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Invio due pagine di riflessione sulla Giornata della
Donna (sono state scritte dalla mia amica scrittrice
catalana Mireia Camps e inserite on-line sul sito dei
libri www.alice.it). Un saluto a tutti.
Adriano Petta
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LA DONNA PARTORIVA NEI TEMPLI
di  Mireia Camps



Quando la specie umana ebbe inizio tre milioni di anni
fa, la prima crea-tura fu donna. E d’allora in poi,
ogni volta che scocca la scintilla d’una nuova vita –
e per quasi tre mesi dal concepimento –, secondo il
programma scritto nel DNA, è una donna che deve
nascere. Ma spesso avviene un "incidente di percorso".
E nasce un uomo (che continuerò a chiamare proprio con
l’appellativo datogli da uno degli scienziati inglesi
autori della stupefacente scoperta).
Ai primordi c’era un mondo senza armi né eserciti: un
mondo in pace in cui arti, tecnologie, l’esperienza
religiosa e la medicina erano patrimonio della donna,
incarnazione dello spirito del mondo: la Grande Madre
Terra. Millenni fa le donne partorivano nei templi.
Ma ci fu l’avvento delle società guerriere: i maschi
presero a cavalcare la storia, a fare guerre. E nel V
secolo a.C. i Greci emanarono una legge: le donne
erano inferiori agli uomini ed era loro proibito
studiare e praticare farmacologia e medicina, pena la
morte. I Romani introdussero invece l’uso di esporre i
neonati: quando nasceva una bambina, la madre doveva
“esporla” ai piedi del letto del padre… il quale
spesso decideva che il numero delle donne nella sua
famiglia stava diventando preoccupante,
destabilizzante… ed allora dava l’ordine. La madre
doveva subito immergere la bambina in una vasca piena
d’acqua ed annegarla, oppure – in mancanza del
prezioso liquido – soffocarla. Per questo il numero
delle donne nell’antica Roma fu sempre molto minore di
quello degli uomini.
Con l’avvento del cristianesimo, alla donna è stato
definitivamente impedito l’accesso alla religione,
alla scuola, all’arte, alla scienza. Quando nella
biblioteca d’Alessandria d’Egitto riuscì a studiare ed
insegnare una delle più grandi figure del genere
umano, Ipazia – filosofa, matematica, astronoma,
medico, musicologa – dietro istigazione di San Cirillo
da una turba di monaci-assassini le vennero cavati gli
occhi quand’era ancora viva, il suo corpo
scarnificato, fatto a pezzi e poi gettato a bruciare
in un inceneritore per la spazzatura. Era l’otto marzo
dell’anno 415 d.C. Vennero distrutte tutte le sue
opere filosofiche e scientifiche. Era una creatura
bella come il sole. Il suo compagno di studi nonché
padre della Chiesa Sant’Agostino definiva il corpo
della donna una immondizia.
Lungo la breve storia umana, l’uomo-"incidente di
percorso" è riuscito, poi, a scardinare e lacerare
l’equilibrio e l’armonia del pianeta: nulla ha potuto
la donna, sottomessa alla forza bruta dell’uomo.
Spesso, per sopravvivere, lei – la creatura che porta
dentro, ancora integre, briciole di natura selvaggia –
è stata costretta a prostituire il proprio corpo; se
ha tentato di opporsi al mondo delle regole dell’uomo,
è stata scacciata, lapidata, bruciata viva come
strega. Quando la fortuna le ha arriso, è stata
beffeggiata col millenario appellativo che tronca ogni
discorso razionale: puttana… mentre il suo compagno di
viaggio – solo per sete di potere e di dominio –
prostituiva la propria mente, l’anima. L’uomo ha
depredato ed ucciso non solo per sopravvivere, ma per
il piacere di dominare tutte le creature. E questo
pianeta – ove la vita pulsa da cinque miliardi di anni
– oggi è agonizzante grazie alla sua follia suicida.
Questo nefasto incidente di percorso, proprio grazie
alla sua irrefrenabile sete di potere e di dominio, è
riuscito sì a raggiungere gli abissi più profondi nel
campo della barbarie… ma anche le vette più elevate
nel campo della scienza, creando le premesse perché la
donna potesse sciogliersi dalle catene: l’uomo ha
inventato la macchina. L’ha affinata per completare la
sua opera di distruzione e di dominio su tutte le
specie viventi di questo pianeta. La donna accenna a
servirsene per liberarsi dalla forza bruta… ma,
contem-poraneamente, la macchina – la rivoluzione
industriale – sta favorendo il trionfo del sistema
suicida più perverso: quello capitalistico, preferito,
accettato e idolatrato dai feroci ipocriti popoli che
osano addirittura fregiarsi dell’appellativo di
cristiani.
Alle pochissime donne che oggi vengono concessi alti
incarichi di governo, viene richiesta la spietatezza e
la ferocia degli uomini: vengono esamina-te,
selezionate e promosse solo quelle che posseggono
queste caratteristiche. In ogni settore del mondo
capitalistico comandano uomini. Le donne che vo-gliono
accedere a posti di comando, sono costrette a
rispettare le regole dell’uomo, ad essere più spietate
e disumane dell’incidente di percorso.
L’uomo spalanca la porta degli eserciti affinché la
donna sia complice nelle guerre di aggressione e di
sterminio… ma fa di tutto affinché essa non metta
piede nel mondo della scienza. L’UNESCO, dietro la
richiesta di 190 stati membri, ha dovuto creare il
progetto internazionale IPAZIA
(www.womensciencenet.org e www.arpnet.it/unesco) che
intende favorire piani scientifici al femminile nati
dall’unione delle donne di tutte le nazionali-tà,
perché se si vuole che la Scienza sia davvero al
servizio dei reali bisogni dell’Umanità è necessaria
l’urgente realizzazione di un migliore equilibrio
nella partecipazione di entrambi i sessi alla scienza
ed al suo progresso. Attualmente nell’ambito della
scienza solo il 5% sono donne.
È così che vorrei che si celebrasse questo 8 marzo: 
la donna che  aiuta l’incidente di percorso a
scrollarsi di dosso dèmoni, dèi, cieli piccini e
mecca-nismi barbarici, la donna che monta in sella
assieme all’uomo cavalcando la storia del mondo per
tentare di riaccendere la brezza della speranza su
que-sto pianeta dove ancora oggi  si continua a
stuprarla  fra le mura domestiche, a mutilarle i
genitali, a sgozzarla, a lapidarla, ad acidificarla.
A perseguitarla per il solo fatto di essere donna.






(brano tratto dal romanzo "La sinfonia maledetta")


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