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Sullo sviluppo di sistemi antimissile si sono scritte più pagine che vanno dalla descrizione dei requisiti tecnici alla denuncia di evidenti rischi di peggioramento del clima internazionale, dalla corsa al riarmo alla fatidica conclusione che comunque lo scudo stellare non aumenta la sicurezza nazionale, e non diminuisce significativamente i danni derivanti da un attacco.
Ma alla base di questa scelta circa l'uso di tecnologie definite strategiche, non vi è solo lo scopo di una protezione degli americani e dei paesi amici ed alleati in tutto il mondo. La storia degli avvenimenti intercorsi durante le presidenze di Reagan e Bush compresi tra il 1985 e il 1992 e il cambiamento voluto da Clinton, ne evidenzia un diverso approccio diplomatico: in sostanza per i primi l'obiettivo era costituito dalla cooperazione, per Clinton era necessario affermare che il trattato ABM continuasse a rappresentare "la pietra miliare della stabilità strategica". La dottrina della mutua distruzione garantita (MAD) porta al confronto, non alla cooperazione. Clinton operava rafforzando la teoria della sicurezza garantita da Stati Uniti e Russia mantenendo la minaccia della mutua distruzione, ma parallelamente cercava di favorire i primi passi della Russia verso la democrazia.
Il presidente democratico ignorò la posizione di Boris Yeltsin che si era espresso favorevolmente alla impostazione di Bush, procedendo a smantellare il programma SDI sviluppato per iniziare la costruzione di una difesa globale, nonostante il mandato ricevuto dal Congresso.
Con George W.Bush si è tornati alla concezione della cooperazione già favorita nel 1992 dai brittannici e francesi che dimostrarono di condividere l'obiettivo comune di Bush padre, spinti da preoccupazioni per le loro forze di deterrenza nucleare. Attualmente oltre ai due paesi hanno accolto positivamente le prospettive di cooperazione l'India, la Russia, l'Ucraina ed altre nazioni europee. Gli Stati Uniti stanno aiutando alcuni paesi a realizzare difese della madrepatria, lo scorso anno Israele è diventata la seconda nazione dopo la Russia a disporre di un sistema difensivo contro attacchi antimissilistici. Analogamente sono in corso studi su sistemi difensivi di tipo cooperativo con Giappone, Olanda e altri paesi.
Questo concetto difensivo si articola a più livelli a seconda delle fasi delle traiettorie dei missili, coinvolgendo ad esempio unità navali equipaggiate nel mare del Giappone, adibite a neutralizzare missili nordcoreani diretti verso il Giappone o le isole Hawaii, l'Alaska e la costa occidentale degli stati Uniti. Analogamente unità dislocate nel Mediterraneo potrebbero proteggere le capitali europee, i paesi dell'ex-Unione Sovietica e l'America settentrionale, nei confronti di missili lanciati dall'Africa Settentrionale e da alcune zone del Medio Oriente.
Oltre all'acqua, lo spazio rappresenta una base per la realizzazione di piattaforme necessarie per sensori e intercettori. A seconda della fase di spinta, dalla terra, esempio dalla Turchia, potrebbero partire intercettori per colpire missili provenienti dall'Iran o Iraq.
In ogni caso gli Stati Uniti dovrebbero usare le truppe dislocate all'estero per difendere gli amici e gli alleati.

Voilà il gioco è fatto e tutti noi, con le tasse e con il lavoro, contribuiamo alla sua realizzazione.
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