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Una riflessione sul messaggio "Questa volta Rossana Rossanda ha ragione!" di
Sbancor Parvus

Che i partiti o i sindacati si costituiscano come sogetti rivoluzionari ho
molti dubbi, persino rifondazione, operando entro i vincoli costituzionali
della democrazia borghese non si riconosce come tale; o meglio, pochi in
rifondazione (pur essendo convinti della necessità di un cambiamento
radicale che possiamo chiamare "rivoluzione") si auspicano di far la
rivoluzione dall'interno della struttura partito. Io credo che sia più
opportuno considerarla come un'istituzione in divenire, valida finchè
reggono i muri portanti della suddetta democrazia borghese e destinata a
trasformarsi qualcos'altro.

Cofferati, più che essere uomo pragmatico e consapevole dei limiti della
struttura che appoggia, sposa una linea politica ben precisa, quella del
modello sociale europeo, un liberismo temperato che non credo sia
particolarmente intenzionato a difendere la democrazia e la libertà delle
classi e delle categorie meno protette (ruolo che riconosci ai partiti ed ai
sindacati).

Mi trovo d'accordo con il paragrafo:
"Se la questione sta così, qual è  l'oggetto del contendere fra Bertinotti,
Bernocchi e Cofferati? A mio avviso nessuno di rilievo. Se non beghe di
cortile, coltivazione di ortaggi,  gestione di nicchie di sopravvivenza. Ben
Poco!"

Ognuno cerca di tirare acqua al suo mulino perchè gioca sulla natura
veramente composita del movimento, Cofferati dice "il movimento chiede alla
politica di farsi carico delle proprie istanze" (parole quasi testuali del
dopo Firenze) e ovviamente da una interpretazione veramente irritante che al
massimo si può adattare ai girotondini; Bertinotti vede tutto il movimento
come un'entità antiliberista ed anticapitalista e sbaglia perchè tutti
sappiamo che ci sono molte componenti veramente moderate che hanno tuttaltre
idee in testa che mettere in discussione il capitalismo.

Da quello che ho capito anche tu (Sbancor Parvus) dai un'interpretazione
abbastanza rigida del movimento quando lo vedi come una cosa diversa dai
partiti ed i sindacati, una cosa pura, non gerarchica e non burocratica. Ma
non consideri che tantissime persone dei partiti e sindacati SONO dentro il
movimento - te lo dico da iscritto e collaboratore CGIL, da tesserato di
rifondazione e da collaboratore di varie organizzazioni all'interno dei
movimenti. Non credo valga la pena ragionare a compartimenti stagni ("noi
siamo un'altra cosa rispetto a loro") perchè si avvierebbero infinite
discussioni su patenti di movimentismo che già sento troppo in giro.
Inoltre ti consiglio di guardare meglio da vicino questi movimenti
orizzontali perchè anche loro hanno delle strutture burocratiche, quelli di
Lilliput (che è forse l'organizzazione che più si sbatte per la dimensione a
rete) non approvano un documento che non sia preso (copiaincollato) da
quelli nazionali e per paura di prendersi troppa iniziativa citano ad ogni
proposito Zanotelli come un marxista-leninista citerebbe Lenin. Se la
situazione è particolare solo dalle mie parti, mi scuso con tutti i
lillipuziani per la generalizzazione.

La conclusione "O preferiamo continuare a litigare con D'alema & partners
per i prossimi cinque anni?" mi ha fatto riflettere. La barricata di cui
parla rossanda passa in una zona indefinita proprio nel mezzo dei DS, dubito
che si possa evitare di litigare con d'alema & partners e supportare il
progetto politico cofferatiano finchè queste due componenti son nello stesso
partito. Al di la della facile retorica sulla litigiosità delle sinistre e
degli appelli all'unità contro il nemico comune credo sia più che mai
necessario in questo momento definire con precisione la collocazione di
questa barricata.


>    1. Questa volta Rossana Rossanda ha ragione! (Sbancor Parvus)

> Questa volta Rossana Rossanda ha ragione da vendere..
> Dopo  il Venerdì di Firenze, la situazione politica italiana è cambiata.
Se
> qualcuno non lo capisce può sempre occuparsi di calcio.  Ora tutto mi si
può
> dire tranne che io sia un appasionato di "situazioni politiche". Mi
sembrano
> teatrini e balletti, disfide di potere con lessici di tipo baronale,
insomma
> una gran perdita di tempo. . Questo mio attegiamento proviene da una
> completa sfiduci sulla capacità delle politiche ufficiali, sindacali,
> istituzionali di cambiare, in meglio, i modi di vita della gente. Hanno
> invece il potere di cambiargli in peggio.
>
> Ma questa volta voglio essere ben chiaro, anche a costo di sacrificare la
> brillantezza dello scrivere e qualche battuta velenosa. La situazione lo
> richiede, come si diceva un tempo.
>
> Dunque penso, ed ho sempre pensato che i partiti di "sinistra"  (tutti) e
i
> sindacati di "sinistra" (tutti) in una società capitalista non possono, e
> non devono essere rivoluzionari.  E non solo perche il cambiamento
radicale,
> la rivoluzione sociale, la fine delle epoche sono cose troppo complesse
per
> farle gestire da questi apparati burocratici.  Questo sarà anche vero, in
> molti casi, ma c'è poi un motivo di fondo che riguarda la "critica della
> politica e dell'economia politica".  Partiti e Sindacati (tutti)  sonom la
> forma di organizzazione della "merce forza lavoro" in quanto merce. Sono
un
> attore dello scambio sociale, non un impossibile sovvertitore. Quando
fanno
> bene il loro mestiere - cosa che negli ultimi anni è stata assai rara - il
> massimo a cui possono arrivare  è la difesa delle categorie che
> rappresentano, nei limiti strutturali che queste categorie hanno nella
> società. Ciò non vuol dire che il loro ruolo, specie quando lavorano bene
> non sia importantissimo Difendendo la contrattazione, difendono anche la
> democrazia e la libertà delle calssi e delle categorie meno protette.
(Cosa
> che nell'Italia di oggi non è certo poco!) Quando pretendono invece di
> governare, o peggio di progettare il futuro delle societò, quasi fossero
> architetti di qualche nuovo ordine sociale, iniziano i guai. Guai veri: o
si
> finisce nel "partito autoritario" che impone la sua linea, (ormai oggetto
> degno delle attenzione del WWF) o più facilmente si finisce su quelle
"terze
> vie" alla Blair, D'Alema  & soci.
>
> Questa lunga premessa per dire: i movimenti sono una cosa, i partiti e i
> sindacati  un'altra.
>
> I movimenti  sono orizzontali, praticano la democrazia diretta, si
inventano
> nuovi rapporti sociali e nuove forme di cooperazione. Quando sono
> particolarmente forti possono introdurre cambiamenti e innnovazioni
> permanenti nella società. Avenno negli anni '60. Non avvenne più fino a
> Seattle.
>
> I partiti e i sindacati al massimo possono "recuperare" qualche idea dei
> movimenti, sclerotizzarla, arruginirla e consegnarla al mercato dei
> "pensieri usati".
>
> Nella miglire delle ipotesi possono costituire spazi di libertà utili ai
> movimenti, aumentandone la capacità di incidere e di introdurre nuove idee
e
> nuove pratiche.
>
> Se la questione sta così, qual è  l'oggetto del contendere fra Bertinotti,
> Bernocchi e Cofferati? A mio avviso nessuno di rilievo. Se non beghe di
> cortile, coltivazione di ortaggi,  gestione di nicchie di sopravvivenza.
Ben
> Poco!
>
> Né Bertinotti, né Bernocchi possono pensare seriamente che le loro
> organizzazioni siano o possano diventare rivoluzionarie! Suvvia!
>
> E allora? Allora ha ragione Cofferati che almeno è uomo dall'argomentare
> cortese e dai lunghi silenzi (cosa che non dispiace nell'epoca della
> politica urlata e degli estremismi di centro).
>
> Cofferati è soprattutto un pragmatico, che conosce i limiti del suo agire
e
> meglio ancora conosce i limiti della struttura che lo appoggia. Ora sta
> facendo una operazione "politica" interessante.
>
> Cerca di coniugare la forza della CGIL  con vari movimenti, dai
girotondini,
> ai no global, da emergency, ai cattolici. Il suo obiettivo politico sono
le
> prossime elezioni cui vuole arrivare come leader di una sinistra realmente
> unita e alleata con Romano Prodi, candidato Leader della coalizione . Nel
> campo delle ipotesi realistiche  è una di quelle più dotate di senso.
> Ovviamente non è un uomo dei "movimenti", ne un rivoluzionario. E su
questo
> è più onesto di altri.
>
> E allora che senso ha "fargli le poulci" da parte di partiti e sindacati
"di
> sinistra"?  Nessun senso comune, a meno che non si voglia resusitare
l'idea
> "gruppettara" dei partiti e dei sindacati "rivoluzionari".
>
> Nemmeno gli anarcosindacalisti riuscirono sempre ad essere organizzazione
di
> difesa degli interessi dei lavoratori e avanguardia rivoluzionaria,
insieme.
> E stiamo parlando di Durruti, di Sorel, del primo Di Vittorio, di Armando
> Borghi. E non vorrei fare paragoni con gli attuali..
>
> E allora?
>
> Allora ha ragione la Rossanda sul "Manifesto" di oggi: "La questione di
una
> sinistra forte sul piano sociale, capace di condizionare il capitale,
> condiziona una rivitalizzazione dellopposizione a Berlusconi che non è
> soltanto, né specialmente una anomalia... Dietro lo spettacolo penoso
della
> rissa fra le sinistre, questa è la vera posta in gioco, un modo arruffato
> per non guardarla in faccia. E' una posta in buona misura epocale. E anche
> chi vede con simpatia il cinese non può limitarsi né a tifare per la sua
> impresa né a gufarla prevedendone le difficoltà: non è impresa di uno
solo.
> Chi si sente da questa parte della barricata, ha da darsi da fare, noi
> compresi."
>
> E non dimentichiamoci che almeno in parte l'attuale politica del cinese è
un
> effeto dell'agire proprio dei "movimenti". Oggi di fronte alla crisi
> economica, alla guerra imminente, alla crisi strutturale dell'ambiente e
> così via,  il fatto che alla guoida della sinistra unita ci sia uno che è
> contro la guerra senza tentennamenti, per la difesa dell'art.18, per la
> difesa degli spazi democatici, uno che con i "movimenti" ci parla, ai
> "movimenti" conviene. Per andare più avanti negli spazi aperti. O
preferiamo
> continuare a litigare con D'alema & partners per i prossimi cinque anni?
>

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