sterpone fabio wrote:

la struttura della e-magazine e' caduta.
che il problema risieda nella parabola delle parole?
se le parole invocano azione e cambiamento, ma poi nessuno traduce le parole in
azione e cambiamento, le parole diventano vuote.

sinceramente, conoscendo la bestia indy ma anche altre da vicino, io
credo che si tratti della totale assenza di parole. Sono molto cattiva:
all'inzio mi smebrava di vedere pensieri, riflessioni interessanti,
prospettive nuove. Avevo a volte un dubbio: ma com'è che improvvisamente
c'è così tanta gente sveglia, che sa riflettere sui media, sull'uso
dell'informazione, sui contenuti e lo sa fare rimodellando il panorama
ammuffito che abbiamo visto finora?
Mi viene adesso il dubbio le mail fossero copia e incolla, o traduzioni,
di altre mail apparse n altre liste, o che le riflessioni fossero di
quel genere che si riesce a fare immediatamente dopo aver letto un
saggio importante, un effetto che dura poco, se non viene supportato da
altre riflessioni e da altre letture.
Non solo: non si capisce più neppure la differenza tra my space, you
tube, flickr e le varie e-zine. Perché? Perch* differenza non c'è se la
guardi dal punto di vista tecnico. E il gioco era una gioco tecnico.
D'aòtrpnde la tecnica salva sempre tutti quelli che volgiono sembrare
più avanti di altri. Apparentemente in efetti lo sono: hanno più
strumenti, sembrano più adatti, pronti alla nuova fitness del futuro.
blea
Per questo io continuo a conservare in un contenitore sigillato una sana
dose di primitivismo.

ne dico un 'altra: non e' che il corpo e la mente nostra non riescono a stare ai tempi del mondo?

infatti. tornando al primitivismo: che stai al mondo a fare se sai
programmare, chattare e inviare mail in un nanosecondo, attivare rss a raffica, ma poi hai anche hai paura del tempo che scorre, non ti sai fare le uova al tegamino, e quando ti riposi devi guardare la televisione? Queste seconde cose le chiamo bisogni primari. Tra i bisogni primari c'è è anche quello di fare informazione punto e basta. O poterla utilizare in modo intelligente. Per questo non mi annoio di parlare dell'effetto serra, del Congo, di quello che il petrolio provoca in Nigeria, di quello che rende esplosive le terre di Palestina. Quando di nuovo, come è già accaduto ciclicamente, si chiuderanno tutti gli spazi di informazione fuori dai media mainstream, forse ci accorgeremo che è stato commesso un errore. Ma si sa: l'esperienza è l'unica cosa che ti permettere di commettere uno sbaglio per poi tentare altre strade per mettervi riparo....


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