> Semplificando al massimo: nella sfera digitale tutto - TUTTO - deve essere
> trasparente, il business si fa aiutando, insegnando, spiegando ma l'intera
> sfera deve essere trasparente.

Fermo restando che siamo ancora in piena società del segreto (industriale, 
finanziario, software chiuso, ecc.), 
laddove un tentativo fievole di passaggio ad società della trasparenza è 
avvenuto non ha prodotto altro che una invisibilizzazione
del reale attraverso la sua sovra-esposizione documediale.

Già, "documediale".
Mi piacciono le parole di Germano Paini:
"Il mondo degli ultimi due secoli è stato studiato come il mondo del capitale 
industriale: produceva merci, generava alienazione, faceva rumore (quello delle 
fabbriche). Poi è stata la volta del capitale finanziario: produceva ricchezza, 
generava adrenalina, e faceva ancora un po’ di rumore, le grida delle sedute di 
borsa. Oggi il capitale documediale produce documenti, genera mobilitazione, e 
non fa rumore. La sua matrice è nella trasformazione digitale, che ha prodotto 
una rivoluzione innescata dall'incontro fra una sempre più potente 
documentalità (la sfera di documenti da cui dipende l’esistenza della realtà 
sociale) e una medialità diffusa e pervasiva.

La trasparenza, purtroppo, non è più neanche sufficiente. La produzione 
incontrollata di documenti, ancorché digitali, non servirà a rendere una 
società trasparente se il centro nevralgico rimarrà segreto.
Prendiamo l'AI, in questi due anni si è detto e scritto di tutto, prodotti 
milioni di documenti che spiegano come è fatta, da dove si è partiti, cosa 
comporterà la sua adozione, i vantaggi, gli svantaggi, integrati ed 
apocalittici hanno detto la loro, ecc.
Nessuno, però, ha saputo spiegato come riprodurla (compreso training) su un 
computer di casa. Semplicemente perché NON si può fare.

In questo momento sto ascoltando la nona sinfonia di Beethoven (quella che 
contiene l'Inno alla gioia).
L'Inno alla gioia ce lo ricordiamo tutti, a scuola media lo suonavamo con il 
flauto, la melodia semplice, le note senza diesis e bemolli. Immaginiamo ora di 
conoscere lo spartito di tutti gli strumenti dell'orchestra sinfonica, di tutto 
l'accompagnamento ma non quello della melodia, eseguendola sarebbe solo 
un'accozzaglia di suoni. Ecco, nell'IA noi la melodia non la conosciamo e anche 
quando la conoscessimo, non avremmo a disposizione nessuno strumento musicale 
con cui eseguirla.

A.

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