'Università del New Hampshire (Usa):

http://www.unh.edu/p2/biodiesel/article_alge.html

Sempre in questo testo si ipotizza anche che qualora si volesse
procedere alla sostituzione totale del gasolio con olio vegetale, per
coprire l'attuale fabbisogno annuo Usa di carburante per trasporto,
dovrebbe essere occupata da impianti di coltivazione di alghe, una
superficie di 28.000 kmq, che corrisponde allo 0,3% delle terre degli
Usa (NdT una superficie come quella dell'Albania).

Con un semplice impianto di coltivazione di microalghe in acqua sembra
sia possibile ottenere contemporaneamente:

1. produzione di olio per biocarburanti
2. produzione di fertilizzanti naturali
3. trattamento acque inquinate
Questi risultati sono possibili ad un basso livello di complessità
dell'impianto, consistente sommariamente - nella forma più semplice -
in

1. vasche di coltivazione delle alghe, esposte al sole
2. impianto di spremitura a freddo delle alghe
3. impianto di macinatura degli scarti da spremitura delle alghe
Due impianti pilota con caratteristiche simili sono stati implementati
a cura del Kluyvercentre, Olanda (http://www.kluyvercentre.nl/)

http://www.kluyvercentre.nl/content/documents/Verslag3biodieselmaurickcollege.pdf
http://www.kluyvercentre.nl/content/documents/Verslag2biodieselBaarnschLyceum.pdf

Con un impianto del genere, localizzato per esempio allo sbocco delle
acque reflue in mare, sarebbe possibile - in base agli studi
scientifici effettuati - trattare acque di scarto da impianti
industriali (metalli pesanti), acque di scarto da coltivazioni
agricole a concimazione chimica (i composti azotati sono "cibo" per le
alghe che ne velocizzano la crescita) ed acque di scarto da impianti
di allevamento bestiame (es. deiezioni di maiali e pollame). Le stesse
alghe, arrivate al termine del processo di crescita, verrebbero
spremute in loco e come risultato si avrebbe olio vegetale e biomassa
di scarto che, oppurtamente triturata, sarebbe usabile come
fertilizzante naturale.

Con un maggiore livello di complessità, sarebbe possibile produrre in
loco il biodiesel ed anche prodotti nutrizionali, farmaceutici e
chimici correlati alla lavorazione di sostanze grasse (glicerina,
ecc..).

Riguardo al modello generale che informa questo progetto, sul sito
Slashdot c'è un articolo che ipotizza uno scenario plausibile: << Ciò
che potenzialmente rende questo ed altri sistemi di bioraffinazione,
molto interessanti è che usando bioraffinerie di piccola scala,
possiamo andare verso un sistema più distribuito — il modello di
internet/del web - applicato alla produzione di carburante. (anche
appropriato nella futura versione dell' "economia all'idrogeno") >>.

Andando nello specifico, l'olio - principale ingrediente per il
carburante - potrebbe essere prodotto attraverso alghe alotipiche
microscopiche (plancton), come il diatom Phaeodactylum tricornutum
(Bacillariophyceae) o il Botryococcus braunii BBG-1.

Per poter usare questo biocarburante negli ordinari motori diesel,
l'olio deve essere mescolato con l'alcool (ed altri componenti) e
trasformato in biodiesel. Qualora si ipotizzi l'esterificazione in
loco, potrebbe essere usato l'etanolo prodotto attraverso la
fermentazione della canna da zucchero o di altre risorse rinnovabili
locali prodotte in aziende agricole integrate nel sito della
"bioraffineria". Parte del Co2 prodotto durante il processo di
fermentazione verrebbe riciclato dalle alghe per produrre biomassa e
olio.

C'è di più. L'integrazione con aziende agricole della zona potrebbe
essere anche più complessa. Si potrebbe anche pensare infatti alla
bioraffineria come ad un'estensione delle stesse aziende agricole,
finalizzata alla produzione decentrata di energia per l'auto-consumo
(generatori autonomi per produzione di elettricità, carburante per
trattori, ecc..

( I trattori vanno già vanno ad olio di semi!
http://met.provincia.fi.it/comunicati/comunicato.asp?id=22581 )

e per la vendita esterna, alla produzione di concimi ed al trattamento
delle acque reflue provenienti dalle aree coltivate e da allevamento
di bestiame (così da immettere negli scarichi acque già depurate).

Uno scenario del genere (e molto di più!) è ben evidenziato in un
articolo del 2004 tratto dalla rivista americana di agricoltura, Delta
Farm Press:

http://deltafarmpress.com/mag/farming_commodities_future_algae/index.html

<< Le alghe potrebbero ben essere la "coltivazione del futuro", dice
Mark Zappi, della Università di Stato del Mississippi, professore
emerito di ingegneria chimica. "Quasi ovunque nel mondo si stanno
diffondendo le coltivazioni dedicate alla produzione di olio" ha detto
Zappi alla conferenza sull'agricoltura "Oltre i confini della città"
organizzata dal Governatore dello Stato del Mississippi, Haley
Barbour.

"Abbiamo un clima perfetto ed abbiamo anche lagune inquinate da
rifiuti (NdT azotati) per supportare la crescita delle alghe. Le alghe
producono olio il doppio ed oltre rispetto alla soia e ci si possono
fare prodotti nutrizionali ad alto valore economico."

In Nord - Carolina è stato appena costruito un impianto da 140 milioni
di dollari, in cui si fanno crescere le alghe in enormi fermentatori,
si estrae l'olio, lo si purifica e lo si vende per essere usato in
molte produzioni, compreso il biodiesel. Le sue proteine, gli acidi
grassi omega 3, ed altre componenti possono essere usate per fare
prodotti nutrizionali. L'impianto impiega 150 persone ad uno stipendio
medio di 50,000 dollari (NdT annui). "E' abbastanza redditizio per una
comunità locale" dice.

E lo stallatico (NdT le deiezioni del bestiame)? "Credeteci o meno,
sta diventando una produzione industriale competitiva," dice sempre
Zappi. "Si può mettere lo stallatico, in forma di residui, nei
digestori e i microrganismi producono biogas, che è al 60% metano ed
al 40% diossido di carbonio, che può essere usato per generare energia
elettrica." L'elettricità può essere utilizzata per alimentare
l'impianto e l'eccesso può essere venduto alla compagnia elettrica
locale per essere immessa in rete. Il titolare di un'azienda di
pollame nel sud del Mississippi ha messo sù la prima bioraffineria
degli Stati Uniti, dice Zappi. "Usa le deiezioni del pollame per fare
biogas, che genera l'elettricità per alimentare l'impianto e e per
riscaldare i pollai. Inoltre, gli elementi solidi e liquidi rilasciati
dal processo sono di alto valore nutritivo per il terreno delle
coltivazioni agricole. Le deiezioni del pollame sono al 40% proteine
ed egli sta pensando alla strada migliore per usarle, forse per far
crescere le alghe.

"E' un operazione semplice, una tecnologia pronta per il Mississippi,
ed è economicamente sostenibile quando è usata per abbattere i costi
energetici delle fattorie."

Queste sono solo due tecnologie correlate all'energia su cui il
Mississippi è "ben posizionato per capitalizzarle" dice Zappi.

Un'altra è la produzione di etanolo, sia dal granoturco che da
biomasse. (a pagina 1 di questo numero della rivista c'è un articolo
sulla proposta di costruzione di un impianto di produzione di etanolo
nell'area nordovest del Mississippi.)

Il Biodiesel è "facile da fare" dagli oli vegetali o dai grassi
animali, dice Zappi, e per ogni 10 galloni di biodiesel, si può
produrre 1 gallone di glicerina, "che vale circa due volte il
biodiesel." E ancora.. un impianto di biodiesel vicino Las Vegas
"produce biodiesel processando tutto l'olio usato di frittura prodotto
dall'industria dei casinò."

Il problema dell'olio prodotto dalla soia, dice Zappi, è il suo alto
costo di produzione. "Ciò che sta accadendo è che per ridurre il costo
si comincia a produrre biodiesel miscelando olio di soia con olii di
media qualità."

I ricercatori dell'Università di Stato del Mississippi (MSU) hanno
scoperto un microrganismo che vive e lavora a temperature di 200 gradi
farheneit e che è capace di raddoppiare la migliore produzione
mondiale di etanolo dal syngas (NdT gas di sintesi). "Hanno appena
battuto ogni record" dice Zappi.

"I microbiologi dicono non è possibile che un batterio possa
sopravvivere a quelle temperature, ma invece lo fa. Pensiamo che in
base a questa scoperta, per il processo di produzione dell'etanolo si
aprono grandi possibilità." (trad. magius)

Documentazione
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Su internet i materiali di documentazione sono moltissimi. Qui di
seguito ne vengono solo proposti alcuni, tratti da ricerche sul motore
di ricerca dedicato ai materiali scientifici, scholar.google.com

http://scholar.google.com/scholar?hl=en&lr=&q=Botryococcus+braunii++oil&btnG=Search

http://scholar.google.com/scholar?hl=en&lr=&q=Phaeodactylum+tricornutum+Biodiesel&btnG=Search

http://scholar.google.com/scholar?q=algae+biodiesel&hl=en&lr=&start=0&sa=N

http://scholar.google.com/scholar?hl=en&lr=&q=link:tDrpwofu9ckJ:scholar.google.com/

http://govdocs.aquake.org/cgi/content/abstract/2004/915/9150010

Riferimenti
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Progetto Bioraffineria
http://www.socialforge.net/tiki-index.php?page=Progetto/Bioraffineria

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License ( http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/it/ )

Link all'articolo originale: http://www.socialforge.net/bioraffineria
--
www.e-laser.org
Laser@inventati.org

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