---
strategie per la comunicazione indipendente
http://www.rekombinant.org/media-activism
---
Dopo le buone notizie riguardanti il rilascio di alcune delle persone
arrestate, stavo pensando di infliggervi qualche considerazione intorno ad
alcuni sviluppi della rete.
Gia' il bookcrossing indica che la rete sta iniziando a svolgere una
funzione di stimolo per nuove relazioni di tipo face to face.
Che il pentolone bollisse da tempo in questo modo l'aveva capito chiunque
avesse un po' di pratica nelle chat. Mi sembra di ricordare che gia' nel 98
i chatter di clarence avevano organizzato una "chat-cena" con circa
cinquecento partecipanti. Ma adesso la cosa assume una configurazione piu'
precisa. Con buona pace dei teorici degli effetti desocializzanti di internet.
Sarebbe ingenuo non cogliere aspetti positivi e paradossi di queste
novita'. Dev'essere che la crisi ha spinto i reduci delle start-up a
cimentarsi in avventure piu' pragmatiche e terrestri. (E i risultati si
vedono. Basta guardare ai bookcorsari italiani. Beato pragmatismo. Li ho
visti tirare su in poche settimane una piccola industria della
comunicazione: hanno prodotto bookcrossing zones, hanno creato una list con
piu' di cento iscritti, hanno gia' realizzato una serie di meetings, hanno
un forum e una chat praticamente sempre attivi. Che dire ? Meraviglioso.
Gia'. Solo che..)
Veniamo alla novita'. l'ideatore del sito Meetup.com racconta che
l'ispirazione gli e' venuta dopo aver lavorato per un breve periodo presso
un Mc Donald's. Un particolare che, come vedremo, la dice lunga sui futuri
possibili di questa ultima mandrakata.
Meetup.com si prefigge uno scopo preciso: l'organizzazione online di
incontri tematici "face to face" in numerose citta' del pianeta.
La sua parola d'ordine e': state troppo tempo davanti a un monitor !"
L'utente interessato a lanciare un argomento su cui intende tessere una
rete di incontri territoriali (si va dai collezionisti di francobolli agli
appassionati dei Duran Duran) puo' proporre un "TOPIC" cioe' un argomento
su cui i gestori del sito possono decidere di far partire gli automatismi
organizzativi.
L'idea, concepita tra gli hotdog dal netslave newyorkese, ha ottenuto un
successo insperato. Nell'arco di un paio di mesi meetup.com ha raccolto la
ragguardevole cifra di circa sessantamila iscritti e copre circa
cinquecento citta' su tutto il pianeta. L'ideatore di un TOPIC stabilisce
nell'apposito form anche le date dei meetings. I topic devono essere
approvati dalla redazione e solitamente viene stabilita una periodicita'
(settimanale, mensile etc.).
Non saprei se il progetto telestreet verrebbe approvato. Ma certamente una
struttura del genere gli farebbe comodo.
Per esempio gli amici bookcorsari, che usano meetup.com, si incontrano il
dieci di ogni mese in diverse citta' d'italia. Dove si incontrano ? E' da
qui che si capisce a cosa sono appese le speranze di guadagno della squadra
che sta dietro meetup.com. I partecipanti al meeting devono votare tra tre
possibili luoghi di incontro. Accanto alla possibilita' di scegliere un
topic c'e' anche la possibilita' di proporre un "venue" cioe' un luogo di
incontro. Sulle pagine del sito ci sono spazi dedicati a chi vuole
candidarsi come "venue". Di solito si tratta di ristoranti, caffe', pub etc.
Dicono sul sito di meetup:
"We've tried our best to give you great places to Meetup, but no one knows
your town better than you. So tell us where you'd like to Meetup here. And
if you own, manage, or work at a great place, let us know about it"
I tre "venue" verranno poi sottoposti al voto dei partecipanti al topic
nella fase che precede il meeting. Quello dei tre che ottiene la
maggioranza dei voti sara' il prescelto. Nel caso dei Bookcrosser di Roma,
che hanno il prossimo meeting il 10 Dicembre, la contesa e' tra la libreria
Bibli, e un paio di altri posti, tra cui un noto bar del centro. Si crea
insomma una sorta d'asta, per incontri che diventano appetibili alle catene
di ristorazione, alle discoteche, alle sale convegni.
Se uno di voi decidesse di partecipare al meeting dei bookcorsari, potrebbe
iscriversi al sito e eventualmente votare che preferisce questo o quel
posto tra i tre proposti dal sito.
Tutte le informazioni su ciacun meeting vengono fornite agli iscritti a
ciascuno dei Topic attraverso un sistema di e-mail che, pur essendo
tragicamente HTML, e' pero' chiaro ed efficiente.
I simpatici mattacchioni di meetup.com non hanno problemi nel dire che la
loro funzione - nonche' la loro fonte di reddito - consistera' nel lanciare
e promuovere quegli "spazi" dedicati ai meeting che saranno disposti a
sborsare qualche dollaro per apparire tra i luoghi candidati al prossimo
incontro su un dato topic. Oltre a questa prima fonte di reddito sperano di
trovarne un'altra attraverso un servizio "esteso" rivolto soltanto ai
paganti.
Premesso che sia il gruppo che l'idea mi piacciono (e non poco) e che non
ho davvero da biasimarli se cercano di trovare la strada per tirar su'
qualche quattrino, non posso fare a meno di esprimere qualche perplessita'.
Tanto nel caso del bookcrossing come in quello di Meetup si assiste al
tentativo (meritorio, per carita' ) di raschiare il fondo del barile.
Intendo dire che si tratta di formule che riescono a trarre qualche
profitto dall'attivita' di una moltitudine sterminata di persone.
Nel caso del Bookcrossing abbiamo visto come il sito, dopo aver selezionato
un pubblico di lettori, affidi alle percentuali sulle vendite ottenute dai
link ad Amazon e ad altre librerie online, il compito di garantire dei
minimi guadagni a chi mantiene in piedi la baracca.
Nel caso di Meetup.com le evoluzioni del sistema di vendita degli spazi tra
i "venue" sono tutte da verificare, ma in ogni caso si intuisce il rischio
di una futura gestione poco democratica delle votazioni e delle scelte dei
"venue".
Vengo ora a uno dei punti politicamente interessanti della questione.
Sia nel caso del bookcrossing che nel caso di Meetup le soluzioni sono
geniali, soprattutto per la loro capacita' di rimanere in bilico sul
precipizio. Cioe' a dire: per la loro capacita' di produrre dei profitti
sul nulla. Ma tale ambizione, pienamente giustificata dalla situazione
"terminale" delle start up, inizia a essere intrinsecamente antiproduttiva.
Se il bookcrossing avesse lanciato un sistema di scambio e prestito di
libri, privo del il rischio di mandare i libri al macero, il sistema
sarebbe stato molto piu' comprensibile e sicuramente piu' potente. E'
ragionevole ipotizzare che un simile impianto avrebbe creato una biblioteca
materiale/virtuale capace in qualche anno di annichilire la biblioteca del
Congresso. Ma dal momento che il sito doveva "vivere" allora Hornbaker,
programmatore che studia marketing, ha preferito una formula compatibile
con sistema economico in cui vive. Nessuna condanna. Solo una constatazione.
Scegliere di lavorare prevalentemente su libri in "commercio" e' stata
insomma un'operazione di puro marketing suggerita dalla necessita' di stare
al passo con il mercato. Con tutto quel che di bene e di male consegue da
una simile scelta.
In modo del tutto analogo, se Meetup.com non avesse l'onere di dover
ricavare soldi da ristoranti, sale congressi, esperti di gathering e
compagnia cantante, probabilmente il meccanismo sarebbe piu' fluido, meno
esposto a brogli, e costituirebbe un punto di riferimento importante anche
per centri sociali e iniziative no profit.
Il punto e' che una formula che fosse stata davvero "open" non avrebbe
giustificato, per dirla con i nostri manager, "il rischio d'impresa".
Di fatto, quando i locali inizieranno a pagare per potersi candidare ad
offrire spazi ai meetings, vi sara' una selezione dall'alto. Se viceversa
la scelta degli spazi rimanesse autonoma, se i votanti potessi scegliere
"liberamente" tra una pluralita' di luoghi - muretto e CSOA compresi -
allora la capacita' di generare incontri del sito ne guadagnerebbe in modo
sostanziale. Se insomma il sistema fosse davvero "Pubblico", o comunque
fosse concepito per essere pubblico, la sua efficacia, relativamente allo
scopo dichiarato, sarebbe decisamente maggiore.
Vengo pero' al dunque. A me pare che entrambi i programmi meriterebbero di
essere rielaborati in una chiave continentale, non propriamente welfare ma
direi "sviluppista". In entrambi i casi abbiamo a che fare con strutture
client/server piuttosto comuni, di relativamente facile implementazione
tramite GNU/Linux. Si tratta di progetti che valgono soprattutto per le
idee generali, per la loro capacita' di farci riflettere sui "futuri
possibili" degli spazi di rete. E non richiedono competenze extrastellari o
grandi risorse.
Abituato come sono a vedere centinaia di miliardi buttati dalla finestra
per corsi di formazione mediocri quando non completamente decerebrati o per
progetti europei fumosi quando non completamente fumati, non posso che
mangiarmi le mani.
Convengo sul fatto che, in linea teorica, sarebbe assai piu' produttivo che
simili progetti fossero realizzati in piena autonomia sia dallo stato che
dalla comunita' europea. Ma, di fatto ho avuto modo di constatare che
proprio non si riescono a tenere insieme dei gruppi di lavoro su progetti
di lungo periodo, se mancano un minimo di fondi.
Non sto facendo nessuna proposta, perche' non sono un programmatore e
perche' non ho nessuna voglia di impelagarmi in qualche progetto destinato
a marcire per qualche anno tra le scartoffie della regione o tra i
labirinti di Bruxelles. (Con tutto quel disgustoso codazzo di progettisti,
passapratiche, politicanti e burocrati vari da ungere e da slinguazzare).
Dico invece che queste due iniziative in Italia avrebbero alcuni pregi
squisitamente politici.
Non diversamente da telestreet, meetup e bookcrossing logorano ai fianchi
la TV, gli rubano il tempo, la mandano fuori corso. Meetup tira fuori la
gente dal guscio, la fa incontrare "a tema", crea socialita'.
Producono sapere sociale di qualita': il bookcrossing muove alla lettura,
meetup.com crea "gruppi" tematici operativi anche sul piano politico.
Si interfacciano produttivamente con spazi interattivi emergenti sul
territorio: centri sociali, cinema alternativi, teatri sperimentali e cosi'
via.
Chi immagina un' Europa socievole, dovrebbe intuire il grande vantaggio,
l'opportunita' che si sta dispiegando. Dobbiamo imparare a imitare l'amico
americano, ma dobbiamo farlo liberi dal peso della competizione selvaggia e
dall'urgenza di un profitto ad ogni costo che lo costringe a muoversi. Se
pure e' stata questa urgenza di profitto che ha spinto i ragazzi di New
York ad "inventarsi" meetup.com, essa sta di fatto ostacolando il libero
dispiegarsi delle loro stesse idee. All'europa toccherebbe capirlo e
approfittarne.
Il rapporto tra il beneficio sociale, economico e politico che possono
produrre queste iniziative e il costo della loro creazione e del loro
mantenimento e' davvero di 1000/1.
Il rischio di impresa, in casi come questo, toccherebbe alla politica.
E' impressionante come la sinistra sia incapace di capirlo. Ma non a caso
la sinistra, ha ragione Franco, e' lettera morta.
Un salutone
Rattus
___________________________________________
Rekombinant http://www.rekombinant.org