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strategie per la comunicazione indipendente
http://www.rekombinant.org/media-activism
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Devo dire, caro Vittorio, che la tua risposta mi sembra dare ragione a Lavo:
è vero che un procedimento come quello applicato da Google penalizza, nei
risultati, i siti "minoritari", ma è altrettanto vero che la subordinazione
delle minoranze alle maggioranze, il maggior peso dato a queste, è proprio
l'aspetto strutturalmente tipico di ogni forma di democrazia che non si basi
sul procedimento del consenso pieno (procedimento inapplicabile, ovviamente
e per le più svariate ragioni, nel caso delle priorità date da un motore di
ricerca).
E' senz'altro vero che l'effetto della democrazia è una "censura" dei meno
potenti che, nello straripare della comunicazione disponibile, oscurano i
più piccoli fin quasi a renderli invisibili. Un problema del nostro mondo,
non di quello virtuale, che si ripercuote, ovviamente, anche
sull'applicazione delle stesse dinamiche in quello virtuale, che poi non ne
è che un'appendice.

Del resto, effettivamente, quale procedimento alternativo si potrebbe
trovare?

Anche qui, mi pare, ha ragione Lavo: l'unica alternativa sinora praticata è
quella di dare la priorità a chi paga di più, anche in questo caso,
ovviamente, tendenzialmente i più potenti fra i potenti.
E' la natura stessa del motore di ricerca, che può adoperare solo criteri
sintattici per la selezione e non categorizzazioni semantiche né, tantomeno,
valoriali, a non lasciare molte alternative. (Sarebbe stupido, del resto,
chiedere a un motore di dare risposte ordinandole per il loro valore, gli si
può solo chiedere di misurare il peso, ma quello dell'attribuire valore per
noi dei differenti pesi resta un lavoro che solo noi possiamo svolgere.)
L'alternativa eticamente percorribile sarebbe semmai quella del non-motore
di ricerca, quella di un'insieme di enciclopedie della rete che, in base ai
valori indicati dall'utente, gli offrano le risposte a essi corrispondenti.
Ma qui si pone l'altro problema: chi controlla i controllori? E, una volta
che li si controlla, chi li mantiene? Il lavoro di analisi semantica e
valoriale del contenuto della rete è immenso. Impossibile pensare di
assolverlo in modo soddisfacente. Chiedere ai siti e agli utenti di
specificare un insieme di valori di riferimento, d'altronde, sembra
un'impresa vana: attualmente impraticabile, difficilmente controllabile,
tendenzialmente appesantente.
Tale opzione, quindi, viene a collassare nel semplice elenco di links,
magari vasto e ben fatto, che significa appunto il non-pescare, il cercare e
seguire percorsi di senso e di lavoro, il contrario della casualità aperta
del motore di ricerca. Un percorso di cui la mappa sul sito di rekombinant è
già un ottimo esempio - per quanto certamente non omnicomprensivo e, se
vogliamo, discutibile - come anche il ricchissimo insieme di riferimenti
incrociati di informationguerrilla e altri ancora.

Senza contare che i motori hanno una loro effettiva utilità, anche google
(beh, non lo uso mai, ma lo userei), anche per individuare siti che
altrimenti non si troverebbero mai.
E allora non ci resta, se vogliamo dar risalto alla rete di alternative al
potere costituito, che far corrispondere alla rete reale la struttura di
quella virtuale, al lavoro di relazioni quello di links fra siti, etc. in
modo da cercare di produrre peso e presenza rispetto ai pesanti e ai loro
fruitori grazie ai contenuti, ma non mi sembra che in questo senso si possa
pensare di trovare scorciatoie o altre strutture in quella che marxianamente
è indicabile come una sovrastruttura...

----- Original Message -----
From: <[EMAIL PROTECTED]>
To: <[EMAIL PROTECTED]>
Sent: Friday, November 08, 2002 11:41 PM
Subject: Re: [RK] Come funziona Google


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> strategie per la comunicazione indipendente
> http://www.rekombinant.org/media-activism
> ---
>
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> No caro Lavo,
>
> non sono d'accordo.
> Mi sembra sia piuttosto tu a perdere l'oggetto.
> C'e' una differenza fondamentale fra l'essere irrilevante (anche se i vari
> pippinielli mi stanno simpatici) e l'essere minoritario. E di questo
ultimo io
> volgio discutere, non del primo.
> Forme di pesniero minoritarie non dovrebbero essere discriminate in
ragione
> delle logiche interne al sistema. Come altrimenti formare dopo cio' che
viene
> dopo ed al di la' dell'opinione pubblica ? Come si forma cio' che Alex
chiamava
> in altro contesto "l'opinione diffusa" ?
> Anche .. Il concetto di oggettivita' cui ti rifai mi sembra povero. Cero
2+2=4
> in Italia cosi' come nel resto di (questo) universo. Ma il "fatto" che
certi
> siti abbiano un certo peso dipende per lo piu' da fattori "esterni",
rapporti
> di potere esistenti nel "mondo reale" di fronte a cui google volentieri si
> inchina.
>
> Insomma. Il funzionamente del sistema non e' oggettivo. Meglio questa
> oggettivita' non e' che un construtto artificiale la cui logica va
investigata
> dal punto di vista del mondo "reale", cioe' dei rapporti sociali che essa
> oggettiva e riproduce.
>
> ciao
>
> v

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