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strategie per la comunicazione indipendente
http://www.rekombinant.org/media-activism
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Vediamo di fare qualche considerazione e di formulare qualche ipotesi
veloce e un po' avventurosa su alcuni recenti fenomeni di rete. Qui solo un
tentativo di fare alcune osservazioni riguardo un questione specifica: il
rapporto tra rete e territorio.
Partirei da un esempio che mi sembra aiuti meglio di altri a capire i
termini del problema:
il sito della comunita' di degree confluence:
http://www.confluence.org/
Per farla breve queste persone hanno lanciato in rete questa idea: fornire
un servizio fotografico su ciascuno dei punti del pianeta in cui si
intersecano meridiani e paralleli. Per aderire al progetto di confluence si
devono individuare i punti non ancora mappati (sono parecchie migliaia) e
recarsi sul posto muniti di un rilevatore GPS e di una macchina
fotografica. Una volta individuato il punto si possono scattare le
fotografie e inviarle al sito corredate da un commento scritto in merito al
territorio. Una forma nuova di esplorazione geografica. Non che a fare
queste cose ci si debba sentire proprio come Stanley ma a seconda del
parallelo che si sceglie l'effetto di realta' puo' essere abbastanza
convincente.
Al di la' del successo raggiunto dall'iniziativa (e della bellezza del
catalogo di foto attualmente disponibili sul sito), il fatto interessante
e' che, per partecipare a un progetto con funzioni conoscitive, si sono
mobilitate centinaia di persone su tutto il pianeta. E lo hanno fatto in
modo, inutile dirlo, del tutto gratuito. Il sito ha agito pertanto come
centro di irradiazione di una possibilita' di esperienza, ha istituito una
forma d'uso, che stabilisce un rapporto visibile tra territorio e rete. A
differenza di esperienze come quelle basate sulla condivisione della CPU
per calcoli scientifici (per esempio SATI) qui abbiamo una partecipazione
di massa che e' tutt'altro che passiva.
Questa dimensione "esperienziale" e territoriale si puo' apprezzare
altrettanto bene nel bookcrossing, dove la mobilitazione (spontanea e
gratuita) avviene, in modo analogo, nello spazio fisico attraverso un
comportamento, una pratica. Un comportamento "visibile" attraverso la rete
che istituisce nuove connessioni materiali tra persone.
Circa il bookcrossing vorrei pero' soffermarmi sull'idea che ne costituisce
lo sfondo. Si tratta, in due parole, di quello che viene definito il
"tracciamento degli oggetti". Cosa significa tracciare un oggetto?
Beh, in termini semplici significa "eticchettarlo" con un numero
identificativo registrato su un database online. I libri del bookcrossing
sono "tracciati" con un BCID che viene rilasciato dal sistema. In questo
modo ogni singolo libro viene seguito nei suoi passaggi grazie alla
collaborazione delle persone che partecipano allo scambio di libri.
Un sistema che, almeno in linea di principio, potrebbe essere adottato nei
confronti di qualsiasi oggetto, quindi non necessariamente nei soli
confronti dell'oggetto libro.
E in effetti quello del bookcrossing non e' l'unico sito di tracciamento
degli oggetti. Gia' vi avevo parlato di http://www.whereisgeorge.com,
storico sito di tracciamento delle banconote da un dollaro.
L'unica differenza e' che, mentre nel bookcrossing il numero viene generato
dal database, nel caso di whereisgeorge si utilizza direttamente il numero
di serie della banconota.
La generazione automatica di "numeri identificativi" per tracciare oggetti
"in generale" sarebbe un tipico "servizio pubblico" online a costo zero,
che permetterebbe il lancio di una serie di iniziative di sicuro interesse.
Quando usiamo l'espressione "pubblico" siamo portati a pensare allo
"spazio". In realta' nell'organizzazione sociale in cui ci tocca vivere di
spazi pubblici ne vediamo sempre meno. Anche gli oggetti pubblici sono in
preda allo stesso processo di rarefazione: perfino i segnali stradali sono
"privatizzati".
Meno male che, in un modo o nell'altro, c'e' sempre una sfera pubblica non
statale "under construction". Cosė ad esempio questi ragazzi hanno tentato,
con scarso successo, di lanciare delle macchine fotografiche pubbliche.
http://www.phototag.org
"Phototag", per quanto non si serva del tracciamento, lancia un'idea
altrettanto legata al territorio: i suoi ideatori, una coppia di
appassionati di fotografia, hanno deciso di rilasciare in luoghi
accidentali non un libro, ma bensė un numero abbastanza cospicuo di
macchine fotografiche economiche. A ciascuna macchina viene allegata
un'etichetta, protetta da una robusta plastica trasparente, in cui si
chiede agli occasionali fotografi di scattare una sola foto e poi di
passare la fotocamera a qualcun altro. Quando il rullino č finito qualcuno
si occupera' cosė sperano i due, di rimandare la macchina fotografica ai
suoi proprietari originari mediante l'indirizzo scritto sull'etichetta.
Loro svilupperanno le foto, le metteranno su internet e poi rilasceranno di
nuovo le macchine "in the wild". Purtroppo i risultati non sono
incoraggianti: di 38 fotocamere rilasciate, ne sono tornate finora solo 3.
Ugualmente sia il viaggio compiuto dalle tre macchine, puntualmente
riportato sul sito, sia le foto, sono interessanti e meritano una visita.
Un altro sito che ha lavorato sulla stessa idea di phototag č cameo che
merita una visita soprattutto per le immagini delle fotocamere e delle
etichette ad esse allegate.
http://www.fury.com/cameo/
Riflettendoci, vista l'evoluzione delle fotocamere digitali, il progetto
potrebbe evolvere e modificarsi attraverso configurazioni nuove e
interessanti. Intanto le macchine fotografiche in questi siti non sono
state "tracciate". Cosi' gli itinerari delle macchine sono stati
ricostruiti a posteriori, attraverso il riesame del rullino fotografico
oppure attraverso le segnalazioni inviate al sito.
Per quanto possa apparire "poliziesca" l'idea di produrre oggetti pubblici
contenenti un segnalatore di posizione GPS, potrebbe risultare sotto molti
profili risolutiva. Soprattutto quando il rilevatore e' difficile da
estirpare. Sarebbe poi veramente grottesco, ma anche divertente, ricorrere
alla forza pubblica per recuperare un oggetto "pubblico" che non e' stato
rimesso in circolazione.
Ma piu' interessante, mi sembra, in generale, l'ipotesi di utilizzare il
sistema del tracciamento degli oggetti per effettuare operazioni di lancio
per artisti o inventori. Poniamo per esempio che il mio amico Alessandro,
che fa sculture, decida di sacrificarne qualcuna al molteplice spazio
domestico di innumeri ipotetici fruitori. Una volta "marchiato a fuoco" il
numero identificativo e l'indirizzo web del sito di riferimento il lungo
viaggio della scultura attravero le abitazioni dei proprietari temporanei
puo' iniziare. Ognuno puo' tenere l'opera per un mesetto, poi si occupera'
di passarla ad altri. Ognuno potra' commentarla sul sito, nello stesso modo
in cui si commentano i libri del bookcrossing.
C'e' il caso che attraverso questo sistema si riescano a mandare in
pensione un po' di questi odiosissimi e criptomafiosi personaggi che si
occupano del lancio degli artisti ?
Un salutone
Rattus
P.S.
Premesso che questa attivita' da fantasma dell'opera, contrariamente a quel
che si puo' pensare, da' le sue soddisfazioni, avrei piacere che queste
idee non venissero sistematicamente depotenziate dei loro elementi piu'
significativi. Per fare un esempio recente: si puo' andare in giro a
fanfalucare le belle nuove del blog personale, ma se non si usano
estesamente i sistemi di interfacciamento tra weblog e utenti la faccenda
non funzionera' mai. Visto che tutti hanno copiato da "livejournal" perche'
non studiarselo un attimino, prima di mettere in circolazione sistemi che
non ne eguagliano minimamente il funzionamento ?
(A maggior ragione in quanto e' software libero)
Credete che una cosa "depotenziata" delle sue reali risorse possa
ugualmente fare tendenza ? Semplicemente: sbagliate. Sottovalutate
l'intelligenza dell'utente.
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