Sono andata a Sherwood festival da lontano l'altro ieri sera,non è stato facile ma ne e’ valsa la pena… Un buon incontro tra Luca Casarini ,Alessandra Ferraro , Raparelli e Bifo:una di quelle cose che di questi tempi una può solo augurarsi!
Tempo fa in risposta ad una bella intervista di Bifo sull’esperienza di Telestreet http://www.rekombinant.org/media-activism/article.php?sid=83 a cura di deHoeksteen Italia, B.Gorge http://www.quintostato.it/archives/000064.html#000064 provava ad essere un pò polemico e si chiedeva nel finale se Bifo glielo avesse detto a quelli che partono per fare TV di strada che i contenuti di ciò che trasmetteranno sono irrilevanti ai fini del progetto stesso.
Questa osservazione mi aveva colpito e spesso nei miei incontri con vari mediattivisti mi e' tornata in mente. Quando c'è uno scarto tra la teoria e la pratica del movimento succede che proposte che vogliono nei contenuti e nei programmi essere aperte e globali rimangono poi per lo più autoreferenziali favorendo la propaganda pittosto che la comunicazione. Se per noi, nell'area della disobbedienza, la comunicazione è importante ( e per il movimento disobbediente lo è sempre stato tanto da contaminare i percorsi di altri), non può limitarsi a parlare di se stessa.
Come dice Bifo, gli info-ribelli sono irriducibili all'omegeità, per cui non c'è modo di domarli ma, anche se per libera tendenza non producono per espandere la loro audience, di fatto, solo con l'esserci, comunicare, mettere in rete, moltiplicano le relazioni di comunicazione intorno a sè. Oggi noi disponiamo di una teoria alta che ci rappresenta (quella di Global Magazine per intenderci, ma non solo) ma, invece che continuare a chiedersi dove sono finiti tutti quelli che erano con noi il 15 febbraio, abbiamo bisogno, come si è detto al seminario di mercoledì sera allo Sherwood Festival, di parlare all'immaginario di tutte queste singolarità che non vogliono determinarsi come un fronte minaccioso e potente ma semplicemente seguire i loro desideri, il loro conatus. Io credo che ritrovare questa libera spontaneità è la premessa per l'esodo, per le pratiche di sovversione quotidiana che facciano deragliare il sistema, come nell'esperienza del trainstopping.
Bene, la proliferazioni delle TV di strada, ed è sufficiente dare un'occhiata alla mailing list di Telestreet /orfeoTV per rendersene conto, fa chiaramente vedere che il messaggio di Bifo e' stato colto. Non e' che vogliamo contrapporre una TV buona ad una cattiva,vogliamo la TV di strada perchè moltiplica i centri ,avvicina il medium al fruitore che così diventa produttore.
Spero che il messaggio che è stato mandato nell'incontro di Sherwood Festival venga colto e che da questo tentativo di collaborazione tra le telestreet e Global Project nasca una maggiore consapevolezzadel fatto che non può esserci una autosufficienza delle sperimentazioni senza la ricerca di più concatenazioni possibili. Aggiungerei inoltre che finchè, non abbiamo fatto passare l'idea che fare il mediattivista o attivista è un modo per renderci la vita più gradevole ,incontrarci meglio da un punto di vista desiderante e comunicativo, armonizzarci attorno ad un racconto comune che tutti possiamo costruire e a cui tutti possiamo attingere, non abbiamo ottenuto niente.
Mi auguro però che i prossimi incontri siano organizzati in modo diverso. Se proprio deve esserci il tavolo sopraelevato da dove parlano i relatori si lasci almeno il tempo per dei reali workshop dove tutti i partecipanti si trovino a loro agio ad esprimersi e scambiarsi esperienze in piccoli gruppi. Quale modo migliore della chiacchera rilassata per trovare il senso del proprio agire politico e non solo tecnico per coloro che ogni giorno dietro radio e TV devono gestire riprese e montaggi ,antenne e modulatori?
|
- [RK] Tele Street e Global Project_suggestioni per un c... francesco raparelli
- tadaima