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strategie per la comunicazione indipendente
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Appello per l'iniziativa NoWarExpò


PUBBLICA INSICUREZZA E FORZA DELLE PASSIONI
Ineluttabile è la guerra. Una guerra da combattere nel nome dell'oro nero,
come sempre.
Ma soprattutto da combattere nel nome di una nuova concezione dell'idea di
pubblica sicurezza, per affermare il nuovo assetto delle relazioni
internazionali che da questa idea discende.
Uno stato di emergenza duratura.
Uno stato di guerra che catalizza le tensioni, tende all'estremo e crea una
frattura profonda tra chi ha deciso di accettare il rinnovato principio di
autorità e chi lo rifiuta.
Patrioti e disertori, anche se la patria da difendere è l´infallibilità del
modello di sviluppo dell'occidente e non ha confini precisi tra gli stati:
è una scelta di campo a livello globale, trasversale alle relazioni geo-
politiche come alle pratiche della quotidianità.
Una retta via e infinite possibili devianze, che inevitabilmente vengono
ricondotte all'unica fazione dei nemici della democrazia..
Alla legittimazione di questa idea malsana di libertà duratura corrisponde
l´affermazione nella società di una cultura dell´intolleranza, una
filosofia di guerra per cui supini dovremmo accettare la verità dei
sospetti ufficiali, la ragionevolezza dell´attacco preventivo.
L´Università è uno spazio fondamentale di elaborazione del sapere critico,
chè anche capacita´ di distinguere e valorizzare una molteplicità di saperi
contro un potere che si rappresenta come un pensiero unico, identico a se
stesso.
E quando non c´è più separatezza tra sapere e potere forse e´ il momento
che l'Università dica forte e chiaro di non essere ne´ docile, ne´servile,
ne´obbediente.
Quando nell´autunno del 2001 i nostri dubbi sulla prima puntata della
guerra infinita ci rendevano sospettabili di collaborazionismo, affermare
l´opposizione alla guerra in Afghanistan significava anche rivendicare il
diritto a immaginare e partecipare un´alternativa politica.
Oggi che tutte le peggiori previsioni si stanno avverando c'è bisogno di
fare un salto di qualità, mettere in pratica, socializzare saperi,
consolidare reti. Ognuno di noi è impegnato nella costruzione di un piccolo
pezzetto, coltiva sul terreno vissuto quotidianamente il desiderio, si pone
il problema concreto di risolvere un disagio particolare.
Il No alla guerra non è certo il punto conclusivo di un percorso di una
mobilitazione pacifista, ma è soprattutto la grande discriminante a partire
dalla quale si determina un terreno di relazione politica gravido di
opportunità alternative.
È il primo dei distinguo e bisogna essere orgogliosi della responsabilità
che ci si assume prendendo questa posizione di rifiuto,lucidi nel cogliere
le occasioni che la moltiplicazione delle relazioni tra disertori può
offrire.
In fondo siamo tanti e quando a Firenze ci siamo contati eravamo
tantissimi.
Troppe volte ci siamo interrogati sul terreno adatto per ridare fiato
all´iniziativa politica in Università.
Ora questa situazione ci detta dei tempi: di fronte all´enormità di
un'ingiustizia come questa guerra anche il silenzio sarebbe enorme. Un
silenzio che presto diverrebbe acritica adesione e non permetterebbe più,
dopo questa guerra, all´universita´ di fingersi intelligente.
NOTINMYNAME NOTWITHMYBRAIN

Reti Universitarie contro la guerra

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